venerdì 19 febbraio 2010

COME SI FA IN ITALIA A FARE LE COSE IN TEMPI CERTI E CONTENUTI?

Condivido quanto si sta dicendo sull’eccesso di potere caricato sulle spalle della protezione civile: l’eccesso di potere sommato alla presenza persistente delle stesse persone crea sempre malcostume, non c’è ombra di dubbio.
Le procedure non sono inutili orpelli e il rispetto delle leggi e la trasparenza sono obblighi morali e civili.
Però…c’è un però.

La nostra legislazione e il sovrapporsi di enti inutili rendono spesso impossibile la realizzazione entro tempi certi e contenuti delle opere più disparate.
Come ex presidente della Provincia di Grosseto la mente mi plana su molti episodi. Uno positivo ma che per essere tale dovette richiedere procedure in deroga alla legislazione ordinaria (il Patto Territoriale per lo sviluppo della maremma grossetana), e molti negativi che mi fecero e ci fecero veramente soffrire e talvolta desistere.
Uno di quelli più emblematici fu la questione dello sbocco a Mare del Fiume Pecora, ubicato nella zona nord della provincia di Grosseto.
Per il quale dopo numerosi tentativi di soluzione mi decisi a scrivere il 5 agosto 1996 al Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, al Ministro dei Beni Culturali e Ambientali, Walter Veltroni, al Ministro delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Michele Pinto, al Ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi, al Sottosegretario alla Protezione Civile, Franco Barberi.
La lettera la posso recuperare sul mio sito http://www.stefanogentili.it/ alla voce Provincia Amica e la riporto di seguito.

“Pregiatissimo Presidente e cari Ministri,
la questione che sottopongo alla vostra attenzione è certamente di quelle minori, rispetto ai problemi che normalmente vi occupano. Ma è emblematica di quella "buffa Italia" che deve essere completamente rinnovata.
Riguarda lo sbocco a mare di un Fiume, il Pecora, ubicato nei pressi della città di Follonica (GR). Opera che desideriamo celermente realizzare, per la quale abbiamo già i necessari fondi a disposizione, ma che è "maledettamente" incagliata sugli scogli di un'Italia che non vuol cambiare.
Consentitemi di abusare di un briciolo del vostro prezioso tempo.
Il fiume Pecora ha subito, nel tempo, varie modifiche ad opera dell'uomo; ultima, la deviazione del suo corso all'interno del padule per "affrancare queste terre dalla malaria" e restituirle all'agricoltura.
Questi interventi, se in un primo momento hanno creato benessere, in seguito, assieme all'urbanizzazione di Follonica e all'industrializzazione dell'area di Scarlino (comune limitrofo), hanno provocato non pochi problemi, quali: la presenza di stabilimenti industriali (Tioxide e Solmine) e le relative discariche; gli scarichi di depuratori civili ed industriali nel canale Solmine; la necessità di salvaguardare le zone umide ancora rimaste; l'erosione costiera; la necessità di riorganizzare il sistema viario; il rischio idraulico.
L'Amministrazione Provinciale ha sentito la necessità di trovare una soluzione alla situazione venutasi a creare e per questo ha istituito sin dal 1991 un gruppo di lavoro con il compito di elaborare un progetto di fattibilità per gli interventi di recupero ambientale del Padule di Scarlino e di ripristino dello sfocio a mare del fiume Pecora.
Lo studio ha individuato tre problemi principali, legati alla mancanza dello sbocco a mare di questo fiume, che necessitano di urgenti soluzioni: l'interramento e la conseguente scomparsa di ciò che rimane della zona umida; la mancanza di apporti solidi sulla costa collegata alla morfologia costiera ed alle correnti marine è determinante per l'erosione della spiaggia che, in diverse zone, è tale da interessare anche la fascia dunale dei tomboli costieri; il rischio di esondazioni cui è sottoposta l'intera area, specialmente la zona industriale del Casone di Scarlino ed i centri abitati di Follonica e del Puntone di Scarlino. Prova ne è stata l'alluvione del 5 ottobre dello scorso anno, quando pochi mm di pioggia, caduti in meno di tre ore, sono stati sufficienti a devastare l'intera area causando gravi danni in alcuni quartieri di Follonica ed agli stabilimenti industriali del Casone di Scarlino.
Il gruppo di lavoro ha proposto sei diverse soluzioni possibili per ripristinare la foce del fiume Pecora; di queste, tenuto conto di tutti gli aspetti tecnici, ambientali ed economici, ne sono state individuate due più fattibili.
Sulla base dello studio, nel dicembre '94 l'Amministrazione Provinciale ha richiesto contributi alla Regione Toscana, ottenendo la disponibilità ad un finanziamento di 13 miliardi di lire.
Negli scorsi mesi il lavoro svolto, ed in particolare le due soluzioni precedentemente individuate, sono state presentate in due successive riunioni: una presso la sede della nostra Amministrazione e l'altra sul luogo direttamente interessato.
A queste riunioni hanno partecipato i Sindaci dei Comuni di Follonica e Scarlino, i rappresentanti della Capitaneria di Porto di Livorno, della Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Firenze, della Sovrintendenza ai Beni Ambientali di Siena e le rappresentanze locali della Regione Toscana (Genio Civile), del Ministero delle Finanze, del Corpo Forestale dello Stato, dell'Azienda delle Foreste Demaniali dello Stato e degli Uffici competenti dell'Amministrazione Provinciale.
Nel corso delle riunioni:
• rispetto alla prima soluzione, sono state sollevate obiezioni da parte del rappresentante della Sovrintendenza ai Beni Archeologici, per la presenza di alcuni reperti archeologici;
• rispetto alla seconda soluzione, sono state sollevate obiezioni da parte del rappresentante dell'Azienda delle Foreste Demaniali dello Stato, per la presenza di un'area appartenente al Demanio Forestale.
Nonostante i vari tentativi compiuti per giungere ad una soluzione concordata del problema non è stata ravvisata la disponibilità dei sopraddetti rappresentanti dei due Enti.
Tutto sembra, quindi "maledettamente" bloccato dentro le tenaglie di un'Italia che ancora non vuol morire, che per difendersi mette a repentaglio la vita e le attività delle persone (rischio esondazione).
Per tutto quanto esposto, mi permetto di chiedere con la presente un vostro sollecito intervento al fine di individuare la soluzione più idonea e consentire alla nostra Amministrazione il proseguimento nella disposizione degli atti necessari a vincolare i fondi stanziati dalla Regione Toscana ed a realizzare un'opera necessaria alla sicurezza delle persone ed alla difesa del suolo.
Distinti saluti. Il Presidente della provincia di Grosseto, Stefano Gentili”

