lunedì 4 aprile 2022

POST 76 – IL PARCO NATURALE DELLA MAREMMA: I PROGETTI E LE AZIONI PER LO SVILUPPO

Avevo accettato la rischiosa scommessa di dimostrare che dalla conservazione della natura si potesse creare anche sviluppo. E quella fu una bella prova che riguardò azioni minute, progetti importanti e l’avvio di una riflessione sul Parco del 2000. Dopo nove mesi di maternità surrogata consegnai il Parco al nuovo presidente, non senza che una squisita personalità e gli abitanti del Parco mi dessero due grandi soddisfazioni

Il primo bilancio pubblico lo feci il 29 maggio 1999 in occasione della pulizia della spiaggia organizzata da Legambiente ad Alberese, presenti le scuole, le associazioni ambientaliste, alcuni agricoltori e cacciatori. Partecipai alla pulizia insieme a mio figlio Giovanni, allora undicenne. Emerse che nei primi 88 giorni di commissariamento l’Ente Parco, per le emergenze, aveva preso una decisione ogni 4 giorni.

Ma io dovevo e volevo occuparmi anche delle AZIONI MIGLIORATIVE E DEI PROGETTI DI SVILUPPO che, lo confesso, erano la mia vera passione. Quando all’inizio della legislatura provinciale avevo combattuto per il Parco possibile dell’Arcipelago Toscano e poi in seguito avevamo istituito 13 nuove Riserve Naturali (riserve di natura, come ci piaceva chiamarle) facendo della provincia di Grosseto la prima in Toscana per estensione di aree protette, avevo accettato la rischiosa scommessa di dimostrare che dalla conservazione della natura si potesse anche creare sviluppo.

Ecco perché mi dedicai ad alcune partite che ritenevo strategiche, anche se talvolta fatte di azioni apparentemente modeste.

① La prima riguardò UNA PIÙ FUNZIONALE GESTIONE DEL PARCHEGGIO DI MARINA DI ALBERESE, tante volte richiesta anche dal sindaco di Grosseto. Facemmo lavori per incrementare le capacità del parcheggio e per il miglioramento della sua funzionalità, lavori di abbellimento complessivo tramite recinzioni e delimitazioni varie in legno; lavori per il rifacimento e l’accorpamento dei tavoli in legno nella zona limitrofa alle rivendite di prodotti alimentari. Creammo due isole ecologiche per la raccolta dei rifiuti e realizzammo la localizzazione dei servizi igienici e dello spazio per la manovra dei bus mediante la creazione di due apposite piazzole. Facemmo la manutenzione straordinaria della strada, con l’ausilio del personale e dei mezzi della Provincia, tramite la fornitura del materiale. Attivammo un nuovo sistema complessivo della vendita dei biglietti e un sistema di controllo del parcheggio e della sbarra di accesso al parcheggio, raggiungendo il triplice obiettivo di eliminare le file lungo la strada di Marina di Alberese, controllare razionalmente le presenze al parcheggio consentendo la gestione direttamente dai centri abitati di Alberese e Rispescia, impiegare per altri compiti istituzionali la vigilanza asservita, i precedenti anni nel periodo estivo, al controllo e all’azionamento manuale della sbarra. Attivammo, infine, il servizio di guardia medica per i mesi di luglio e agosto 1999.

 

