martedì 29 marzo 2011

L’ERA DI BUFALONIA E L’OBOEDENTIA VERITATIS

“Castificantes animas nostras in oboedentia veritatis” ebbe a dire Papa Benedetto XVI durante l’omelia nella messa del 6/10/2006 celebrata per i membri della Commissione Teologica Internazionale, citando la Prima Lettera di San Pietro, nel primo capitolo, versetto 22. E proseguì dicendo:“Parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinione comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell'anima.
La ‘castità’ a cui allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non cercare gli applausi, ma cercare l'obbedienza alla verità”
.
Concetto ripetuto e specificato nell’Angelus del 29 giugno 2009: “È l’obbedienza alla verità che rende pura l’anima. Ed è il convivere con la menzogna che la inquina. L’obbedienza alla verità comincia con le piccole verità del quotidiano, che spesso possono essere faticose e dolorose”.

Obbedire alla verità e non inquinarla convivendo con la menzogna
. Ecco cosa si chiede non solo ai teologi, ma a ciascuno di noi, a chi maneggia i mezzi d’informazione, ai giornalisti, ai giudici, ai politici e a tutti coloro (pochi e sempre i soliti) che intervengono, via etere e su carta stampata, su tutto e su tutti.

Purtroppo invece sono sempre più diffusi i cultori della menzogna.
Paradossalmente la menzogna è entrata in campo quando la maglia da titolare hanno iniziato ad indossarla le opinioni e i fatti sono stati espulsi dal gioco.
“Niente fatti, solo opinioni!” è il nuovo verbo, come dice Marco Travaglio in un suo fortunato libro del 2006, ‘La scomparsa dei fatti’. I primi non devono disturbare le seconde. Senza fatti, si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Con i fatti, no.

I fatti vengono nascosti per mille motivi: per ignoranza, impreparazione, sciatteria, per evitare rogne, perché si fa il tifo, per essere invitati in certi salotti, perché si aspetta la promozione, perché è politicamente scorretto, perché si è pagati dai servizi segreti, perché prima o poi qualcuno ti ringrazia, perché ti tolgono la pubblicità dal giornale, perché altrimenti….la gente capisce tutto.
L’elenco potrebbe continuare molto a lungo, ma mi taccio.

I fatti si possono nascondere in molti modi. Leggere il saggio di Travaglio, per i tipi de Il Saggiatore (Milano), può essere un utile allenamento.
Uno di questi modi è confezionare le “bufale”.
La bufala non è la femmina del Bufalo e neppure la nota mozzarella aversana ma, come dice il Sabatini Coletti, una “notizia clamorosamente infondata, panzana; anche, errore madornale”.
Pensando a queste sono andato a sfogliare un quadernino dove ho appuntato alcune bufale, fresche e stagionate. Altre non l’ho scritte e non le ricordo con precisione, ma ce ne sarebbero a iosa.

→ Parto da una semi-bufala. Semi, perché la notizia che si poteva leggere ieri sul sito del Corriere (28/03/2011) dice una cosa vera, ma con un’enfasi menzognera: “Berlusconi in Tribunale, bagno di folla e ‘nuovo predellino’”. E uno si fa l’idea che una fiumana di fans abbia risposto alla cartolina precetto dei sottosegretari Santanchè e Mantovani per scortare il Premier tra due ali di folla al processo Mediatrade.
Poi, il sito del Fatto Quotidiano ha informato: 49 persone, in parte noti figuranti presi a nolo dal Biscione, hanno accolto il premier all’ingresso del Tribunale e all’uscita erano saliti addirittura a un centinaio. Compresi cronisti, fotografi, cameraman, curiosi e uomini della scorta. Ma quale folla!

→ Un’altra, fresca fresca, riguarda il recente episodio di Forum su Canale 5, taroccato per inscenare una finta abruzzese aquilana che elogia il governo. Mediaset la manda in onda, pagandola 300 euro, per leggere un copione scritto dagli autori del programma condotto da Rita Dalla Chiesa. “L'Aquila è ricostruita”; “ci sono case con giardini e garage”; “la vita è ricominciata”; chi si lamenta “lo fa per mangiare e dormire gratis”. Per questo “ringraziamo il presidente...” . “Il governo... “, precisa la conduttrice. Meno male che Rita c'è...

