venerdì 10 dicembre 2021

POST 39 – TROPPI VOTI A RIFONDAZIONE

I voti a Rifondazione comunista erano tanti e facevano gola, ma decidemmo di non apparentarci con nessuno per il secondo turno.

Nelle ultime elezioni politiche generali prima di quelle dell’aprile 1995, cioè quelle del 27 marzo 1994, Rifondazione comunista aveva ottenuto a livello provinciale 14.042 voti, pari all’8,57%.

Nelle elezioni regionali contestuali alle provinciali del 23 aprile 1995, Rifondazione con il candidato Luciano Ghelli aveva raggiunto 15.926 voti pari al 10,68%. Nelle provinciali Rifondazione con il candidato Roberto Barocci raggiunse 26.071 voti, pari al 18,02%.

Per la verità, il trend era questo in tutta la Toscana: a Livorno, contro il comunista Claudio Frontera, Rifondazione comunista prese il 13%, a Pistoia contro il comunista Aldo Morelli raccolse il 14,2%, a Prato contro Daniele Mannocci il 12,5%, a Siena contro il comunista Alessandro Starnini l’11,3%.

Fatto sta, comunque, che nella provincia di Grosseto ottennero un indubbio successo. Più che altrove in Toscana. Perché?

Dipese dalle relazioni sempre più pessime che avevano con il PDS provinciale e un po’ anche a livello comunale (fratelli coltelli)? Dipese dallo spessore del candidato Roberto Barocci, persona indubbiamente nota e preparata? Dipese dalla mia candidatura assolutamente indigesta per quei palati? Credo che i tre motivi marciarono insieme. E forse ce ne saranno stati anche altri. Certo, la mia biografia di ex democristiano e per di più di insegnante di religione cattolica, non favorì il loro consenso. Anzi, permise loro, insieme a qualche elettore PDS molto sinistro, di non avere il benché minimo scrupolo di coscienza e dare un voto ideologico forte e chiaro all’unica vera sinistra (alcuni di loro dicevano: “Ci manca che ora vada a votare un mezzo prete”). Io quel voto non l’avevo cercato e il mio intento era quello di intercettare voti centristi. Chissà se nel flusso dei voti reali qualche elettore, che avrebbe potuto votare Giovanni Tamburro, votò Gentili. Io penso di sì. Forse mi illudo di sì. Chissà.

Al di là della questione con rifondazione, le motivazioni del voto furono, come sempre, complesse. Tra l’altro non tutti si impegnarono, specie a livello locale. Vi furono anche molte contese comunali e l’attenzione delle forze politiche locali fu più rivolta a quel livello. Quando, addirittura, non ci fu chi si mosse proprio in direzione opposta a noi, pur dichiarandosi dalla nostra parte. Conservo ancora una missiva inviata a me, e per conoscenza ad altri, da parte del comitato elettorale di un comune non lontano da Grosseto. Si diceva tra l’altro, “È facilmente dimostrabile che il candidato sindaco X (non cito il nome) ha fatto campagna elettorale esclusivamente per il Comune, non distribuendo nemmeno un fac-simile per la Provincia. Per quanto riguarda i suoi candidati molti di essi non solo non ti hanno sostenuto, ma hanno sicuramente votato per il tuo diretto concorrente Tamburro, ed alcuni si sono prodigati anche nelle Regionali, per Bellettini”. Addirittura si sosteneva che, “come possono testimoniare autorevoli rappresentanti di Alleanza Nazionale, X ha condotto trattative riservate, a livello provinciale, con Alleanza Nazionale e Forza Italia, per fare una lista insieme al Comune, mentre i suoi collaboratori tentavano analoga trattativa con la destra locale”.

Questo per dire che le variabili in gioco erano molte e agirono tutte.

Comunque, al di là di tutto, il 24 aprile 1995 l’unica cosa che avevo in mente era di organizzare a dovere il secondo turno e la battaglia si presentava assai ardua.

Se Giovanni Tamburro fosse riuscito, nei quindici giorni che separavano il primo dal secondo turno, ad intercettare i voti presi da Del Debbio, oltre 66.000, sarebbe stato un bel problema.

Io avrei dovuto riconquistare i circa 64.000 voti di Chiti e prendere quelli di Rifondazione o parte di essi. Impresa non proprio agevole.

La cosa più semplice, per dormire sonni meno agitati, sarebbe stata quella di allearsi con Rifondazione. Sprezzanti del pericolo, si potrebbe dire, decidemmo di andare da soli al secondo turno, senza apparentamenti, fedeli a quanto avevamo dichiarato prima del primo turno. Dico decidemmo, perché la scelta fu mia, ma anche del segretario PDS Ferretti e, mi sembra ricordare, di tutti gli altri. Non con Rifondazione, ma neppure con i Laburisti di Ciani, con Schiaretti o Galli.

Io avevo in mente l’impostazione che poi sarà dell’Ulivo nel 1996 ed a quella cercavo di attenermi; poi anche per il mio mondo di provenienza non avrei mai potuto accettare un apparentamento con Rifondazione. Non per i temi sociali che portavano avanti, che – a parte la visione iperstatalista – in buona parte condividevo, ma per l’armamentario ideologico che li equipaggiava. Poi, anche perché era proprio quella la critica serrata che mi veniva rivolta dalla destra, che voleva portare dalla propria parte tutto l’elettorato cosiddetto moderato. Ed era anche ciò che mi veniva rimproverato da molti cattolici. Non pochi problemi ebbi con questi ultimi, ma ne parlerò più avanti.

A rileggere la pagina de Il Tirreno del 27 aprile 1995, io non ipotizzavo apparentamenti, ma puntavo ad aprire “un confronto con i cittadini sul nostro programma per offrire risposte reali alla gente” e dichiaravo di chiedere i voti a tutti, senza preclusioni.

Giovanni Tamburro diceva “di partire dalla base reale del proprio elettorato che è(ra) del 47%” e di guardare per gli apparentamenti alla Lista Pannella, al Mat e, in ultima analisi, anche a Ciani qualora avesse condiviso la sua proposta.

Lamberto Ciani diceva che il suo “cuore batte(va) a sinistra” e che era aperto ad un confronto con noi “sui programmi e a patto che si ragioni (ragionasse) in altri termini” (quali?). Ma era anche disponibile a discutere con il centro destra.

Raniero Amarugi per Rifondazione si diceva pronto a trovare un accordo con noi a patto che “che cada (cadesse) la discriminante sciocca” nei loro confronti, vi fossero intese sulle questioni di fondo e gli venisse dato un assessore.

Schiaretti affermava che vi erano convergenze possibili in più direzioni.

“D’altra parte –diceva – ho letto che Gentili fa un’apertura a 360%”.

Ognuno diceva la sua, ma noi andammo avanti da soli.











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