② A metà giugno presentai VIVI IL PARCO, un progetto teso a valorizzare il territorio dell’Uccellina. Riguardava, in primo luogo, la questione trasporti. In collaborazione con la società Rama mettemmo in piedi un sistema di trasporto integrato (interno-esterno) dei visitatori che prevedeva la ridefinizione della Linea 17, il collegamento tra Alberese, Rispescia e Marina di Alberese. Era previsto un numero più alto di corse verso Marina di Alberese, tale da coprire l’intera giornata. Quindi l’istituzione della corsa diretta Rispescia-Marina di Alberese, senza passare per Alberese. Senz’altro originale la dotazione di un pullman colorato contenente il logo del Parco. Sempre in collaborazione con la Rama migliorarono i collegamenti con la città di Grosseto e addirittura c’era a disposizione del Parco, su richiesta, anche un veicolo per raggiungere le più interessanti mete del territorio provinciale. Naturalmente confermato era il collegamento con la località Pratini, dove partivano gli itinerari del Parco. Il progetto prevedeva anche l’estensione dei giorni di visita al lunedì e al giovedì, per una copertura di 5 giorni settimanali. Gli anni passati le visite erano previste solo il mercoledì e il fine settimana. Iniziammo a lavorare per organizzare un sito internet del Parco che non esisteva. Prendemmo i primi accordi con la Grosseto-Sviluppo per giungere, nell’arco di pochi mesi, alla definizione del marchio del Parco della Maremma. Furono predisposti due nuovi e originali itinerari: quello per la pace e quello per l’orientamento dei ragazzi, progettati dai dipendenti Anselmi e Martini, con i quali favorire una più qualificata utilizzazione degli itinerari esistenti, potenziandone l’aspetto didattico, in vista di una maggiore attività con le scuole del territorio.

 

③ Entrato nell’ente non trovai il deserto, ma tutta una serie di azioni attivate e non concluse. Ci mettemmo di tutta lena per condurle rapidamente in porto. Portammo a realizzazione: i percorsi accessibili ai disabili a Bocca d’Ombrone e lungo l’itinerario faunistico/forestale, comprensivi di parcheggio, realizzati con materiali a basso impatto ambientale compatibili con l’area protetta; l’orto botanico accessibile ai disabili con pista realizzata in materiale a basso impatto ambientale e con precise indicazioni sulle essenze impiantate; il nuovo edificio a servizio dell’eliporto provvisto di due unità immobiliari (una per il pilota e una per il motorista dell’elicottero) oltre ad un magazzino per i pezzi di ricambio; i lavori di manutenzione straordinaria del Casello Idraulico di Bocca d’Ombrone per realizzare la foresteria del Parco e un luogo di studio e osservazione della fauna; l’impianto di telecontrollo per la prevenzione degli incendi, istallato sul torrino del casello idraulico con video e consolle di controllo localizzata negli uffici del Parco. Risolvemmo anche una serie di problematiche riscontrate nel corso dei lavori per la sistemazione dei Laboratori scientifici in località Scoglietto.

 

④ Vi erano anche dei progetti interessanti che però richiedevano risorse per essere realizzati. E queste andavano trovate, altrimenti non sarebbero partiti o giunti a conclusione. Io gli detti la spinta finale perché trovassero spazio nel Patto Territoriale che stavamo ultimando. Con quelle risorse fu possibile: realizzare gli itinerari della zona sud del Parco fruendo del nuovo centro visite ubicato in località Caprarecce nel comune di Orbetello; far rapidamente decollare la realizzazione di un nuovo centro visite ad Alberese, contestualmente alla realizzazione del Museo del Parco e ai nuovi uffici per la direzione; la realizzazione del centro visite di Collecchio; realizzare il ripristino della strada di collegamento con Marina di Alberese; la realizzazione, in adiacenza della strada per Marina di Alberese, di una pista ciclabile; la realizzazione del centro servizi di Marina di Alberese.