→ Ho poi ancora in mente una delle ultime del “nostro”. Il 22 marzo 2011 Berlusconi è apparso in uno spot per promuovere l’Italia turistica in patria. Vestito nero, cravatta blu, il presidente del Consiglio ha ricordato che l'Italia è “il Paese che ha regalato al mondo il 50% dei beni artistici tutelati dall'Unesco”.
Naturalmente è una bufala: i siti italiani sono il 5%, 45 su 911. Ma dove legge? O chi gliele scrive?

→ Le dice così tante, che è difficile stargli dietro. Qualche settimana fa sempre il “nostro” ha allietato una platea con la seguente dichiarazione: “Oggi si celebra la 2.952esima udienza a mio carico. Io sono l’uomo più processato d’Italia, ho avuto 103 procedimenti, oltre 50 andati a dibattimento”.
Bufala: ricorda uno che se ne intende, Marco Travaglio, che i procedimenti sono una trentina in tutto, di cui 19 andati a dibattimento e gli altri archiviati. Anche ammettendo che ciascun dibattimento abbia prodotto cento udienze, cifra iperbolica, saremmo ben sotto le 2.000. La matematica non è mai stata la passione dell'imprenditore di Arcore.

→ Ancora Silvio ad un'altra platea ha dichiarato: “ho rinunciato da tempo ad avere un telefonino perché il mio era esposto a ogni tipo di intercettazione”.
Bufala: ricorda sempre Marco Travaglio, che il suo telefonino non è mai stato intercettato (dal 1994 è infatti un parlamentare e come tale non può essere ascoltato; prima del ‘94, per quanto più volte indagato, non risulta che i giudici gli abbiano mai messo sotto controllo i telefoni, salvo una volta, nel 1983). Ogni qual volta è stata captata la Sua voce in conversazioni telefoniche, è perché i giudici stavano intercettando i telefoni dei suoi interlocutori: diciamo pure… personaggi sempre un po’ particolari.

→ Ma non è il solo a sbufaleggiare. In una trasmissione di Ballarò di qualche mese fa, il leghista Roberto Cota fece una saccente lezione al costituzionalista Stefano Rodotà sostenendo che diceva falsità e che tutti i paesi democratici o quasi hanno leggi di immunità parlamentare.
Ovviamente è una bufala: lo stesso Rodotà provò a ricordargli che solo tre Paesi europei hanno leggi simili: Grecia, Spagna e Francia.

→ Sempre in una trasmissione di Ballarò dell’ottobre 2009, il ministro Maurizio Sacconi gridò, con una certa insolenza, rivolto allo storico Villari, presupponendolo noto comunista, “la differenza tra un socialista e un comunista è che il socialista si vanta, un comunista si vergogna”.
Bufalissima: Villari (Lucio) gli rispose: “lei mi dà del comunista, ma io non sono comunista”. D’Alema, in trasmissione, fece presente che “il Villari a cui si riferisce Sacconi è Rosario Villari, militante comunista. Non è violenza verbale, ma solo ignoranza in questo caso”, sentenziò il vero ex-comunista.

→ Nel marzo 2010 il ministro Roberto Calderoli, nel fare una sceneggiata degna del Ventennio (secondo quanto dichiarato dalle rappresentanze di base dei vigili del fuoco), compì anche un atto miracoloso bruciando, in un bel falò, 375.000 leggi inutili (come lui disse).
Bufalona. Gian Antonio Stella sul Corriere della sera del 25 marzo 2010, ha conteggiato: “Fatti i conti, lavorando 12 ore al giorno dal momento in cui si è insediato, più di una al minuto: lettura del testo compresa. Wow!”. E ha anche ricordato che la relazione della commissione parlamentare presieduta da Alessandro Pajno e più volte citata dallo stesso Calderoli, aveva accertato “circa 21.000 atti legislativi, di cui circa 7.000 anteriori al 31 dicembre 1969”.
Come abbia fatto l’aspirante dannunziano Calderoli a contarne 375.000 resta un mistero della fede.

