Questa mattina la preghiera dell’ora media concludeva il Salmo 24 con la frase
“O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce”.
Si, che il popolo d’Israele sia liberato da tutte le sue angosce, presenti e future e possa vivere in pace e sicurezza.
E che il popolo palestinese possa vivere in pace e prosperità, liberato dalla violenza e dalla guerra.
Basta con la carneficina e uomini nuovi possano guidare i due popoli alla pace.
Stefano Gentili
giovedì 15 gennaio 2009
venerdì 9 gennaio 2009
ABOLIRE LE PROVINCE? SI, QUELLE CHE NON FUNZIONANO
Cosa penso della proposta di abolire le province mi chiede Alessandro Bartoli nel precedente post.
Penso che sia sbagliata.
Non perché sono previste dalla carta costituzionale o per particolari nostalgie. Anzi, per dirla tutta, ritengo che nessuna forma istituzionale sia di per sé indispensabile e insostituibile.
Non sto parlando della ‘forma democratica’, ma delle modalità istituzionali attraverso la quale essa può esprimersi. Anche le province rientrano in questo ragionamento.
Ripeto, anche se oggi non va di moda, sono contrario alla loro abolizione. Se poi saranno abolite, pace.
Ammetto che prima di essere stato eletto Presidente della provincia di Grosseto nel 1995, l’Amministrazione provinciale non aveva a che fare con la mia vita, non l’avevo mai incrociata. Anche dopo il 1999, terminata l’esperienza, ho poco avuto a che fare con essa, salvo dal 2001 al 2003 in qualità di vice-sindaco di Pitigliano. Forti sono rimaste le relazioni con le tante persone serie e preparate che ho incontrato in quegli anni e forti si sono mantenuti i ricordi delle cose dette e fatte. Ma come reali incroci con la mia vita di cittadino, praticamente nulla più.
Comprendo quindi il favore popolare che accompagna la proposta di abolizione delle stesse.
Comprendo anche che se l’Ente provinciale non funziona se ne possa fare volentieri a meno.
Ma se funziona può rappresentare un motore di sviluppo e un fattore di convivenza a un livello territoriale più adeguato dei comuni e della regione.
A tal riguardo mi viene in mente l’introduzione che feci sul periodico dell’ente poco prima di lasciare (Impegni, risultati, sogni realizzati ProvinciadiGrosseto Informa n. 5, maggio 1999). Riguardava cose specifiche, ma faceva trasparire una Provincia forse non inutile. Lo riporto pescandolo dalla raccolta dei miei interventi consultabile sul mio sito www.stefanogentili.it dove è possibile reperire nel dettaglio, alla voce ‘Provincia amica’ e alla voce “Biografia”, le cose dette e quelle fatte.
“Singolare coincidenza quella che la nostra Amministrazione ha vissuto tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.
Il 30 marzo - insieme ai soggetti interessati - abbiamo sottoscritto il Patto Territoriale per lo sviluppo della maremma grossetana.
Il 31 marzo il Consiglio provinciale ha approvato il Bilancio per il 1999.
Sul Patto Territoriale e la sua straordinaria rilevanza per lo sviluppo e l'occupazione della nostra provincia mi sono più volte intrattenuto. Non è il caso quindi di tornarci sopra, se non per dire che è la realizzazione di un sogno. Lo vagheggiavo nel giugno '98 con un editoriale dal titolo ‘I have a dream’: ‘Ho un sogno, prima della conclusione della presente legislatura provinciale. Che entro la bisaccia delle tante cose fatte vi sia qualcosa di concreto e rilevante sul fronte dell'occupazione’.
Sul Bilancio 1999 vorrei segnalare il verbo utilizzato insistentemente: promuovere.
Dopo gli anni degli scrolloni, per rianimare un Ente assopito, disattento e lontano dai reali processi di sviluppo, la Provincia è oggi al centro di tutti i più importanti processi locali siano essi di natura ambientale, territoriale, economica, infrastrutturale, culturale, sociale.
È ora il tempo di muovere l'Ente, seguendo la strada faticosamente tracciata, verso ulteriori traguardi per offrire sempre maggiore concretezza all'idea di ‘Provincia Amica’. A quell'idea che sinteticamente tracciai nella prima Relazione Programmatica (Consiglio provinciale del 25/5/1995): ‘La nostra alleanza si è presentata con un personale rinnovato che ha stipulato un patto sull'idea della Provincia Amica: Ente pensante in grado di governare il territorio nel quadro di regole certe e condivise; motore leggero capace di offrire un decisivo contributo alla questione dello sviluppo e dell'occupazione’.
Le ‘coincidenze’ sono straordinariamente legate da una volontà ed un impegno su cui abbiamo lavorato duramente in questi anni.
Il dinamismo contenuto in entrambi gli strumenti, Patto e Bilancio, ridisegna, infatti, il rapporto tra istituzioni e società. Lo definirei un passo ‘dentro’ ad un nuovo modello di sviluppo.
La Provincia è infatti ‘amica’ non perché fonte passiva di finanziamenti, ma perché accompagna in un quadro di riferimento generale i progetti dei vari soggetti favorendo il loro crescere, costruendo strumenti di attuazione, semplificando la burocrazia.
Non bisogna però pensare che ora sarà tutto più semplice.
La strada del progresso comune comporta un lavoro complesso, costante, di alto livello, fuori da piccoli compromessi di bottega.
La nostra terra, la nostra gente se lo merita”.
