sabato 4 dicembre 2021

POST 34 – IL CANDIDATO INASPETTATO

Il 22 marzo 1995, inaspettatamente, mi trovai candidato alla presidenza della Provincia di Grosseto. Come fu possibile?

Ero un ex democristiano, non iscritto al nuovo Partito Popolare Italiano di Martinazzoli, poi di Bianco. Insieme ad altri avevo da poco dato vita al Polo della democrazia e della solidarietà. Teorizzavo la democrazia dell’alternanza nella quale mi vedevo collocato, dopo la discesa in campo di Berlusconi, nel mezzo campo del centrosinistra. Come nacque la mia candidatura alla presidenza della Provincia di Grosseto, con esattezza non saprei dire. 

Il mese decisivo fu marzo 1995. All’inizio di quel mese (il 3), come detto, ero a Borgo Carige a fare quattro chiacchiere sulla situazione politica italiana. Alla fine, o meglio, il 22, il Tirreno e La Nazione comunicavano la mia candidatura. “Via Ciani, corre Gentili. Il Polo democratico presenta un cattolico per la presidenza della Provincia” (Il Tirreno); “Un nome a sorpresa: I Progressisti candidano Stefano Gentili” (La Nazione).

Il 3 a tutto pensavo fuorché essere gettato in quella competizione elettorale. Dal 22 dovetti prendere la bicicletta e iniziare a pedalare lungo un tracciato totalmente sconosciuto.

Cosa si verificò nel mezzo andrebbe chiesto ai protagonisti politici di quei giorni e di quel tavolo detto dei progressisti.

Io ricordo una telefonata dalla sede del PDS di Grosseto. L’interlocutore – che non rammento chi fosse – mi disse che avevano pensato a me come candidato alla presidenza della provincia e mi pregava di recarmi a Grosseto rapidamente per un primo confronto con il tavolo dei leader delle forze politiche che facevano parte di quell’aggregazione. Mi prese un colpo. Stentai a crederci e provai a non farmi troppe illusione. Vedrai, mi dicevo, che la bolla si sgonfierà rapidamente. Non fu così, e partì l’avventura.

Rispondere alla domanda sul perché la scelta cadde su di me (ma poteva orientarsi anche su qualcun altro con caratteristiche simili alle mie) vuol dire fare mente locale su quanto politicamente era accaduto nel triennio 1992-1995.

Precisando che, probabilmente, la domanda da fare è un’altra: perché si cercava qualcuno che non provenisse dal solito circuito social-comunista? E quella successiva: perché preferibilmente si puntava su qualche persona al di fuori dei giochi di palazzo, proveniente dalla cosiddetta società civile e in particolare dal mondo cattolico e che in qualche modo fosse riconoscibile per la questione morale? Dunque, perché?



 

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