→ Anche il politologo americano Edward Luttwak, sempre ad una trasmissione di Ballarò (quella del 15 febbraio 2011), dichiarò perentoriamente, come è solito fare: ”Gli investitori stranieri non investono in Italia e citano sempre la giustizia come principale motivazione. I vostri – molto ben pagati – giudici, lavorano malamente, lentamente, e sono considerati altamente inaffidabili”.
Bufala: da una rapporto del Cepej (The European Commission for the Efficiency of Justice) emerge che la produttività individuale media dei giudici italiani, calcolata nel 2006, è tra le più alte in Europa. I giudici italiani sono al terzo posto in Europa per produttività nel settore civile: 4516 cause civili definite ogni anno per 100.000 abitanti, contro le 2571 dei francesi, le 2501 degli spagnoli e le 1929 dei tedeschi. Per quanto attiene il lavoro nel settore penale, i giudici italiani sono al primo posto in Europa con 1.168.044 procedimenti definiti in un anno contro gli 864.231 della Germania, i 655.737 della Francia e i 388.317 della Spagna.
Gli stipendi iniziali dei magistrati italiani si collocano al 18° posto della graduatoria europea, con una distanza di €. 135.000 dal 1° posto (Scozia) e di circa €. 60.000 da quelli della Svezia e Svizzera, rispettivamente al 6° e 8° posto.
E’ al 14° posto lo stipendio lordo di un P.M. all’inizio della carriera.
Luttwak, per cortesia, la smetta…

→ Purtroppo si dicono inesattezze anche su questioni gravi.
Il dottor Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi e primariodell’unità di rianimazione al San Raffaele di Milano, circa due mesi fa, nel presentare il suo libro ‘Ri-animazione’, non ha avuto di meglio che prendersela con Ignazio Marino che – a suo dire - “ha smesso di fare il medico per fare politica” e che “infama i medici” sostenendo (Marino) che in alcuni ospedali si stacchi la spina delle macchine che aiutano artificialmente i pazienti, senza dichiararlo pubblicamente.
Ahimè, la bufala non è di Marino che non infamia i medici, ma di Zangrillo. “Per evitare brutte figure – ha risposto infatti Marino – suggerisco a Zangrillo di leggere uno studio pubblicato da anestesisti e rianimatori che lavorano nei reparti di terapia intensiva italiani. Secondo la ricerca, riferita a 3.438 cartelle cliniche raccolte in 84 rianimazioni, nel 62,2% dei pazienti in fin di vita sono state attuate forme di limitazione terapeutica comprese il respiratore automatico, la nutrizione, l’idratazione artificiale e la dialisi”. Dottor Zangrillo, non scherzi col fuoco!

Che dire di queste notizie clamorosamente infondate, panzane, errori madornali?
Forse - per dirla con Lord Byron - che la bugia è solo la verità in maschera?
Ma…….
Castificantes animas nostras in oboedentia veritatis.
Stefano Gentili

lunedì 14 marzo 2011

CHE FINE HA FATTO…” LA CHIESA ITALIANA E LE PROSPETTIVE DEL PAESE”?

Ricorda l’amico Angelo Bertani che negli anni ’80, tra le tante cose, c’era anche chi “vestiva alla marinara, chi la sera andava in via Veneto, e chi leggeva La Chiesa italiana e le prospettive del paese”.
Dice questo prendendo spunto dall’inizio del paragrafo 6 dell’ultima prolusione del Cardinale Bagnasco che, testualmente, recita: “In un documento del nostro Episcopato pubblicato trent’anni or sono e che ebbe a suo tempo una notevole accoglienza (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 1981), si diceva icasticamente: Il consumismo ha fiaccato tutti”.
E lo fa per segnalare che la citazione di quel documento ha fatto drizzare parecchie antenne (ohibò!).

Ricordo perfettamente quella pubblicazione e da parte mia l’accolsi con “notevole entusiasmo”, come dice Bagnasco. Ma ricordo anche quanta poca risonanza ebbe nelle nostre comunità ecclesiali, a discapito di quanto gli stessi vescovi auspicavano al paragrafo 38: “Queste considerazioni e questi orientamenti (…) potranno stimolare una riflessione responsabile nelle parrocchie, nei vicariati, nelle diocesi, tra le associazioni e i movimenti locali”. Ma manco per niente!
E negli anni successivi sarà anche peggio.
Uso sempre le parole dell’acuto Bertani: “in diversi si ricordano perfettamente di come, negli anni ’90, quel documento circolasse in forma semiclandestina in alcuni settori precisi del Popolo di Dio. Di come fosse diventato impossibile non dico trovarlo citato in un discorso del capo dei vescovi italiani, ma perfino acquistarne una copia nelle librerie cattoliche. Di come chi aveva l’originale in casa lo prestasse con mille cautele a chi lo chiedeva per fotocopiare, di come lo si leggesse e discutesse in certe interminabili riunioni dopocena, con la competenza e il tono sommesso di veri esegeti carbonari”.

