venerdì 14 maggio 2021

POST 31 – DENTRO, CONTRO, OLTRE: VERSO L’ASSEMBLEA DEL NUOVO PARTITO POPOLARE

L’ultima battaglia tra vecchio e nuovo. Aquila senza piuma. Quando Berta filava. Dentro la DC di Martinazzoli. Contro le logiche piratesche della DC provinciale. Per andare oltre, verso il nuovo PPI. Il convegno della Triana

Nelle settimane successive al XVIII congresso, mi provennero dalla segreteria provinciale inviti ad essere collaborativo. Felice Matrisciano scrisse una lettera aperta al settimanale diocesano Toscana Oggi-Confronto, nella quale sosteneva con forza di non rappresentare il vecchio, come io ed altri invece ritenevamo e invitava me e gli amici che “ne condividono la tensione ideale, a collaborare solidamente verso il cambiamento e verso il nuovo partito popolare” (Confronto, 4 luglio 1993).

Risposi a Felice sempre su Confronto il 25 luglio 1993, riprendendo alcune delle considerazioni che avevo già espresso, il 4 giugno, sul primo numero dell’opuscolo Nuova Politica (registrato al Tribunale di Grosseto il 20.03.1991) che sino ad allora era stato clandestino. E anche dopo di allora ebbe poca vita, poverino.

Quelle considerazioni erano articolate in tre parti: Aquila senza piuma. Quando Berta filava. Dentro e contro dentro e oltre. Le riporto qui di seguito.

 

AQUILA SENZA PIUMA.

“Ammetto di essere stato colto da stupore quando, di recente, qualche grande elettore di Felice Matrisciano ha pubblicamente dichiarato che a Grosseto avrebbe vinto la nuova DC di Martinazzoli. Non tanto perché gli old boys di Matrisciano hanno sempre fatto di tutto, nel passato più o meno recente, per emarginare proprio Martinazzoli, quanto per il modo come si è addivenuti a questa elezione.

Questa pseudo-nuova DC è stata infatti partorita: dai colonnelli e dalle truppe di generali che hanno usato due nobili istituti di credito come se fossero cosa loro; dalla ragnatela di chi ha in testa solo il proprio destino politico personale; dalla campagna acquisti di quei ragazzi del 99 che frequentavano la politica quando negli USA c’era Truman e Giorgio VI era re d’Inghilterra.

Questa pseudo-nuova DC: ha ottenuto consensi con approfondite analisi culturali e politiche (posti e carriere); ha mostrato profondo rispetto per la dignità delle persone (lascio gli amici di corrente liberi di votare secondo coscienza, ha pontificato qualche boss dagli attributi divini, poi ha fatto scoppiare le linee telefoniche del partito, intimando e suggerendo… ); ha scrupolosamente osservato le regole (adesioni drogate, aderenti non informati delle assemblee congressuali, brogli in qualche sezione); con la parola ha sempre cercato il dialogo (dicendo di noi komeinisti, integralisti, presuntuosi, sepolcri imbiancati, personaggi squallidi…); ha lanciato ponti verso il mondo cattolico e associazionistico (espulsione dal partito dei candidati, dei sottoscrittori, dei sostenitori, dei parenti e degli amici di Etica 2000 e di Testimonianza per la citta).

Pensando a questa pseudo nuova D.C. della provincia di Grosseto mi è tornato alla mente un detto cubano: chiunque può chiamarsi aquila senza avere una sola piuma sul dorso”.

 

QUANDO BERTA FILAVA.

“Non c’è astio nelle mie parole (se amassi solo gli amici sarei un pagano) e non vi si legga neppure la scomposta reazione dell’animale ferito (ottenere il 41% di consensi su base provinciale e il 47,3% senza il dato del capoluogo, solo con la forza della parola e dell’amicizia è un dato non trascurabile). È solo un’esigenza di verità.

Quelle che ho visto all’opera contro una persona, un gruppo di amici, un’idea, un progetto sono vere e proprie strutture di peccato.

Condivisa con alcuni liberi amici, ho proposto un’analisi della situazione ed elaborato un progetto di rilancio dell’ideale democratico-cristiano in politica. Abbiamo convocato (a spese nostre) tutti gli aderenti della provincia e, con chi ha avuto la cortesia di intervenire, quel progetto abbiamo confrontato, registrando consensi e accendendo speranze.

L’altro candidato e i bulldozer che lo trasportavano non ha praticamente incontrato nessuno (salvo in due misere occasioni e a spese del partito), non ha presentato un progetto, non ha avuto la forza e il coraggio di svincolarsi dai soliti soffocanti personaggi (anzi se ne è circondato): si è, insomma, completamente immerso nelle vecchie logiche. Se Matrisciano avesse avuto il coraggio di intraprendere vie realmente nuove, di liberazione, se dopo un confronto serrato con la base su un’idea e un progetto avesse vinto 9 a 1, avrei fatto festa e, chiusa la fase congressuale, avrei offerto il mio umile apporto. Invece è accaduto tutto il contrario e i vecchi vizi sono venuti tutti in superficie, addirittura con maggior virulenza del passato.

Dico pubblicamente quello che ho visto e udito perché quello che stiamo vivendo non è più il tempo in cui Berta filava e tutti, nessuno escluso, siamo posti di fronte ad uno specchio e chiamati a risposte di verità e di coraggio: il popolo democristiano, i dirigenti del partito, i Vescovi e i cattolici della provincia. Il primo deve rispondere se è su queste ceneri che può riardere la nuova DC. I secondi debbono dirci se è con chi incarna queste logiche che si può utilmente andare all’Assemblea Costituente. I terzi se è su queste strutture di peccato che si può edificare la nuova unità politica dei cattolici.