 

⑤ La corretta amministrazione di un’area protetta prevedeva, per norma, una serie di STRUMENTI DI GESTIONE E PROGRAMMAZIONE. La legge nazionale 394 del 1991, già più volte citata nel caso del PNAT, (integrata dalla 426 del 1998) li individuava con chiarezza. Erano il Piano per il Parco, il Piano pluriennale economico e sociale, il Regolamento del Parco. Il primo era lo strumento attraverso il quale l’Ente Parco perseguiva le sue finalità istitutive: la tutela dei valori naturali e ambientali, nonché storici, culturali, antropologici e tradizionali. Il secondo era lo strumento che l’Ente aveva in mano per promuovere iniziative adatte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività residenti all’interno del Parco e nei territori adiacenti. Il terzo era lo strumento che disciplinava l’esercizio delle attività consentite entro il territorio del Parco che doveva anche valorizzare gli usi, i costumi, le espressioni culturali proprie e caratteristiche dell’identità delle comunità locali. Quante volte ne avevo sentito parlare (a vuoto) nel precedente periodo. E mi misi all’opera, consapevole di poter solo avviare il percorso, vista la brevità del commissariamento. Ritenevo anche che il valore programmatico del Piano del Parco e degli altri strumenti richiedeva la individuazione di un percorso capace di garantire il pieno coinvolgimento, sin dalle fasi preliminari del processo, dei soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione del territorio in cui il parco si situava. Era anche l’obiettivo assegnatomi dalla regione Toscana nel decreto di nomina. La partecipazione delle comunità locali nella elaborazione dei citati strumenti era, a mio parere, essenziale affinché fossero capaci di incidere sulle reali problematiche del Parco e per la loro accettazione complessiva.

Pertanto individuai un metodo e un itinerario che rendessero effettiva e non solo declamata la partecipazione di tutti gli attori in campo. Nella prima fase, dal 21 giugno al 21 luglio 1999 le comunità locali, i cittadini singoli e associati furono da me invitati a presentare all’Ente Parco istanze, petizioni, proposte scritte dirette a promuovere interventi per la migliore tutela degli interessi collettivi. Non ricordo quanti contributi arrivarono.

• Ne posseggo, peraltro, ancora uno inviato – sotto forma di LETTERA APERTA – da un Comitato di coordinamento degli agricoltori operanti nel Parco della Maremma, nel quale, dopo aver riconosciuto e apprezzato il “ristabilimento di alcuni principi di legittimità e di tolleranza tra l’istituzione da Lei diretta e noi cittadini”, continuavano dicendo che “i nodi di fondo restano e si aggravano ogni giorno di più” e “la sua gestione non si distacca minimamente dal passato”. Aggiungevano “con la sua gestione siamo passati dall’arroganza al paternalismo” e “in sostanza lei vuole, anche nei fatti, segnare il passaggio da una monarchia dispotica ad una monarchia illuminata, ma dimentica che in questo Paese da oltre 50 anni esiste la democrazia”. Mi accusavano di “continuare ad ignorare”, ad esempio “sulle catture degli ungulati”, la cooperativa che avevano fondato. Seguivano poi con una requisitoria contro l’Azienda Regionale di Alberese e aggiungevano: “Ci scusi signor Commissario, Lei sicuramente è una persona seria e onesta ma noi non riusciamo ad intravedere una speranza che qualcosa possa cambiare davvero. Non se la prenda, purtroppo anche Lei è prigioniero di un passato, di una cultura vecchia e sorpassata: il dirigismo statalista”. Chiudevano dicendo che il problema vero del Parco era “la democrazia” e annunciavano la loro “intenzione di indire tra tutti gli abitanti di questo territorio le elezioni dirette per indicare i nomi di coloro che dovranno far parte del prossimo consiglio del Parco”, che battezzavano come “un atto politico attraverso il quale vogliamo sottolineare la nostra volontà di autodeterminazione, contro le logiche spartitorie cha hanno caratterizzato fin qui i Comitati di gestione del Parco”. Una lettera che grosso modo compresi da quale mano era stata scritta, ma che mi colpì molto.