Perché il documento ebbe quello strano destino? Perché sparì dalla circolazione…e non se ne è più riparlato? Eppure era un piccolo saggio di appena 28 paginette ed anche senza note.

Alcune risposte mi frullano per la testa. Una è di carattere ecclesiale ed è tutta italiana, l’altra è di natura politica e riguarda quella nostrana e quella internazionale; ce n’è poi una anche di carattere culturale che ha a che fare con… la Pamela, Bobby, J.R., Bim Bum Bam, Drive in.
Tornerò a parlarne in prossimi post, se ne avrò voglia.

Intanto ricordo che i contenuti di quel documento erano “icastici”, per dirla con Bagnasco, cioè chiari, evidenti, efficaci e, quindi, scomodi, specie per il potere, per tutti i poteri (appunto, quelli citati ed altri ancora).
Li ricordo alcuni.

→ “Con gli ‘ultimi’ e con gli emarginati, potremo tutti recuperare un genere diverso di vita. Demoliremo, innanzitutto, gli idoli che ci siamo costruiti: denaro, potere, consumo, spreco, tendenza a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Riscopriremo poi i valori del bene comune: della tolleranza, della solidarietà, della giustizia sociale, della corresponsabilità. Ritroveremo fiducia nel progettare insieme il domani, sulla linea di una pacifica convivenza interna e di una aperta cooperazione in Europa e nel mondo. E avremo la forza di affrontare i sacrifici necessari, con un nuovo gusto di vivere”. (n. 6)

→ “Gli impegni prioritari sono quelli che riguardano la gente tuttora priva dell’essenziale: la salute, la casa, il lavoro, il salario familiare, l’accesso alla cultura, la partecipazione” (n. 4).

→ “Il Paese non crescerà, se non insieme” (n.8).

→ La stampa, la radio, la televisione, il teatro, il cinema rischiano di degenerare in “strumenti di manipolazione, di destabilizzazione e conflitto, di incomunicabilità, perfino di disprezzo della realtà popolare, come nel caso della diffusione della pornografia e della provocazione all’intolleranza e alla violenza” (n. 8).

→ “Il primato dell’uomo sul lavoro; il primato del lavoro sul capitale e sui mezzi di produzione; il primato della destinazione universale dei beni sulla proprietà privata” (n. 27).

→ “Non su una ingannevole e iniqua corsa agli armamenti accetteremo di porre le basi della cooperazione internazionale, ma sul diritto di tutti gli uomini e di tutti i popoli, particolarmente di coloro che sono schiavi della fame, delle malattie, dello sfruttamento e della paura, a esistere, a decidere, a lavorare e a vivere con noi” (n. 11).

→ Come Chiesa “non si tratta di serrare le fila per fare fronte al mondo” (n. 16)

→ “C’è innanzitutto da assicurare una nuova presenza di Chiesa. E tale presenza ha un inconfondibile stile evangelico: come Cristo, anche la Chiesa è nel mondo, è per il mondo, ma non del mondo. Di qui la purificazione dei nostri comportamenti, restituiti a libertà da pretese o compromessi mondani, per testimoniare il Vangelo nella sua purezza e integrità.” (n. 17)

→ “C'è innanzi tutto da assicurare presenza. L'assenteismo, il rifugio nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno, ma per i cristiani sono peccato di omissione” (n 33).

→ “Noi sappiamo bene che non necessariamente dall'unica fede i cristiani debbono derivare identici programmi e operare identiche scelte politiche: la loro presenza nelle istituzioni potrebbe legittimamente esprimersi in forme pluralistiche”.

→ I laici sono definiti come “soggetti attivi e responsabili di una storia da fare alla luce del Vangelo, riconosciuti e sorretti per sviluppare, con la giusta autonomia, le loro risorse cristiane e umane a servizio del paese” (n. 23).

Mi sembra che ce ne fosse abbastanza per decretare la prematura sparizione del documento nei meravigliosi anni ’80 della ‘Milano da bere’ e nei primi anni ’90, tempo prima scoppiettante poi di normalizzazione, di centralizzazione decisionale, di disperati tentativi di salvare l’impossibile, del potere per il potere, di avvio di un nuovo credo economico e di televisioni che dipingevano nuovi mondi dalle tinte attraenti. E…di cattolici progressivamente zittiti e profondamente impreparati a comprendere quello che stava avvenendo ed incapaci, quindi, di interpretare e governare il nuovo.