Che il nostro rispondere sia ‘sì sì, no no’; il resto è del maligno”.

 

DENTRO, CONTRO, OLTRE.

“Come comportarsi, allora, di fronte a siffatto stato di cose, in un tempo di grande transizione come il nostro?

Mentre i notabili democristiani che (s)governano la DC provinciale la stanno facendo affondare (come nella terra melmosa affonda un carro quando è tutto carico di paglia), possiamo noi assumerci la responsabilità di appesantire il carico, magari sventolando la logora bandiera dell’unità del partito? Possiamo puntellare un simile stato di cose? Noi che tendiamo al Nuovo Partito Popolare, possiamo diventare gli addetti al pennello di questo imperatore e di questo impero?

No, non possiamo, è la coscienza che ce lo dice! No, non possiamo, è la fede cristiana che ce lo dice! No, non possiamo, è la politica della speranza che ce lo dice!

Il nostro vero grande obiettivo è la nascita del NUOVO PARTITO POPOLARE, figlio della parte migliore della DC, del mondo cattolico, dei mondi vitali della società.

Per centrare l’obiettivo dobbiamo restare nella DC ed assecondare lo sforzo di Martinazzoli, Castagnetti, Rosy Bindi ed altri. Ma nei confronti di questa piratesca DC provinciale dobbiamo esercitare una risoluta obiezione di coscienza, rifiutandoci di prender posto in qualsiasi organo e ufficio di partito (salvo il Comitato Provinciale e solo per il tempo utile all’Assemblea Costituente), smettendola di ripararci dietro il vessillo dell’unità, sipario tarlato dietro il quale si spartiscono sgabelli e presidenze. E nel contempo dobbiamo continuare quel grande servizio civile consistente nella formazione e nel collegamento fraterno e politico delle tante coscienze rette, sparse per il partito, nel mondo cattolico, nei mondi vitali.

Coscienze spesso distanti le une dalle altre, ma che a loro stessa insaputa si toccano e formano quell’invisibile comunità morale che, sola, può rappresentare la salvezza del cattolicesimo democratico. Ecco, dunque, quale è il nostro impegno: restare dentro la DC di Martinazzoli; lottando contro le logiche piratesche della D.C. provinciale; per andare oltre, verso il Nuovo Partito Popolare di ispirazione cristiana”.

Questo era il punto di approdo di quel periodo.

 

Ma la vita continuava e il nostro libero gruppo di amici continuò a lavorare.

Il 9 agosto 1993 si convenne al CASTELLO DI TRIANA PER UNA GIORNATA DI AMICIZIA E RIFLESSIONE.

Nella lettera con la quale, insieme a Paolo Giulietti, invitavo gli amici a quell’incontro dicevo testualmente: “La trascorsa vicenda congressuale in provincia, i progetti già iniziati e in nuce di lavoro politico in campo cattolico nelle tre diocesi della provincia (mi riferivo alla prossima nascita del Centro di formazione politica Ildebrando da Soana), la Costituente nazionale e la successiva gestione straordinaria che dovrà predisporre, per l’autunno, il primo congresso del nuovo partito, sono avvenimenti tali da provocare un’attenta riflessione e da richiedere, anche a noi, una prudente e coraggiosa strategia”.

La giornata fu veramente rilassante e, dopo una mattina trascorsa a visitare il castello e a frescheggiare in pineta (allora ancora si poteva fare!) e impreziosita dalla messa celebrata dal vescovo di Pitigliano, Giacomo Babini, dedicammo il pomeriggio al confronto politico. Dopo una mia breve introduzione, scaturì un dibattito molto interessante e aperto: sui miei appunti ritrovo brevi sintesi degli interventi di Sforzi, Furzi, Papalini, Mondei, Capperucci, Cicaloni, Piccolotti, Luti, Vistoli, Ceccarelli. Ma eravamo una cinquantina e intervennero anche altri amici.

 

Pochi giorni dopo quell’incontro, basandomi sulle cose dette, buttai giù di getto un elaborato di 5 paginette che inviai ad alcuni dei presenti per una prima sgrossatura. Ricevetti i contributi da Bruno Piccolotti e Mauro Schiano e dopo altri vagli (ho gli appunti di un incontro, il 12 novembre 1993, presso la sede delle Acli di via Manetti a Grosseto) divenne la base del nostro manifesto per il Nuovo Partito Popolare. Da quell’elaborato, pubblicato nel secondo e ultimo numero di Nuova Politica nel gennaio 1994 (e rintracciabile sul mio blog ‘Dialoghi’ indirizzo: https://stefanogentili.blogspot.com/2015/03/per-il-nuovo-partito-popolare-frammenti.html

fu preso spunto per presentare la nostra mozione all’Assemblea Costituente Programmatica del Nuovo Partito Popolare che si tenne a Grosseto, all’Auditorium della parrocchia dell’Addolorata a Gorarella, domenica 16 gennaio 1994.

L’indice di quest’ultimo documento era il seguente: 1 Il tempo delle scelte; 2 Cose nuove solo da gente nuova; 3 Carattere della nuova formazione; 4 Nomina sunt consequentia rerum; 5 Schieramenti e alleanze; 6 Costituente provinciale; 7 La selezione dei primi responsabili del Nuovo Partito Popolare; 8 Alcuni aspetti organizzativi.









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