sabato 23 maggio 2020

DA SAMBA PA TI AL MAESTRO

Il ’68 da noi arriva poco e tardi. Un po' ci rimbalza addosso nella prima metà degli anni ’70, quelli nei quali l’abbigliamento diventa scelta politica. I giovani di sinistra con jeans sdruciti, occhiali da poche lire, camicioni e maglioni fuori taglia, borse a tracolla in cuoio naturale e l’eskimo; i paninari, ossia i giovani di destra, vestono invece i jeans di marca, i Ray-Ban, le Timberland.
Mentre a livello nazionale l’esperienza del centro-sinistra mostra i propri limiti, nascono le regioni e la Giunta provinciale grossetana è in mano al socialista Luciano Giorgi, l’amministrazione comunale di Pitigliano è invece tornata di nuovo in al comunista Luigi Niccolucci, dopo la decennale esperienza del democristiano Giovanni Cini.
Intanto Santana, con Samba Pa Ti, ci conquista e ci spinge ad organizzare piccoli club dove destreggiarsi nei primi balli del mattone; Giuseppe Foschetti è un promettente ciclista, il Morino sceglie ancora la ginestra.
Ed io? Io inizio le scuole superiori, gioco nell’Aurora Pitigliano giovanissimi (nella prima foto immortalati in un prorompente attacco io, Renzo Formiconi e Giuseppe Moretti) e prima squadra, incontro straordinarie persone nella comunità ecclesiale e si accende la prima grande luce della mia vita. Improvvisamente, stupendamente. Le foto di questo periodo sono nel link: https://drive.google.com/drive/u/1/folders/1fuR5O8e-tQuwToLEqvoGXp9Hfk4iIzrR

Post 3 – I movimenti adolescenziali
Le prime turbolenze e l’incontro con il Maestro.
L’adolescenza vera e propria è stata piuttosto movimentata (e non perché nell’anno di passaggio – 1969 – l’uomo era addirittura salito sulla luna) perché ero molto sulla strada e sul motorino, dietro le ragazze e spesso a ballare (per lo più alla Serenella a Manciano), tanto che nel primo anno di Ragioneria (1971/72) ci lasciai le penne. Sentii molto quella bocciatura (allora si diceva così), anche se ostentavo indifferenza. La cosa mi servì e nel 1977 ottenni il diploma in Ragioneria al mitico (si fa per dire: in zona c’era solo quello) Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri F. Zuccarelli di Pitigliano con la valutazione di 50/60 e con un legame di amicizia duraturo con i compagni di classe. Ho dunque trascorso gli anni da teenager durante i travagliati ed esaltanti anni ’70, con le loro utopie, i sogni, le illusioni, gli scontri ideologici, le stupidaggini.
Ne sono uscito trasformato grazie alle esperienze fatte con la comunità ecclesiale: campi scuola, esercizi spirituali, esperienze forti, incontri con testimoni della fede e dell’amore; spesso sacerdoti: don Leopoldo, don Lido, don Giorgio, don Icilio, don Fosco, don Angelo; ma anche molti laici, giovani e adulti. Che gioia. Che emozioni forti. Che desiderio di rispondere con l’amore all’Amore.  Forte come in quel periodo la vicinanza divina non ho più avuto occasione di sentirla.
Fu la prima grande luce della mia vita: quella dell’incontro con il Maestro e redentore. Un incontro personale che – per dirla con Papa Francesco – toccò il mio cuore e dette un senso e un indirizzo nuovo alla mia vita.  Di quelle esperienze abbiamo riportato un’eco nella lettera di saluto che, insieme a Rossella, scrivemmo nel 2001, per i 50 anni di ordinazione sacerdotale di don Icilio Rossi.
Praticavo anche il calcio nell’Aurora Pitigliano ed anche se me ne sono dimenticato ancora oggi alcuni dicono che ero niente male. Ma dopo pochi anni appesi gli scarpini al mitico chiodo: dovetti scegliere tra il pallone e le altre attività.

Post 6 – Le scuole superiori
Tempo di partecipazione e lotta dura. Le assemblee studentesche e gli scioperi, tra fascisti e comunisti. La classe.
Quello delle Superiori fu un periodo assai intenso, specie negli anni dal 1975 al 1977.
Era il periodo dei cosiddetti decreti delegati, sei leggi emanate tra il luglio ’73 e il maggio ’74, che segnarono profondamente la scuola italiana istituendo gli organi collegiali, i distretti scolastici, garantendo il diritto di assemblea, la libertà d’insegnamento, le libertà sindacali per tutto il personale della scuola.
La partecipazione entrò a scuola e con essa la politica, quella buona e quella meno.
Per noi i decreti volevano dire assemblee ed in secondo luogo elezioni, conditi da una sorta di sessantottismo giunto a Pitigliano con un certo ritardo.
Da una parte c’erano quelli di sinistra, egemonizzati dall’organizzato PCI, che a tutti i livelli orientava, offriva materiale precotto e collocava giovani, docenti, bidelli (così si chiamavano allora) e genitori nelle liste per le elezioni. Nella scuola di Pitigliano durante il periodo di mia frequentazione tra le teste intellettualmente più rilevanti ricordo Umberto, un po’ più grande di me e Ettore che frequentava la mia stessa classe. Da quest’altra parte c’eravamo noi. Noi chi? L’area cattolica e tutti coloro che si richiamavano al partito politico della Democrazia Cristiana. Ed anche qualcuno un po’ più destro.
Gli scontri assembleari con i due sinistri citati, specie con Ettore, li conducevo io, poi nel ’76 c’era anche Antonio e pochi altri. Ricordo assemblee infuocate con tifi da stadio, da una parte e dall’altra. Non rammento con esattezza gli argomenti su cui ci si infervorava tanto. Ma presumo che fossero più di carattere nazionale e talvolta mondiale, piuttosto che locali. Qualche volta ci si interessava anche dei problemi e delle cose che secondo noi non andavano in istituto. Ma per lo più ci si occupava del mondo.
Inoltre iniziammo a scioperare, scioperare, scioperare; scioperammo anche per qualche fatto che riguardava il lontano Bangladesh. Tanto per dire che ogni occasione era buona.

Di presidi ricordo il professor Alfonso Guida, poi un non-vedente assistito da un giovane obiettore di coscienza, l’avvocato Giovanni Cini e il professore Alberto Conti. (la seconda foto è del 1971 e riconosco da destra a sinistra i professori don Giorgio Gubernari, Claudio Predella, Alberto Conti, Giovanni Stefani, il preside Alfonso Guida con il cappello marrone, il professor Giovanni Cini).
Il primo era proprio un personaggio dell’epoca precedente e, poveretto, dovette molto soffrire: si trovava in una scuola che non riconosceva più e che non lo riconosceva più. Nel cassetto della memoria di tanto in tanto fa capolino il primo sciopero studentesco dell’Istituto Zuccarelli (1972-1973): ho ancora in mente lo svuotarsi delle classi, gli studenti lungo le scale diretti verso l’adiacente campo sportivo (la palestra non era stata ancora costruita). E poi gli slogan anche contro il preside, del tipo, mi pare: “Guida, Guida, vaf…” che, ammetto, mi sembravano di cattivo gusto.

Noi non sempre scioperavamo, per questo alcuni ci gridavano fascisti e rispondevamo a tono con “rossa o nera è sempre dittatura”. Gli slogan fioccavano in quel tempo. Ne ricordo uno, scritto su un muro a Marina di Montalto di Castro nel 1977, l’estate del mio diploma e del tormentone canoro Ti amo di Umberto Tozzi: “cloro al clero, uranio alla Dc, piombo tetraetile all’Msi”.
Insomma, era guerra. Ideale per qualcuno, ideologica per altri. La maggior parte degli studenti comunque si accodava all’una o all’altra parte. La partecipazione alle elezioni per gli organi collegiali scolastici, di distretto e provinciali era altissima, spinta com’era dalle sezioni partitiche, dove di norma venivano compilate le liste. Noi, per quelle d’istituto, eravamo autonomi anche dalla Dc.
Certamente fu un periodo turbolento, con qualche eccesso e c’era anche chi voleva solo fare casino, ma fu un tempo positivo, di partecipazione (anche se abbastanza spinta dall’esterno), di desideri sinceri di cambiamento, specie del mondo. E gli studenti con i quali baccagliavo, sono diventati nel tempo amici.
Bella fu anche l’esperienza che feci con la classe, tanto che non abbiamo mai smesso di ritrovarci a cadenze piuttosto periodiche (la terza foto ritrae buona parte della classe nel 2017, a 40 anni dal diploma), prendendo atto degli inevitabili cambiamenti fisici ma anche sentendoci confortati dal legame che continua ancora ad unirci, anche con qualcuno che è già volato in cielo.

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