Comunque una copia del documento io ce l’ho e la conservo gelosamente. Se qualcuno fosse interessato si faccia vivo via email.
Stefano Gentili

domenica 13 marzo 2011

LO SMEMORATO DI COLOGNO

Avevo fatto un fioretto: non parlare più, almeno per un po’, del Presidente del Consiglio, ma ogni giorno ne scopro una.
Questa riguarda la posizione del Silvio nazionale sulla Magistratura.

Quando Silvio Berlusconi presentò il primo governo al Senato, il 16 maggio 1994, fu lapidario: “Il governo s’impegna a non mettere mai in discussione l’indipendenza dei magistrati. Questo governo è schierato dalla parte dell’opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verrà mai messa in discussione l'indipendenza dei magistrati"

Nel video messaggio inviato a un gruppo di promotori della Libertà, l’11 marzo 2011, ha detto: “Dal 1994 in poi nelle campagne elettorali ci siamo impegnati a rifondare la giustizia, ma i nostri sforzi sono stati puntualmente vanificati perché Fini e i suoi, giustizialisti e statalisti, si sono messi sempre di traverso, in accordo con le correnti di sinistra della magistratura”. E ancora: “Ora che Fini e i suoi non sono più con noi, la maggioranza - anche se più limitata nei numeri - è più coesa e determinata e questo ci consentirà di portare in Parlamento una riforma costituzionale della giustizia assolutamente equilibrata e moderna”.

"Se questa riforma fosse stata fatta per tempo, la storia recente dell'Italia sarebbe stata diversa. Non ci sarebbe stata quella esondazione della magistratura dagli argini costituzionali che ha portato ad annullare un'intera classe di governo nel 1992-93, che ha causato l'abbattimento del nostro primo governo nel 1994, che ha determinato anche la caduta di un governo di sinistra a causa della loro improvvida proposta di riformare la giustizia avanzata dal ministro Mastella". E aggiunge: "Così come non si sarebbe potuto portare avanti il tentativo tuttora in corso di eliminare il governo in carica per via giudiziaria. Da parte nostra invece c'è soltanto l'obbiettivo di lavorare per il bene dell'Italia, e di eliminare finalmente una anomalia, anzi una patologia grave della nostra democrazia".

L’uomo, si sa, oltre che “guascone” (come ha detto per giustificarsi del baciamano fatto a Gheddafi) è anche “smemorato” e “volubile”.

Stefano Gentili

venerdì 11 marzo 2011

LA TIRANNIDE

“Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.
E, viceversa, tirannide parimente si dee riputar quel governo, in cui chi è preposto al creare le leggi, le può egli stesso eseguire. E qui è necessario osservare, che le leggi, cioè gli scambievoli e solenni patti sociali, non debbono essere che il semplice prodotto della volontà dei più; la quale si viene a raccogliere per via di legittimi eletti del popolo. Se dunque gli eletti al ridurre in leggi la volontà dei più le possono a lor talento essi stessi eseguire, diventano costoro tiranni; perché sta in loro soltanto lo interpretarle, disfarle, cangiarle, e il male o niente eseguirle. Che la differenza fra la tirannide e il giusto governo, non è posta (come alcuni stoltamente, altri maliziosamente, asseriscono) nell'esservi o il non esservi delle leggi stabilite; ma nell'esservi una stabilita impossibilità del non eseguirle”.
(Vittorio Alfieri, Cosa sia la tirannide, in Della Tirannide, Libro Due, capitolo secondo, 1777-1790).

Vittorio Alfieri o Nostradamus?

Stefano Gentili

martedì 8 marzo 2011

L’AMORE VINCE SULL’ODIO

“Berlusconi sotto i ferri. Il partito dell’odio fa festa”, titola così l’articolo più in vista del quotidiano Il Giornale di oggi, 8 marzo 2011.
E’ dal 1994 – sostengono i fans di Berlusconi - che in Italia è in corso una campagna d’odio contro Silvio.
E in effetti, Travaglio, Santoro, La Repubblica, L’Unità, Di Pietro, parte dell’opposizione, i magistrati comunisti, ora anche qualche ecclesiastico, lo martellano abbondantemente.

