mercoledì 2 dicembre 2020

NEL FRATTEMPO… GLI ANNI ‘80

Per chi ha la pazienza di seguire il filo del mio ragionamento entro nella quarta fase dopo “Boom, la prima fanciullezza”, “Da Samba Pa Ti al Maestro” e “La nostra alternativa cristiana”.

Perché nel frattempo abbiamo superato gli anni ’80: quelli dell’uomo tigre e di Mazinga, delle Reebok e il Commodore 64, delle Tabù, le penne cancellabili, il telefono della Sip e il gettone telefonico, il vespone, le cassette musicali e gli orologi di plastica.

A livello della politica nazionale la DC perde la presidenza del consiglio dei ministri a vantaggio del repubblicano Giovanni Spadolini, e poco dopo sale in sella il socialista Bettino Craxi per 4 anni.

In provincia continua il periodo socialista con Asta, Monaci e Cerreti, mentre a Pitigliano, dopo i 10 anni di Giovanni Cini e i 7 di Luigino Niccolucci inizia l’epoca di Augusto Brozzi, in sella sin dal 7 ottobre 1977, che durerà ininterrotta per 15 anni.

Il 1980 lo ricordo soprattutto per il terremoto dell’Irpinia: 90 secondi di scossa alle 19,34 di domenica 23 novembre procurano quasi 3.000 morti, 9.000 feriti e 280.000 sfollati. Insieme a don Lido e altri tre amici partecipo come volontario a S. Angelo dei Lombardi.

Con alcuni amici ed amiche nel 1981 ci buttiamo a capofitto nella battaglia per il referendum contro la legge che legittima l’aborto, convinti che sia una lotta di civiltà e consapevoli del fatto che il vento soffia e viene sospinto nel verso contrario ai nostri desideri e alle nostre convinzioni. Si perde clamorosamente.

Nel 1982, mentre frequento l’università un po' là con gli anni, ricevo la chiamata. Non quella divina che c’era già stata, ma quella militare. È un pomeriggio di settembre e, telefonando ai miei genitori da un piccolo bar all’inizio di via de’ Servi a Firenze, mia mamma mi dice: “Stefano, è arrivata la cartolina”. “Chi me l’ha inviata?” rispondo. “L’aeronautica militare” ribatte. L’attendevo, ma sono colto di sorpresa. Un mese dopo al tar di Taranto, poi alla scuola di guerra aerea di Firenze. Fu un anno perso? Un po’ sì, un po’ no: e questo grazie ad alcune persone con le quali stringo una forte amicizia.

Nel 1986 con altri giovani promuoviamo un Convegno sulla disoccupazione giovanile e l’anno successivo col solito gruppo facciamo nascere il Comitato per la giustizia sanitaria che riesce a raccogliere a difesa dell’ospedale di Pitigliano 14.215 firme.

Nello stesso anno vengo scelto come presidente per rianimare il sottocomitato della Croce Rossa Italiana locale e organizziamo un’iniziativa per ragionare su Pitigliano: “Pitigliano viva”.

Mi viene chiesto anche di dirigere le pagine diocesane del settimanale Toscana Oggi-Confronto e nel 1987 vengo accolto nell’Ordine Nazionale dei giornalisti-pubblicisti. Quella faticosa esperienza dura 5 anni, poi la passo a don Mariano, che ancora oggi ne è eroicamente direttore.

Nella seconda metà del decennio '70 m’imbarco anche nell’esperienza universitaria e un evento traumatico mi fa comprendere quanto sia labile il confine tra la vita e la morte: il crollo di parte della Cattedrale di Pitigliano del 18 luglio 1977. Io e don Giorgio per 10 secondi non veniamo travolti dalle macerie. Dell’università ricordo la fatica, l’intensità, le esperienze con grandi professori dall’alone molto sacrale, le poche amicizie fiorentine e la tesona finale di 1.100 pagine. Mi trovo a Firenze il giorno del rapimento di Aldo Moro e quello dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II, per il quale la sera preghiamo insieme a Madre Teresa di Calcutta.





Giovanni Cini, Sindaco di Pitigliano dal 6-11-1960 al 6-6-1970



Luigi Niccolucci, Sindaco di Pitigliano dal 7-6-1970 al 7-10-1977


Augusto Brozzi, Sindaco di Pitigliano dall' 8-10-1977 al 22-04-1995



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