sabato 4 dicembre 2021

POST 35 – IL MUTATO SCENARIO POLITICO PROVINCIALE

Per provare a rispondere sul perché fui scelto io per la presidenza della Provincia è necessario riportare alla luce il forte cambio di scenario politico avvenuto negli anni 1992 – 1995.

Specie dopo le elezioni politiche del 5-6 aprile 1992, i più avvertiti avevano compreso che il panorama politico stava rapidamente cambiando e, anche in provincia di Grosseto, i vecchi equilibri non sarebbero stati più sufficienti a garantire la vittoria della sinistra nelle competizioni elettorali.

L’esito elettorale di quell’anno vide a Grosseto il nuovo partito della sinistra, il PDS, subire una dura lezione attestandosi sul 27% (contro almeno il 30% pronosticato). Come ricorda Luca Verzichelli nel suo Comportamento elettorale e cultura politica a Grosseto, edito nel gennaio 1996, “unendo i voti dei due partiti nati dal congresso di Rimini (PDS e RC) non si raggiunge, nella provincia di Grosseto, neanche quel 36% che era stato il peggior risultato del PCI durante gli anni 50”. Era evidente che quel dato elettorale avrebbe sconvolto i rapporti di forza a livello delle amministrazioni locali, come plasticamente dimostrato da un articolo su La Nazione del 7 aprile 1992, dove una proiezione dei dati di quelle politiche al livello del comune di Grosseto e della provincia mostrava la caduta della maggioranza di sinistra imperniata su PDS e PSI.

Lo sfaldamento politico sotto traccia fu coperto dalla sostanziale riconferma del numero dei parlamentari eletti e, in parte, delle persone elette: vi furono le conferme di Hubert Corsi e Giuliano Amato e dello stesso Nedo Barzanti, questa volta per Rifondazione. I nuovi erano due candidati naturali come Luciano Giorgi, ex presidente della provincia e Flavio Tattarini ex sindaco di Grosseto e fu eletto al Senato un esponente della neonata AN, Giuseppe Turini. Anzi furono proprio alcune di quelle personalità (Amato per il PSI, Corsi per la DC, due o tre personalità grossetane per il PSDI) che consentirono al quadro complessivo di assomigliare ancora a quello della prima repubblica.

• Il 1993, con la novità dell’elezione diretta del Sindaco, sistema a ballottaggio e premio di maggioranza del 60% dei seggi consiliari, rese evidente nel capoluogo (che per poco incappò nella nuova modalità elettorale) il terremoto che aveva sconvolto il mondo politico grossetano. Loriano Valentini contro Fausto Giunta al primo turno prese 18.398 voti contro 15.492 e al secondo 23.836 contro 21.297, 52,81% contro 47.19%, pochi voti di differenza. Ma la novità stette nelle alleanze, che cambiarono radicalmente l’andazzo passato: da una parte Valentini era appoggiato dalla lista Alleanza per Grosseto (PDS, repubblicani che non si riconoscevano nell’ex-segretario Giunta, Popolari per la riforma e Verdi), dall’altra Giunta era sostenuto dalla lista Rinnovamento (PSI, PLI, repubblicani vicini a Giunta) e dalla DC. Rifondazione viaggiava per suo conto, vi fu pure la presenza di una lista di ispirazione cattolica, Testimonianza per la città, che non si riconosceva in nessuno dei due candidati principali e la presenza della Lega.

Da quelle consultazioni per la verità uscì un solido PDS legato, però, a strategie diverse rispetto al passato e costretto ad una convivenza obbligatoria con quelli che saranno poi chiamati cespugli. Il cambiamento lo evidenzia anche Luca Verzichelli andando ad analizzare la composizione degli eletti nel nuovo consiglio comunale: “nelle file del PDS solo il sindaco Valentini e un paio di consiglieri sono riproposti, mentre la lista di Alleanza per Grosseto (una lista di coalizione e non una coalizione di liste) presenta molti esordienti e personalità provenienti da ambienti esterni ai quattro partiti di riferimento”.