Risposte reali e fattive non ne ebbi. Di quelle formali forse ebbi un “ricevuto” di Barberi e un “breve riscontro” da Veltroni, ma non ricordo con precisione essendo trascorsi quasi 14 anni.

Mi scuso per la lunghezza della lettera, ma esprime con chiarezza – specie nella parte iniziale e finale - il disagio che provavo come amministratore e il desiderio che nutrivo che le cose cambiassero radicalmente.
Sono trascorsi 7 anni dell’Ulivo-Unione e ormai 8 di Berlusconi e a parte un po’ Bassanini con il centro-sinistra e la legge-obiettivo con il centro destra, le cose non sono sostanzialmente cambiate.
Sarebbe semplice: meno enti inutili, poche leggi fatte bene, poche ed efficaci procedure, molta trasparenza. La verità è che in Parlamento e dintorni ci sono persone che hanno l’unico obiettivo di mantenere il potere. Per il resto fanno molta retorica … e il Paese affonda.
Che peccato e che pena una classe dirigente politica che non comprende queste cose.
Stefano Gentili

sabato 13 febbraio 2010

VITTORIO BACHELET E IL FIGLIO GIOVANNI, 30 ANNI FA

Ricorrono in questi giorni 30 anni dall’uccisone di Vittorio Bachelet (12 febbraio 1980), trucidato da esponenti delle BR in pieno giorno nei corridoi dell’università in cui insegnava come docente di Diritto pubblico dell’economia.
Il messaggio che ancora oggi promana dalla sua vita e dalla sua morte, da quello che fu nella società e nella chiesa tramite l’Azione cattolica italiana, è di una attualità straordinaria e contiene i germi di un futuro ancora non del tutto esplorato.
Su alcuni tratti di questa straordinaria esperienza mi riprometto di tornarci sopra quanto prima.
Oggi voglio semplicemente ricordare la preghiera che l’allora giovane figlio Giovanni, lesse durante la messa funebre.
“Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri”.
Ho ancora impressa negli occhi l’immagine e nel cuore le parole di quello straordinario momento.
E ne rendo grazie.
Stefano Gentili