E lui? Lui risponde francescanamente dicendo che “l’amore vince sull’odio”.
Ciò è tra l’altro dimostrato dalle centinaia di interventi suoi e di esponenti del centrodestra che negli ultimi 16 anni sono sempre stati improntati al buon senso e alla moderazione.
Vediamo dunque una velocissima antologia (ripresa da una raccolta fatta, mesi or sono, dai giornalisti Peter Gomez e Marco Travaglio e da qualche mia aggiunta) delle migliori frasi del leader di quello che potrebbe essere chiamato il Partito dell’Amore.

Cosa dice degli avversari
"Veltroni è un coglione" (Berlusconi, 3/9/95). "Veltroni è un miserabile"(Berlusconi, 4/4/2000)."Giuliano Amato, l'utile idiota che siede a Palazzo Chigi" (Berlusconi, 21/4/2000). "Prodi? Un leader d'accatto (Berlusconi, 22/2/95). "Prodi è la maschera dei comunisti" (Berlusconi, 22/5/2003). "Prodi è un gran bugiardo pericoloso per tutti noi" (Berlusconi, 21/10/2006). “Prima delle elezioni ho potuto incontrare due sole volte in tv il mio avversario, e con soli due minuti e mezzo per rispondere alle domande del giornalista e alle stronzate che diceva Prodi” (Berlusconi alla scuola di formazione politica di Forza Italia, 2 luglio 2007)."Con Prodi a Palazzo Chigi è giusto dire: piove governo ladro" (Berlusconi, 10/4/2008). “Il centrosinistra? Mentecatti, miserabili alla canna del gas” (Berlusconi, 4/4/2000)."Signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapò" (inaugurando la presidenza italiana dell’Unione europea e rispondendo a una domanda del capogruppo socialdemocratico, il tedesco Martin Schulz, sul conflitto d’interessi, 2 luglio 2003). "Sono in politica perché il Bene prevalga sul Male. Se la sinistra andasse al governo l’esito sarebbe questo: miseria, terrore, morte. Così come avviene ovunque governino i comunisti, che portano il paese sull'orlo della guerra civile" (Ansa, 29/11/09).

Come rispetta gli elettori
“Lei ha una bella faccia da stronza!” (alla signora riminese Anna Galli, che lo contestava, 24/7/ 2003). “Non credo che gli elettori siano così stupidi da affidarsi a gente come D’Alema e Fassino, a chi ha una complicità morale con chi ha fatto i più gravi crimini come il compagno Pol Pot” (Berlusconi, 14 dicembre 2005). "Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse" (discorso di Berlusconi davanti alla Confcommercio il 4/4/2006). “Le nostre tre “I”: inglese, Internet, imprese. Quelle dell’Ulivo: insulto, insulto e insulto” (27/5/2004).

La sacralità delle toghe
“I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana... Se fai quel mestiere, devi essere affetto da turbe psichiche” (Berlusconi, The Spectator, 10/9 2003). “In tutti i settori ci possono essere corpi deviati. Io ho una grandissima stima per la magistratura, ma ci sono toghe che operano per fini politici. Sono come la banda della Uno bianca” (Berlusconi, dopo l’arresto del giudice Renato Squillante, 14/5/96. Ma il riferimento è per quelli che l’hanno arrestato). “I Ds sono i mandanti delle toghe rosse. Noi non attacchiamo la magistratura, ma pochi giudici che si sono fatti braccio armato della sinistra per spianare a questa la conquista del potere” (Berlusconi, 1/12/99). “Nelle mie televisioni private non ci sono mai state trasmissioni con attacchi, perché noi siamo liberali” (Berlusconi, 21/ 5/2006). "Silvio Berlusconi, durante l'ufficio di presidenza del Pdl, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, ha parlato di una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti che porta il paese sull'orlo della guerra civile" (Ansa, 29/11/09). Berlusconi, parlando in un comizio a Benevento, assicura che: su Mesiano “se ne sentiranno venir fuori delle belle” (ottobre 2009). Una minaccia esplicita per il giudice la cui colpa sembra essere solo quella di aver fatto il suo lavoro, di aver giudicato, avere firmato la sentenza che ha condannato la Fininvest a risarcire 750 milioni di Euro alla Cir di Carlo De Benedetti per la vicenda Lodo Mondadori. Berlusconi, nell’intervento alla festa del Pdl a Milano (ottobre 2010), parla del “famigerato” De Pasquale, e di “un'associazione a delinquere” nella magistratura e mette in evidenza che “tre diversi collegi” hanno avallato la tesi del pm del processo Mills dimostrando quindi che “c'è‚ un accordo fra i giudici di sinistra che vuole sovvertire il risultato delle elezioni”.