Uscì anche una peculiarità che differenzierà Grosseto dal resto della Toscana. Si evidenziava un potenziale di voti di un’area centrale, anti-comunista o comunque non progressista che esploderà nel biennio successivo.

• Giungiamo così al fatidico 27-28 marzo 1994. Le elezioni della straripante vittoria in Italia della destra. A Grosseto avvenne una cosa che fece cadere alcuni in una pericolosa illusione ottica. Tutti i collegi uninominali della provincia furono vinti dai progressisti, come nel resto della Toscana. Tanto da far dire a un giornalista locale (La Nazione, 30 marzo 1994) che “nel granducato rosso della Toscana il castello maremmano ha confermato di essere un sicuro e fedele avamposto della causa progressista”. Il dato proporzionale evidenziava invece un poderoso avanzamento della destra su tutto il territorio provinciale, specie in alcune aree del sud e in qualche comune amiatino. In alcune aree, Orbetello, Monte Argentario, Isola del Giglio, Forza Italia aveva inglobato la quasi totalità dell’elettorato di area cattolica, socialista e laica. E AN, autonomo in Toscana da Forza Italia anche nei collegi uninominali, ottenne risultati strepitosi, coprendo in questo modo l’intero fronte conservatore.

Il PDS riuscì a recuperare rispetto al 1992, ma non si trattava di un voto identitario. L’identità nostalgica era rappresentata dai consistenti risultati di Rifondazione Comunista, come quelli a doppia cifra dell’intera area mineraria. Il PDS, nel variegato elettorato di centro-sinistra che non si sentiva attratto dalle sirene berlusconiane, veniva riconosciuto dai più come l’unico attore credibile sotto il profilo organizzativo e della capacità di offerta politica. Era il partito che, non solo a Grosseto, più aveva cambiato e che aveva sacrificato per scelte strategiche parte del proprio personale ad alcune candidature di area.

Che l’opinione schierata a sinistra non era più in larga parte ideologica era evidenziato anche dalla gestione delle preferenze. La provincia di Grosseto non era solo la meno rossa della Toscana, ma anche quella dove le preferenze venivano gestite in modo più soggettivo ed incoerente rispetto alle indicazioni partitiche.  Questo era già stato evidente nelle elezioni del 1992, dopo l’introduzione della preferenza unica, che impedì l’elezione del capolista PDS Quercini (personalità di primo piano a livello nazionale), non essendo riuscito a racimolare a Grosseto e ad Arezzo quei voti che gli avrebbero consentito di sopravanzare l’altra candidata senese, Anna Serafini.

E lo fu anche nelle elezioni del 1994. Sempre Verzichelli ricorda come esempio “la rischiosa elezione del candidato progressista nel collegio 19 della camera, l’esordiente Vincenzo Viviani. Probabilmente tradito da Rifondazione, il magistrato voluto dal PDS e accettato con soddisfazione da tutti gli altri attori della maggioranza, stacca di soli 9 punti il candidato di Forza Italia”. Viviani prese il 36,6% e Giulio Borgia di Forza Italia il 27,3%. L’AN Franco Mugnai il 19,1%, e rischiò una quasi elezione. Se FI e AN fossero state coalizzate, lo stimato Viviani non ce l’avrebbe fatta.

• Nel breve volgere di 3 anni vi fu anche la clamorosa smentita di tutti coloro che, nel tempo, avevano parlato di una tradizione di voto cattolico in maremma e di una consistente area di opinione laico-socialista. Tutto spazzato via. E se la destra, allora, non riuscì a sfondare, fu dovuto al fatto che il suo trionfo si concentrò prevalentemente nelle aree a meno densità di popolazione.