Io penso che di un ente così ci sia bisogno.
Capisco che non sempre è così e non so dire neppure a che punto siamo ora nell’ente provinciale di Grosseto.
Allora che fare? Faccio una proposta: aboliamo quelle che non funzionano e sosteniamo quelle che vanno.
Un po’ di geometria variabile farebbe forse bene in un tempo così omologato.
Stefano Gentili
Penso che sia sbagliata.
Non perché sono previste dalla carta costituzionale o per particolari nostalgie. Anzi, per dirla tutta, ritengo che nessuna forma istituzionale sia di per sé indispensabile e insostituibile.
Non sto parlando della ‘forma democratica’, ma delle modalità istituzionali attraverso la quale essa può esprimersi. Anche le province rientrano in questo ragionamento.
Ripeto, anche se oggi non va di moda, sono contrario alla loro abolizione. Se poi saranno abolite, pace.
Ammetto che prima di essere stato eletto Presidente della provincia di Grosseto nel 1995, l’Amministrazione provinciale non aveva a che fare con la mia vita, non l’avevo mai incrociata. Anche dopo il 1999, terminata l’esperienza, ho poco avuto a che fare con essa, salvo dal 2001 al 2003 in qualità di vice-sindaco di Pitigliano. Forti sono rimaste le relazioni con le tante persone serie e preparate che ho incontrato in quegli anni e forti si sono mantenuti i ricordi delle cose dette e fatte. Ma come reali incroci con la mia vita di cittadino, praticamente nulla più.
Comprendo quindi il favore popolare che accompagna la proposta di abolizione delle stesse.
Comprendo anche che se l’Ente provinciale non funziona se ne possa fare volentieri a meno.
Ma se funziona può rappresentare un motore di sviluppo e un fattore di convivenza a un livello territoriale più adeguato dei comuni e della regione.
A tal riguardo mi viene in mente l’introduzione che feci sul periodico dell’ente poco prima di lasciare (Impegni, risultati, sogni realizzati ProvinciadiGrosseto Informa n. 5, maggio 1999). Riguardava cose specifiche, ma faceva trasparire una Provincia forse non inutile. Lo riporto pescandolo dalla raccolta dei miei interventi consultabile sul mio sito www.stefanogentili.it dove è possibile reperire nel dettaglio, alla voce ‘Provincia amica’ e alla voce “Biografia”, le cose dette e quelle fatte.
“Singolare coincidenza quella che la nostra Amministrazione ha vissuto tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.
Il 30 marzo - insieme ai soggetti interessati - abbiamo sottoscritto il Patto Territoriale per lo sviluppo della maremma grossetana.
Il 31 marzo il Consiglio provinciale ha approvato il Bilancio per il 1999.
Sul Patto Territoriale e la sua straordinaria rilevanza per lo sviluppo e l'occupazione della nostra provincia mi sono più volte intrattenuto. Non è il caso quindi di tornarci sopra, se non per dire che è la realizzazione di un sogno. Lo vagheggiavo nel giugno '98 con un editoriale dal titolo ‘I have a dream’: ‘Ho un sogno, prima della conclusione della presente legislatura provinciale. Che entro la bisaccia delle tante cose fatte vi sia qualcosa di concreto e rilevante sul fronte dell'occupazione’.
Sul Bilancio 1999 vorrei segnalare il verbo utilizzato insistentemente: promuovere.
Dopo gli anni degli scrolloni, per rianimare un Ente assopito, disattento e lontano dai reali processi di sviluppo, la Provincia è oggi al centro di tutti i più importanti processi locali siano essi di natura ambientale, territoriale, economica, infrastrutturale, culturale, sociale.
È ora il tempo di muovere l'Ente, seguendo la strada faticosamente tracciata, verso ulteriori traguardi per offrire sempre maggiore concretezza all'idea di ‘Provincia Amica’. A quell'idea che sinteticamente tracciai nella prima Relazione Programmatica (Consiglio provinciale del 25/5/1995): ‘La nostra alleanza si è presentata con un personale rinnovato che ha stipulato un patto sull'idea della Provincia Amica: Ente pensante in grado di governare il territorio nel quadro di regole certe e condivise; motore leggero capace di offrire un decisivo contributo alla questione dello sviluppo e dell'occupazione’.
Le ‘coincidenze’ sono straordinariamente legate da una volontà ed un impegno su cui abbiamo lavorato duramente in questi anni.
Il dinamismo contenuto in entrambi gli strumenti, Patto e Bilancio, ridisegna, infatti, il rapporto tra istituzioni e società. Lo definirei un passo ‘dentro’ ad un nuovo modello di sviluppo.
La Provincia è infatti ‘amica’ non perché fonte passiva di finanziamenti, ma perché accompagna in un quadro di riferimento generale i progetti dei vari soggetti favorendo il loro crescere, costruendo strumenti di attuazione, semplificando la burocrazia.
Non bisogna però pensare che ora sarà tutto più semplice.
La strada del progresso comune comporta un lavoro complesso, costante, di alto livello, fuori da piccoli compromessi di bottega.
La nostra terra, la nostra gente se lo merita”.
Io penso che di un ente così ci sia bisogno.
Capisco che non sempre è così e non so dire neppure a che punto siamo ora nell’ente provinciale di Grosseto.
Allora che fare? Faccio una proposta: aboliamo quelle che non funzionano e sosteniamo quelle che vanno.
Un po’ di geometria variabile farebbe forse bene in un tempo così omologato.
Stefano Gentili
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