domenica 7 giugno 2020

POST 10 – LE FONDAMENTALI ESPERIENZE DEI CAMPI SCUOLA REGIONALI E DIOCESANI


Il gruppo, gli slogan, gli scrittori cristiani. Il rilancio dell’AC diocesana

Ho già avuto modo di dire che i 9 anni di presidenza diocesana dell’Azione Cattolica furono esaltanti. Lo furono per il cammino di fede, per l’incontro con belle persone, per la volontà di provare a dar ragione della speranza che era stata messa in noi dall’incontro con il Signore. Ma furono faticosissimi.
Il 1976, quando a 19 anni fui scelto e scaraventato nell’arena diocesana come presidente dell’Azione Cattolica, non era un periodo facile. Non era facile (se mai vi sono tali periodi) perché si veniva da una fase diocesana delicata per il mondo associazionistico.
Scegliere un diciannovenne come presidente dell’AC unitaria poteva essere dettato dal coraggio o dalla disperazione. Forse entrambi, ma ciò non toglie che stessero ad indicare la difficoltà di acquisire disponibilità o la necessità di produrre forti cambiamenti.
In effetti, dal 1970 al 1976, l’AC diocesana era passata da 1.372 a 587 iscritti e il gruppo dei laici più impegnati di allora, perlopiù costituito da giovani-adulti, per motivi di lavoro dovette lasciare la diocesi e, forse, la parte più adulta risentiva ancora molto di una educazione pre-conciliare, che faticava ad innestare i cambiamenti che la Chiesa italiana post-conciliare e l’Azione Cattolica della scelta religiosa reclamavano.
Non che a livello parrocchiale non vi fossero belle figure laicali. Anzi, uomini e specialmente donne di profonda spiritualità, senso della chiesa, attente al prossimo, specie quello più bisognoso, costellarono la vita di alcune parrocchie. Qualcuna ci ha lasciato, altre sono ancora con il testimone in mano a condurre la buona battaglia (Sascia, Viviana, Elisabetta, Rita, Maddalena, poi Garda…). Ma certo, il numero era troppo esiguo, soprattutto rispetto al corpo cattolico ancora molto tradizionalista, per sopportare lo sforzo che ci attendeva: convertirsi come singoli e come comunità ecclesiale alla Chiesa tratteggiata dal Concilio Vaticano II.

Dalla nostra parte, in quel periodo, avemmo l’opportunità di fare esperienze veramente forti e significative. Il tragitto fu lungo e doloroso, ma anche grazie alla spinta del Vescovo Giovanni D’Ascenzi, provvidenzialmente nominato nel 1975 e ai contatti con diversi amici del Centro Nazionale di Azione Cattolica, dopo circa 10 anni di amministrazione apostolica si imboccò la strada di una sempre maggiore fedeltà al Vangelo e di una chiesa quindi sempre più conciliare. Non tutti seguirono, anzi alcuni reagirono. Ma questa è la vita.
Il nostro percorso ebbe una sua naturale evoluzione, un po’ legata alla nostra età, un po’ alla sempre maggiore consapevolezza del compito che spettava ai laici cristiani nella chiesa e nel mondo.
Il PRIMO TEMPO lo ricordo con una spiccata attenzione alla formazione personale e all’attività dei gruppi giovanili. L’ACR con la sua struttura esperienziale ci fece comprendere un modo nuovo di stare con i ragazzi. Più fatica si fece con gli adulti, a parte qualche lodevole eccezione. Le esperienze formative del periodo furono veramente cariche di significato: giornate associative, esercizi spirituali e soprattutto campi-scuola. Come non ricordare, ad esempio, quelli giovanili promossi dall’Azione Cattolica, prima regionali (Carbonin 1972, Soraga 1973-74-75, Passo della Mendola 1976, Sappada 1978 e cito solo quelli a cui ricordo di aver partecipato), poi diocesani (una breve parentesi a Faltona nel 1977, quindi a Triana dal 1978).
Alcune foto dei campi scuola di Faltona sono su:
Fu alla scuola di quelle esperienze, specie regionali, magistralmente guidate dall’assistente don Icilio Rossi, che molti nostri giovani (spinti a partecipare da Don Giorgio Gubernari) sentirono parlare di Concilio, di Chiesa-comunione, di vocazione dei laici, di partecipazione dei laici alla vita della Chiesa, di dialogo con il mondo, di giustizia sociale, di umanesimo integrale e plenario. Gli slogan che costellarono quel periodo furono: “se non agisci come pensi, pensi come agisci”, “la santità non è uno stato di perfezione, ma una perfezione di stato”, “adorare per aderire”, “la chiesa ideale è la chiesa reale”, “mettiti il grembiule e servi”, “il gruppo per stare in piedi deve mettersi in ginocchio”, “le strutture sono i rapporti”.
Gli scrittori cristiani del 900 maggiormente citati erano Dietrich Bonhoeffer, Italo Mancini, Jean Guitton, Charles Péguy, Jacques Maritain. Come pure André Frossard con Dio esiste, io l’ho incontrato, C’è un altro mondo, Le 35 prove che il diavolo esiste, Georges Bernanos con Diario di un curato di campagna, Carlo Carretto con Il deserto nella città e L’utopia che ha il potere di salvarti, Don Lorenzo Milani con Lettera ad una professoressa, Esperienze pastorali, L’obbedienza non è più una virtù, La parola fa uguali. E poi citazioni di Congar tratte per lo più dal suo famoso Jalon pour une théologie du laicat, Daniélou, de Lubac precursori del concilio. E anche tanto Antico e Nuovo Testamento.
Tutto quello sforzo spirituale, intellettuale, esperienziale fece maturare decisioni e impegni che condussero un bel gruppo di giovani, oggi adulti, ad acquisire perlomeno una forma mentis conciliare ed a trasferirla nei gruppi parrocchiali e nei campi scuola diocesani che, dal 1978, inizieranno a decollare a pieno ritmo sotto la sapiente guida spirituale del giovane assistente diocesano AC Giovani, don Lido Lodolini e di quello AC Ragazzi, don Mario Amati.
Ed anche in queste esperienze diocesane cresceranno vocazioni alla vita laicale adulta e troveranno spazio quelle di speciale consacrazione: come non ricordare, tanto per fare un esempio piuttosto eclatante, la segretaria diocesana del movimento studenti di azione cattolica, Franca Lacchini, poi diventata monaca di clausura (cosa che avvenne, a livello regionale, anche per la pontassievina Isa Manzini).
Dal 1978 al 1993 sono transitati alla Triana diverse centinaia di ragazzi.
Quei campi rappresentarono un unicum specie per l’entusiasmo che si respirava e per quel sacro fuoco che spingeva giovani laici a maturare impegni ecclesiali e sociali sempre più rilevanti.

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