Analizzando nel dettaglio i dati delle politiche del 1994 suddivisi per Comuni, si nota infatti che a Nord, Scarlino, Monterotondo Marittimo, Gavorrano, Massa Marittima, Montieri, Roccastrada e sull’Amiata, Arcidosso, Castell’Azzara, Santa Fiora, Castel del Piano erano nettamente ancora in mano al PDS e alla sinistra in genere. Con Cinigiano e Semproniano che lo erano un po’ meno. Seggiano era ancora più in bilico, come Roccalbegna.

Grosseto e i suoi satelliti si trovavano su un piano sempre più inclinato da sinistra verso destra. La somma dei voti di FI e AN superavano, spesso di gran lunga, quelli del PDS.

Grosseto: PDS 26.44, FI 23.69, AN 17.47, RC 7.14, PPI 5.72, Patto 5.59.

Castiglione della Pescaia: PDS 28.93, FI 26.3, AN 19.31, RC 6.79, PPI 4.93, Patto 3.82.

Magliano in Toscana: PDS 27.57, FI 20.61, AN 12.78, RC 10.86, PPI 7.70, PSI 6.96.

Scansano: PDS 26.40, FI 18.84, AN 16.26, PPI 9.18, Patto 6.29.

Molto in bilico erano anche Campagnatico e Civitella Paganico.

La zona Meridionale era completamente in mano alla destra. Con Capalbio sulla buona strada.

P.S. Stefano: FI 35.16, AN 18.40, PDS 12.64, PPI 8.22, Patto 7.56, RC 4.92.

Orbetello: FI 27.06, PDS 21,48, AN 20.61, RC 7.24, PPI 5.33, Patto 4.79.

Isola del Giglio: FI 30.76, AN 24.59, PPI 16.88, PDS 9.89, Patto 5.91.

Capalbio: PDS 28.57, FI 22.72. AN 16.64, RC 10.39, Patto 6.08, PPI 5.16.

L’Area del Fiora si trovava in una situazione variegata con Sorano ancora rosso, Pitigliano nelle seguenti condizioni: PDS 30.31, FI 20.05, AN 15.05, RC 8.47, PPI 7.44, Patto 4.80 e Manciano dove il PDS aveva ancora quasi il 30%, ma FI e AN insieme rappresentavano il 32% e RC oltre il 12%.

Spazzato via ogni tipo di centro, ci venne consegnato un territorio provinciale ancora un po’ frammentato, ma tendente verso la polarizzazione e sempre più incline a muoversi da sinistra verso destra, con l’eccezione (peraltro ancora numerosa) delle Colline Metallifere e di buona parte dell’Amiata. Il sud irreversibilmente consegnato alla destra, Grosseto e i suoi satelliti molto destri, il Fiora ancora sufficientemente sinistro ma voglioso di destra.

• Le elezioni europee del 12 giugno 1994 non fecero altro che confermare quella tendenza.

A livello provinciale il PDS prese 43.427 voti (30%), Rifondazione Comunista 11.368 (7,9%), PPI 9.111 (6,3), Forza Italia 42.961 (29,7%), Alleanza nazionale 19.814 (13,7%).

A Grosseto il PDS prese 13.388 voti (27,5%), Rifondazione Comunista 3.108 (6,4%), PPI 2.590 (5,3), Forza Italia 15.634 (32,1%), Alleanza nazionale 7.586 (15,6%), il resto delle forze politiche raccolsero spiccioli.

Insomma, FI e AN raggiunsero il 43,4% a livello provinciale (e il 47,7% a Grosseto) ed erano sempre più intenzionati a muoversi insieme. Il PDS era in rotta totale con Rifondazione comunista. Quindi poteva contare sul suo 30% a cui forse poteva essere aggiunto il PPI (6,3), forse il PRI (1,7), forse il PSDI (0,8), forse i Verdi (1,8), forse il Patto Segni (2,3) e forse Alleanza Democratica e PSI (2,2). Totale a livello provinciale: 45,1%. (41,34 a Grosseto). Sempre ammesso che la somma avesse fatto il totale, per dirla con Totò.

Gli anni ’60, ’70 e ’80 erano ormai un appassito ricordo politico. 




Nessun commento: