sabato 11 dicembre 2021

POST 42 – L’ORA DI UN POPOLARE

Le pacche sulle spalle, il breve ritorno a scuola, i primi pensieri, il giuramento. Dopo 50 anni di presidenti comunisti e socialisti, il primo presidente eletto direttamente dal popolo fu un popolare. “Vola”

Le ore successive allo spoglio, dopo che Telemaremma aveva reso noto il risultato elettorale, fui subissato da telefonate di congratulazioni e attestati di stima. Che si prolungarono per tutto il giorno successivo. Ci fu uno scambio di auguri reciproci con Emilio Bonifazi, anche lui al ballottaggio per il comune di Follonica, che vinse alla grande.

Ricevetti poi molti telegrammi, che lessi in seguito. Ne cito alcuni. “Apprendo da stampa nazionale tue ultime notizie. Mi complimento e auguro buon lavoro”. “Puri come colombe, astuti come volpi. Fervidissime congratulazioni e buona fortuna”. “Congratulazioni per tua importante affermazione”. “Evviva, siamo molto, molto felici”. “In bocca al lupo per il lavoro che ti aspetta che non sarà sicuramente semplice. Ti faccio i migliori auguri di riuscire, in questo incarico, a restare prevalentemente una persona e ad essere un buon Presidente e non un rappresentante di partito”.

Anche diverse lettere o bigliettini: “Caro Stefano, desidero innanzi tutto congratularmi per il successo che hai ottenuto ed augurarti un lavoro proficuo nell’interesse della Provincia che ne ha veramente bisogno. Debbo poi rettificare una mia precedente impostazione: nel caso specifico sono convinto che un po’ di sano integralismo non guasti”.

Ammetto che tra le missive che mi giunsero, una mi colpì in modo particolare, per stringatezza ed efficacia: “Vola”.

Ma torniamo alla prosa.  L’aspettativa non retribuita presa a scuola per il periodo elettorale era terminata e l’8 mattina, alle 7, mi alzai per andare al lavoro all’ITCG Zuccarelli di Pitigliano. Avevo 3 ore di lezione. Mi accolsero quasi tutti con entusiasmo, specie gli studenti più grandi e anche coloro che non mi avevano votato. Al giornalista Riccardo Lottini che volle un’intervista, dichiarai il mio desiderio di terminare l’anno scolastico. Poverino…non mi rendevo ancora conto di quello che mi avrebbe aspettato e travolto.

Intanto i giornalisti iniziarono sin da subito a martellare sui tempi e i nomi dei quattro assessori che avrei dovuto nominare. Avevo detto che avrei fatto tutto nei termini di una settimana, ma ce ne misi due.

E mi fu rinfacciato.

I papabili secondo la stampa sarebbero stati Teglielli, Norcini, Chielli per il PDS, Rosi per il PRI, Valente per il Patto Segni. Tutte persone con una loro storia. Ma – scrivevano – “si parla anche di una donna e di un esperto in materie economiche”, mettendo in campo Gennai e Tricoli.

Io stavo naturalmente pensando all’assetto di giunta, ma di quello che scrivevano sulla stampa non mi interessava proprio nulla. Talvolta alcuni giornalisti erano (e sono) usati come strumenti di pressione da parte di alcuni loro amici. Figurarsi se mi facevo influenzare.

Nel frattempo le prime cose incombevano. La conoscenza dei dirigenti e della struttura, l’individuazione dei primi collaboratori, tutta una serie di adempimenti burocratici tra i quali anche un’attività che mi impressionò: la firma del presidente della Provincia degli stipendi di tutti i dipendenti dell’amministrazione, dopo che erano stati firmati dalla ragioniera generale, dal segretario, dall’assessore (che in quella fase non c’era). Una cosa pazzesca che di lì a poco sarà eliminata. Anche perché si affermerà sempre più la netta separazione tra i compiti degli organi di governo e quelli dei dirigenti. Mentre ai primi spettavano poteri di indirizzo e di controllo ai secondi spettava non solo la direzione degli uffici e dei servizi, ma anche la gestione e, in quell’ambito, anche l’adozione degli atti che impegnavano l’amministrazione verso l’esterno.

Una nuova logica che qualche politico non vide di buon occhio, ma che a me piacque assai e mi liberò da incombenze che mi avrebbero fatto perdere tempo e avrebbe finalmente reso chiaro ai cittadini (quelli che volevano o sapevano vedere) le attività frutto dell’azione politico-amministrativa e quelle proprie dell’attività tecnico-amministrativa. La voglio ricordare perché, per un verso, dava a ciascuno il giusto carico di responsabilità, anche penali, e impediva che si continuasse con l’andazzo del clientelismo. Mi raccontavano di un assessore che nel passato, quando ad esempio un agricoltore riceveva un finanziamento, un rimborso o qualcosa di simile (atti dovuti e legati al diritto che aveva maturato o al danno che aveva subìto), si presentava da questi con l’assegno in mano, magari in compagnia di alcuni dipendenti provinciali. Ripeto me lo raccontavano, io non ho prove. Forse era una diceria.

Nel frattempo giunse il giorno del giuramento in prefettura. Come scrisse Il Tirreno del 17 maggio (giorno dopo il giuramento): “Vestito rigorosamente in grigio antracite, passo sicuro, Stefano Gentili, si è avvicinato al tavolo del prefetto. Il neopresidente della provincia è stato il primo amministratore che ha prestato giuramento davanti alla dottoressa Anna Maria D’Ascenzo”. Il passo sarà stato anche sicuro, ma l’emozione era tanta e i problemi già si affastellavano nella mia mente. Come ricorda lo stesso quotidiano, quel pomeriggio sarei andato dal presidente dell’Anas D’Angiolino “per discutere su alcune questioni che riguardano la viabilità provinciale”. Con me giurarono i 13 sindaci che erano stati eletti il 23 aprile per la prima volta, alla presenza anche degli altri sindaci eletti, che avevano già giurato cinque anni prima e erano stati riconfermati nelle ultime elezioni amministrative.

Dopo il giuramento ero ufficialmente l’11° Presidente della Provincia di Grosseto dal dopoguerra. Il primo eletto direttamente dal popolo.

Pima di me c’erano stati Giovanni Magrassi (1944-1947), Raffaello Bellucci (1947-1951), Emilio Suardi – PCI – (1951-1952), Mario Ferri – PSI – (1952-1967), Geo Antonio Palandri – PCI – (1967-1970), Luciano Giorgi – PSI – (1970-1980), Claudio Asta – PSI – (19801983), Fosco Monaci – PSI – (1983-1985), Alberto Cerreti – PSI – (1985-1990), Lamberto Ciani – PSI – (1990-1995).

Per la verità più che Presidenti della Provincia andrebbero chiamati, i primi due, Presidenti della Prima e della Seconda Deputazione provinciale, e gli altri Presidenti della Giunta e del Consiglio provinciale.

Ma non sottilizziamo troppo.

Dopo 50 anni di Presidenti comunisti o socialisti era spuntato, eletto dal popolo, un popolare. Sembravamo su Scherzi a parte.







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