Il galateo istituzionale
“Il presidente Scalfaro è un serpente, un traditore, un golpista” (Berlusconi, La Stampa, 16/1/95). "Altro che impeachment! Scalfaro andrebbe processato davanti all’Alta Corte per attentato alla Costituzione. E di noi due chi ha maneggiato fondi neri non sono certo io. D’altra parte, Scalfaro da magistrato ha fatto fucilare una persona invocandone contemporaneamente il perdono cristiano. Bè, l’uomo è questo! Ha instaurato un regime misto di monarchia e aristocrazia” (Berlusconi 18/1/95).
"Ma vaffanculo!" (Berlusconi, accompagnando l’insulto con un gesto della mano, mentre il presidente emerito Scalfaro denuncia in Senato il ‘servilismo’ della politica estera del suo governo nei confronti degli Usa sull’Iraq, 27/9/2002).
"Questi signori, che hanno vinto delle elezioni taroccate, hanno arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro" (Berlusconi, riferendosi al presidente, Giorgio Napolitano, 21/10/06).

Chapeau!

Stefano Gentili

lunedì 7 marzo 2011

FINE VITA PER RIMANERE IN VITA

Siamo alle solite Calimero!
Saremo costretti a sentir discutere e a discutere noi stessi di legge sul fine vita in un clima da stadio che la maggioranza parlamentare ha imposto al dibattito. E questo è da pazzi.

Se poi rifletto sul fatto che questa legge è stata tenuta in silenzio per due anni nonostante fossero conclusi i lavori in commissione, senza alcuna protesta e sollecitazione da parte di alcuno, dentro o fuori del parlamento, a conferma delle diffuse perplessità di merito e della assenza di una vera domanda sociale, chiedo: quali sono le ragion per cui la si vuole discutere in questo frangente?
La risposta è nota, e questo mi fa ribrezzo.

Stefano Gentili

sabato 5 marzo 2011

“IO SONO CATTOLICO E ANTRICRISTIANO”

Secondo la testimonianza contenuta nei diari del suo segretario, Benito Mussolini soleva affermare: “Io sono cattolico e anticristiano”.
Probabilmente voleva dire che si richiamava ad alcuni elementi della cultura cattolica del popolo italiano, semplificati nel trittico, ‘Dio, Patria e famiglia’, ma che ripudiava l’essenza del cristianesimo, fatta di perdono, amore dei nemici, forza della croce, mitezza, fedeltà, accoglienza e via dicendo; insomma lo spirito delle beatitudini.

Anche nel nostro Paese, ma pure negli Stati Uniti, in Spagna e altrove, si tende, da parte di una fetta delle gerarchie cattoliche e dei cattoliconi, osannare “chi sembra loro alleato nella difesa di valori in cui non crede o da chi urla battagliero valori che sono centrali nel Vangelo, mentre in realtà smentisce ogni giorno con la propria vita quel che afferma”.

Non si tratta naturalmente di ostracizzare la ricerca di convergenze e la volontà di dialogo con tutti coloro che sono seriamente disponibili. Anzi quando si muove in questa direzione va solo incoraggiato.
E neppure di tappare la bocca a chi vuole urlare "le grandi cose che il Signore ha fatto per noi" (Salmo 125).
Si tratta invece di non farci prendere per i fondelli e di chiedere quel minimo di coerenza tra le varie affermazioni che si fanno e tra queste e i comportamenti che si hanno, pubblici e privati.

“Come si fa ad accettare che qualcuno definisca l’ascolto e l’accoglienza parole famigerate e poi parli come cristiano in difesa della famiglia, per essenza luogo di accoglienza e di ascolto?” (Enzo Bianchi).

Come si fa ad accettare che qualcuno faccia mercimonio di giovani ragazze e poi parli ai cristiani dei valori della famiglia, per essenza spazio della fedeltà e del rispetto reciproco?

Come si fa?

Stefano Gentili