martedì 1 dicembre 2020

HO CONOSCIUTO UNA SANTA

Ho conosciuto una santa: Pasqualina Cavero Scotto. Veramente ne ho conosciuti diversi di “santi della porta accanto”, come li chiama Papa Francesco nella esortazione Gaudete et Exsultate. Ma è di lei che desidero parlare, sapendo di avere tra le mani uno scrigno prezioso.

Nel luglio di quest’anno in vacanza a Giglio Porto ho saputo che Pasqualina era morta otto mesi prima, il 9 novembre 2019. A mio parere in lei erano chiari “i segni di eroicità nell’esercizio delle virtù”, di una vita donata agli altri e offerta per il bene della Chiesa; e “la sua esistenza ha espresso un’imitazione esemplare di Cristo ed è pertanto degna dell’ammirazione dei fedeli”. Per questo può anche essere presa in considerazione l’apertura di un processo di beatificazione. Io lo dico, ma al Giglio altri lo pensano: una cara amica alla quale ho chiesto un ricordo di Pasqualina, mi ha riposto. “ogni volta che ci incontravamo emanava dolcezza e profumo di santità”. Appunto.

L'ho conosciuta nel settembre 1980 quando presi parte, da giovane presidente dell'AC diocesana, alla missione organizzata dal vescovo Giovanni D'Ascenzi all'Isola del Giglio (con don Angelo Comastri, don Lido Lodolini e Suor Bianca Bisaccioni) e mi colpì il suggestivo tono della sua voce e di altre donne durante le celebrazioni liturgiche. Il suo nome da tre anni mi era caro come presidente parrocchiale dell'AC di Giglio Porto. La ricordo al mio matrimonio, insieme a Rosa Mattera. Poi ho potuto frequentarla quasi ogni anno dal 1998 nel periodo estivo e ho sempre goduto della sua amicizia. La sua parola semplice e dal forte accento gigliese mi faceva star meglio e la sua testimonianza cristiana mi spronava ad essere migliore. Amici mi hanno detto che nel mese di luglio di ogni anno chiedeva: “Ma Stefano è venuto? L’avete visto?”. Ed io ugualmente, a cercarla; il suo balcone era il primo che scrutavo. Ci siamo voluti bene, lei un po’ come una mamma, io come un figlio che vedeva di tanto in tanto.

Per le informazioni che non conoscevo ringrazio la dottoressa Maria Agnese Sturman, la superiora delle suore del Porto suor Lina Pellegrino, la figlia di Pasqualina, Assunta.

Pasqualina nasce all’Isola del Giglio in un periodo non facile, il 25 luglio 1929; da bambina e adolescente vive in compagnia delle suore dell’Immacolata, dalle quali impara il ricamo e assorbe i principi religiosi, mentre le aiuta nelle varie necessità: non c’è l’acqua corrente nelle case e lei si fa carico con le brocche dell’approvvigionamento delle suore. Questa familiarità dura tutta la vita resistendo al cambio delle suore e dell’ordine religioso, tanto che a casa viene chiamata la “suora di scorta”.

Entra da subito nella compagnia dell’Azione Cattolica e nel tempo non si sottrae alle varie responsabilità, sino a diventarne Presidente per trent’anni.

Sposa nel 1951 Andrea Scotto e inizia la vita familiare, impreziosita dell’arrivo dei figli Angelo, Assunta e Mario.

Tanto continua ad essere preponderante in lei il legame con la madre Chiesa che appena viene consentito ai laici il Ministero straordinario della Comunione Eucaristica (Istruzione ‘Immensae Caritatis’ del 29 gennaio 1973) le viene subito conferito, immagino con un certo stupore, essendo tra l’altro una donna. La distribuisce in Chiesa e ce n’è bisogno vista l’alta partecipazione alle messe, ma soprattutto la porta ai malati nelle case.

Eh sì, la Chiesa è indubbiamente il centro di gravità permanente della sua vita. Ne ha a cuore il decoro e utilizzando le innate doti del canto esercitate sin da giovane, canta le Messe in latino e pian piano diviene la trascinatrice del servizio musicale durante tutte le funzioni liturgiche, depositaria com’è delle tradizioni canore più antiche, sulle cui strade indirizza via via i parroci che si succedono.

Prega senza mai stancarsi e il rosario è suo pane quotidiano in casa e in Chiesa, prende parte attiva alla Messa quotidiana, sino agli ultimi difficili tempi. La sua dedizione alla Madonna è nota anche fuori dell’Isola e nessuno è in grado di quantificare le volte che partecipa ai pellegrinaggi dalla Madonna di Lourdes (alla quale spesso si è raccomandata), a Pompei, Loreto e dalla Vergine nera di Czestochowa. Mi hanno raccontato che una volta a Lourdes, lasciata da sola davanti alla grotta a pregare per circa un’ora, al ritorno è stata trovata a sostenere una persona anziana e fisicamente malferma. Il servizio alle persone in difficoltà è stato la sua scelta di vita.

Era una donna di carità. Quando le chiedevo qualcosa sul suo comportamento verso il prossimo, era sempre schiva nelle risposte. Sono riuscito a comprendere che frequentissima era la sua visita ai malati ai quali oltre al cibo Eucaristico portava anche quello da lei preparato e qualche volta cadeva pure per le scale, come diceva. So che ha contribuito per anni, tramite adozioni, alla formazione di religiosi: è stato possibile ricostruire quella di un sacerdote in Sudamerica e di una suora francescana della S. Croce. Protesa all’annuncio, ha diffuso la stampa cattolica e offerto piccoli contributi ad emittenti radiofoniche cattoliche, perché fosse diffusa la buona notizia.

Le sofferenze, che fanno parte della vita di tutti, non le sono mancate, ma ho avuto testimonianza che le ha vissute cristianamente, specie quelle non dipendenti dalla sua volontà, perdonando chi gliele stava procurando. Naturalmente Pasqualina avrà avuto i limiti di tutti gli esseri umani, fatto passi falsi come noi e peccato, come talvolta accade. Ma il santo non è il perfetto, il puro, colui che non commette errore. Anzi la storia dei cristiani saliti agli onori degli altari è quasi sempre costellata da vite assai imperfette. Ma non è quello che conta. Conta la Grazia e lo spazio che via via le facciamo dentro di noi, che “cresce attraverso piccoli gesti” (papa Francesco). Poi ci pensa Lei a farci “diffondere la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità” (Lg, 12).

 

Mi ha detto la figlia Assunta che l’ultima sera ha recitato il rosario e cantato, poi l’ha tenuta per mano tutta la notte e la mattina, appena giunta la nipote, è morta serenamente. Al cuore che canta, la pace non manca, dice un antico proverbio.

Aveva chiesto che per il suo funerale le fossero suonate le campane a festa, sia a Giglio Porto che a Castello, e così è stato fatto. La morte per lei non rappresentava la fine, ma l’inizio: il ritorno al Padre, l’inizio della vita che non avrà mai fine. Papa Francesco ci ricorda che “ciascun santo è un messaggio che lo Spirito Santo trae dalla ricchezza di Gesù Cristo e dona al suo popolo”. Pasqualina è stata un dono da continuare a tenere caro.





























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