• Un’altra risposta indiretta la ebbi dal Comitato per la difesa del Parco della Maremma che per bocca di Fratini e Manetti espressero “forti dubbi sulla bozza ragionata predisposta dall’attuale Commissario Stefano Gentili” (Gli ambientalisti attaccano: ‘No alla linea seguita da Gentili’, Il Tirreno, 23.08.1999). Erano gli stessi che a metà giugno avevano protestato per “un atto gravissimo verificatosi nei giorni scorsi: l’abbattimento di un albero monumentale tra i più antichi del Parco” (Il Tirreno, 18.06.1999). Prossimo a San Rabano, rischiava veramente di recare danni al monumento e alle persone. L’architetto Giunta naturalmente si premurò di avere tutti i pareri necessari per svolgere quell’operazione, che autorizzai per evitare possibili sciagure.

• Il 28 luglio 1999 inviai alle comunità locali, ai soggetti economici, alle associazioni una BOZZA DI LAVORO RAGIONATA preparatoria al Documento Programmatico per il Parco del 2000 (di 50 pagine) per gli opportuni approfondimenti, le osservazioni, i contributi. Era corredata da una ‘Introduzione’, una prima parte dedicata a ‘Le norme’ e una seconda intitolata ‘Primi elementi di riflessione’. Quest’ultima a sua volta articolata come segue: Il Parco nella realtà provinciale, Le aree e le loro funzioni, Le strutture per i servizi di accoglienza e di fruizione, Le attività economiche e le trasformazioni del territorio, I Piani a servizio della gestione.

Da quella data rimasi (inutilmente) in attesa della comunicazione delle osservazioni e dei contributi, specie da parte delle istituzioni locali: Provincia di Grosseto e comuni di Grosseto, Orbetello, Magliano. L’itinerario da me pensato prevedeva che entro 10 giorni dal ricevimento dei ricordati contributi, il Commissario straordinario o, come più probabile e più giusto il nuovo Consiglio Direttivo del Parco, presentasse alle comunità locali, ai soggetti economici, alle associazioni il ‘Documento Programmatico per il Parco del 2000’. Documento da ritenersi approvato e condiviso se, entro 15 giorni dalla consegna ai soggetti interessati, non fossero giunte ulteriori osservazioni. La seconda fase sarebbe dovuta servire per la redazione vera e propria del Piano del Parco, ma anche del Piano economico e sociale, redatti alla luce del documento che avevo inviato ai soggetti preposti. Ero perfettamente consapevole che la cosa sarebbe rimasta a quel punto, ma redassi quel documento con il decisivo contributo dell’architetto Pietro Pettini, per dimostrare che oltre al punto di vista di Vellutini e Mattei che – si diceva – avevano chiesto allo studio Fontana Antonelli di redigere un Piano del Parco assai vincolante (con ciò scatenando le ire degli abitanti e degli agricoltori) ci poteva essere anche un altro modo sostenibile di vedere le stesse cose.

•  Infine, la terza fase. Tra i compiti che mi erano stati affidati nel decreto di nomina c’era anche l’adeguamento dello Statuto del Parco alla legge regionale 65 del 1997, istitutiva del Parco regionale delle Alpi Apuane. Io colsi quell’occasione per avanzare una complessiva proposta di modifica e aggiornamento dello stesso e, nel mese di agosto, inviai agli organismi competenti una BOZZA DI NUOVO STATUTO, corredato di 36 articoli. Attraverso quel nuovo strumento sarebbe stato anche possibile portare a termine l’annosa questione del Direttore del Parco, avendone definito con esattezza fisionomia e compiti, equiparandolo a un vero e proprio dirigente.

⑥ Ma il tempo che all’inizio sembrava non scorrere mai, a dicembre finalmente giunse a conclusione. Non senza che una squisita personalità e gli abitanti del Parco mi dessero DUE GRANDI SODDISFAZIONI.

Forse nel settembre (ma non ricordo bene la data), ricevetti una telefonata che mi annunciava la visita di una persona veramente speciale. Era il senatore Oscar Luigi Scalfaro, da maggio non più presidente della Repubblica Italiana: desiderava fare un giro del Parco della Maremma. Fu un’esperienza emozionante: sulla nostra jeep, guidata da una guardia, il Presidente, sua figlia Marianna, io ed Enrico Giunta potemmo gustare alcuni dei più suggestivi scorci del Parco.

