giovedì 2 luglio 2020

POST 11 - L’INTENSO TIROCINIO FORMATIVO


Dalla Parola di fuoco alla scelta religiosa e l’impegno ecclesiale

Durante gli anni di esperienza diocesana in Azione Cattolica, la Parola di Dio dimorava tra noi frequentemente. Passi della bibbia spesso citati esaltavano la dignità dell’uomo (“l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”) e gli consegnavano un compito molto operativo, quello di custodire e coltivare il creato. I profeti dell’antico testamento gridavano contro l’ingiustizia sociale (Amos), contro un Dio fatto a propria immagine e somiglianza (Osea), contro un culto scisso dalla vita (Isaia), contro le false sicurezze (Geremia), contro i pastori – guide spirituali e politiche – che sfruttavano le pecore (Ezechiele). 
Riecheggiavano spesso nei nostri incontri le espressioni di Isaia: “Che m’importa dei vostri sacrifici senza numero? dice il Signore. Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”.
Come gli sferzanti versetti dell’Apocalisse (3,15-16): “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”.
Ma anche le suggestive parole di Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne” (a pensarci bene…un vero e proprio trapianto!).
E quelle consolanti di Geremia: “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”.
Tutto questo oscillare all’ombra della Parola era fuoco per la nostra paglia di adolescenti e il Vangelo ci appariva esplosivo e non oppio dei popoli, come aveva detto il barbuto. Venivamo spinti a vivere l’esperienza del vangelo in modo radicale.

Anche grazie a queste sollecitazioni sentivamo molto affine e facemmo nostra la linea ufficiale della Chiesa italiana e dell’AC, definita scelta religiosa e – in questo SECONDO TEMPO – ci impegnammo nei riguardi della comunità ecclesiale, dove come laici provavamo ad esercitare la missione sacerdotale, profetica e regale derivante dal battesimo. Con la particolarità segnalata dal documento conciliare Lumen Gentium al numero 33, là dove si diceva che oltre all’apostolato che spetta a tutti i fedeli senza distinzione, “i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l’apostolato della Gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l’apostolo Paolo nell’evangelizzazione, faticando molto per il Signore”.
Ci sentivamo un po’ come “Evòdia e Sìntiche” che – dice Paolo (Fil 4,3) “hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori”. O come Prisca e Aquila “miei collaboratori in Cristo Gesù” che “per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa”; Epèneto, Maria, “che ha faticato molto”, Andronìco, Giunia, Ampliato, Urbano “nostro collaboratore in Cristo”, Apelle “che ha dato buona prova in Cristo”, Trifèna e Trifòsa “che hanno lavorato per il Signore” ed altri ancora (Rm 16, 3ss).
Dietro questi nomi antichi ci piaceva vedere il volto di ciascuno di noi, componenti l’Azione Cattolica. Eravamo esaltati? Un po’ pazzi? Rincitrulliti? Forse. L’ardore era però più simile a quello degli innamorati.

Comunque sia, con questi intenti ci mettemmo al servizio della scelta religiosa della Chiesa italiana e dell’Azione Cattolica. Anch’essa fu compresa da pochi, sembrava un ritirarsi in intimità, all’inizio richiedette dei no e alcuni probabilmente la interpretarono in modo riduttivo.
Vittorio Bachelet, presidente nazionale dal 1964 al 1973, la ricordava così in un’intervista del 1979 (dove riprese le sue stesse parole del 1965): “Di fronte a questo mondo che cambia, di fronte alla crisi di valori, nel cambiamento del quadro sociale e culturale, forse con una intuizione anticipatrice, o comunque con una nuova consapevolezza l’AC si chiese su cosa puntare. Valeva la pena correre dietro a singoli problemi, importanti, ma consequenziali, o puntare invece alle radici? Nel momento in cui l’aratro della storia scavava a fondo rivoltando profondamente le zolle della realtà sociale italiana che cosa era importante? Era importante gettare seme buono, seme valido. La scelta religiosa – buona o cattiva che sia l’espressione – è questo: riscoprire la centralità dell’annuncio di Cristo, l’annuncio della fede da cui tutto il resto prende significato”Bachelet lavorò per ricondurre l’AC in un alveo più propriamente religioso, liberandola da ogni intreccio impropriamente politico. Agli appelli integralisti del passato preconciliare doveva sostituirsi lo stimolo per una rigorosa formazione delle coscienze. La svolta gli costò fatiche, incomprensioni e critiche da più parti, ma essa divenne la regola della nuova Azione Cattolica.
Alberto Monticone, presidente nazionale dal 1980 al 1986 l’ha sintetizzata nel modo seguente: “Laicità senza mondanità, impegno civile senza compromissione partitica, primato dello spirito senza oblio della dimensione umana”.
Essa portava con sé anche un modo nuovo di rapportarsi alla gerarchia ecclesiastica.
Per sua natura l’AC è obbediente al Papa e ai Vescovi ma, come disse Bachelet a papa Montini, in occasione della prima Assemblea nazionale del 1970 citando don Primo Mazzolari, l’Azione cattolica era pronta a “obbedire in piedi”. Ed anche questo nuovo atteggiamento provocò malumori tra prelati e laici clericali.
L’AC dunque operava per una chiesa libera e liberante, dedita alla centralità dell’annuncio di Gesù: una chiesa aperta e dialogante. E noi eravamo presi nel vortice.

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