Nell’ottobre, quando si stava attendendo l’imminente nomina del nuovo presidente del Parco della Maremma ed era partito il toto-nomi, i residenti del Parco parteciparono alla consultazione referendaria organizzata dagli agricoltori, per dare alla Regione Toscana la loro indicazione su chi sarebbe dovuto essere il nuovo presidente. Le aziende agricole interessate erano 115 e si recarono a votare 167 persone (oltre ai titolari votarono parte dei loro familiari), nonostante “le loro associazioni fossero andate nelle aziende a dire di non votare” (Gli agricoltori vogliono Gentili presidente, Il Tirreno, 26.10.1999). Lo scrutinio dei risultati non dette dubbi sul loro orientamento: io presi 150 voti, Giampiero Sammuri (il mio vice alla provincia, che si diceva fosse il predestinato) 8 voti, Angelo Guido Lombardi (un professore romano) 6 voti, (oltre ad una scheda bianca e due nulle). “Il più anziano” che si recò a votare – ricordava sempre Il Tirreno – “è stato Polesan, 95 anni, la più nota, Giuliana Ponticelli”. Secondo Carlo Sestini si trattava “di un segnale politico molto forte perché si registra una importante inversione di rotta” (Parco della Maremma: sconfessati i DS. I residenti ‘Gentili presidente’. No al ‘candidato rosso’, Il Giornale, 26.10.1999). Per me fu un’autentica sorpresa, perché non pensavo che gli agricoltori della famosa lettera avrebbero dato seguito a quanto detto e tanto meno ritenevo di avere conquistato la simpatia degli abitanti del Parco, alcuni dei quali a gennaio mi avevano quasi insultato e preso a pacche poco rassicuranti sulle spalle.

Per i decisori regionali e i loro referenti locali il referendum era poco più che carta straccia, nonostante l’appello del PPI provinciale che invitava la Regione a tenere invece conto della consultazione: “Chi ha una così alta responsabilità deve avere ben presente che non si potrà continuare ad applicare la teoria per cui soltanto gli uomini di un partito o da esso proposti possiedono titoli, esperienze e professionalità per ricoprire incarichi di rilievo non soggetti al vaglio elettorale, mentre altri candidati sono discriminati non per oggettive valutazioni di professionalità, ma per una diversa appartenenza politica” (Parco: il PPI non accetterà discriminazioni, Il Tirreno, 15.11.1999). Tra l’altro, nella legge regionale 65 del 1997, che dovevo recepire per adeguare lo statuto del Parco della Maremma, all’articolo 5, comma 1 si diceva: “Il Presidente è nominato dal Consiglio regionale sulla base di un elenco di almeno 3 nominativi designati dalla Comunità del Parco e dotati di comprovata esperienza amministrativa, risultante da documentato curriculum”. Quindi l’unico titolo che formalmente era richiesto era appunto l’esperienza amministrativa, che dopo 4 anni di presidenza della Provincia avevo indubbiamente maturato. Il comune di Magliano propose il mio nome, quello di Orbetello Angelo Guido Lombardi, il comune di Grosseto non ricordo e la Provincia di Grosseto quello di Giampiero Sammuri.

Io andavo dicendo che non avevo intenzione di continuare, ed era vero, anche perché avevo percepito alcuni segnali della malattia che più avanti mi avrebbe messo k.o. Ma il mio parere era del tutto ininfluente, avendo da tempo deciso di indicare Giampiero Sammuri. “Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare”. La modalità era la solita, ma la scelta fu azzeccata: Giampiero aveva indubbiamente tutte le caratteristiche per essere un validissimo Presidente del Parco della Maremma.

A lui consegnai il pargolo, dopo nove mesi di maternità surrogata.










Nessun commento: