mercoledì 30 aprile 2008

DESTRA VERA E NUOVA SINISTRA

Quello che segue è il mio commento alle elezioni del 13-14 aprile 2008 avviato con il precedente “post” e nel quale sono intervenuti Alessandro e Bulfardo, con due interessanti commenti. Aspettavo il secondo turno e il secondo turno è arrivato.
Parto dal dire che non era quello che speravo, ma l’esito delle urne è stato chiaro: Berlusconi e la sua squadra hanno vinto e dispongono di una solida maggioranza.
Il Partito democratico ha perso.
Ma, ha vinto la “destra perché è il paese che è andato a destra” oppure esistono “due paesi reali, due contrapposte visioni della politica e del bene comune”?
E cosa è bene che facciano i vincitori e i perdenti?

L’INCLINAZIONE A DESTRA DEL PAESE
Tanti analisti convengono nel diagnosticare una virata destra dell’Italia. Ma siffatta inclinazione del Paese dura da quindici anni; solo che negli ultimi mesi è diventata un precipizio travolgendo persone, gruppi dirigenti, governi nazionali e locali. Dice Ezio Mauro che nello stesso “voto di Roma c’è un dato di destra reale così netto, addirittura biografico, fisico, concreto, che deve far riflettere”.
Ma chi deve far riflettere?
Intanto i vincitori, il governo, Berlusconi che debbono dare "pane di destra" al paese di questo affamato: le ricerche dicono che la stagione di un governo forte sale impetuoso dall’Italia intera, di qualsiasi colore.

IN ATTESA DI UNA VERA POLITICA DI DESTRA
Allora, non ci resta che verificare se Berlusconi ha gli attributi oppure no. Faccia come fecero Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli USA: un’autentica politica di destra.
C’è da riformare le istituzioni per snellire un Parlamento macchinoso e inefficiente, da predisporre una nuova legge elettorale (magari a doppio turno entro un assetto di tipo semipresidenziale), da riformare la burocrazia che è di tipo ottomano riducendo soprattutto al minimo gli adempimenti per i cittadini (così rediamo felice l’amico Alessandro e non solo lui).
C’è da avviare un federalismo fiscale che preveda la permanenza dei due terzi del gettito sul territorio dove viene generato, secondo la logica del chi fa da sé fa per tre.
C’è da realizzare concretamente le infrastrutture necessarie alla modernizzazione del Paese, senza badare alle eventuali opposizioni localistiche .
C’è da liberalizzare in modo tosto in molti altri campi (e non aspettare un nuovo Bersani o una Lanzillotta peraltro stoppati dalla propria maggioranza), mettere a ferro e fuoco gli immigrati, clandestini e no, come dice la Lega o meglio secondo il vangelo dell’ex sindaco Gentilini.
C’è da flessibilizzare il lavoro fino al massimo grado e non accontentarsi del pannicello caldo della Legge Biagi, da lasciare Alitalia al libero mercato senza sconti e paracaduti per i licenziati, da tagliare radicalmente le tasse a partire dai ceti più agiati, come negli USA.
C’è da inserire dosi massicce di privato nella sanità pubblica, da fornire cospicui finanziamenti alle scuole private, parificate e no, aggirando l’articolo 33 della costituzione, da modificare radicalmente o abolire la legge sull’aborto.
C’è da mettere nello scantinato le questioni cosiddette sensibili come le coppie di fatto, il testamento biologico, la modifica di alcune parti della legge 40.
C’è da inserire veramente il principio del merito all’interno delle scuole e di varare un generalizzato numero chiuso per le università.
E potrei continuare.

Questa è destra. E se la destra non fa la destra cosa fa di utile al paese? La solita melmosa poltiglia andreottiana che nulla cambia, nessuno scomoda e mantiene al potere? Non chiedo una destra liberale: mi sembrerebbe troppo. Ma almeno liberista, perbacco!

MA I DUE PAESI ESISTONO?
I risultati elettorali nudi e crudi, cosa dicono? Su questo si è già intrattenuto Bulfardo in modo analitico.
Io mi limito ad osservare che la differenza tra il partito di Veltroni, senza Di Pietro (12.092.998 pari al 33,2%) e quello guidato da Berlusconi e Fini, senza la Lega Nord e Sud, (13.628.865 pari al 37,4%) è di 4, 2 punti percentuali e1.535.867 voti. Non è un abisso. E che tra il novembre 2007 e l’aprile 2008 il recupero del Partito Democratico è stato di almeno10 punti percentuali (e forse più).
Allora è pur vero che esistono due paesi reali e quindi due contrapposte visioni della politica e del bene comune, come accade in molte parti dove esiste la democrazia.

Però c'è un però... non è proprio così: quella che si poteva definire l’altra metà dell’Italia ora è evidentemente i due terzi del Paese, se vi si sommano i voti delle Leghe, l’Udc e la Lista Di Pietro (che in larga parte non raccoglie certo umori di sinistra classica).

IN ATTESA DI UNA NUOVA POLITICA DI SINISTRA
Ecco quindi la parte “sinistra” del ragionamento: quello che aspetta al Partito Democratico (il secondo che ha bisogno di riflettere).
A mio parere la strada obbligata è quella che Veltroni ha riassunto nel termine “innovazione”. Innovazione nelle idee, nei programmi, nelle strategie e nelle persone.
Innovazione per evitare il “ripiegamento”. “Una sindrome – per dirla con Stefano Menichini – che chi viene da Botteghe Oscure (ma non solo, direi) conosce bene. Consiste in quello scivolamento all’indietro che fa colorare di rosso le bandiere, alzare i toni dell’opposizione a beneficio delle platee, abbandonare anzitempo le strade difficili che portano a rompere i totem e a infrangere i tabù della sinistra, anche quella cattolica”. Gli ammorbati dalla sindrome non lo dichiarano; magari lamentano “che lungo le strade difficili si rischia di perdersi, di isolarsi, di trovare pochi alleati” e solitamente cercano “molto vicino a sé i voti perduti: la sinistra radicale astensionista, i laici insoddisfatti, la protesta girotondina”.
Tutte analisi per certi versi non sbagliate, ma che rinunziano a far ripartire il PD nella direzione opposta, “cioè verso dove si trova ormai la stragrande maggioranza del paese, dell’elettorato popolare, dei ceti attivi e di quelli marginali”.

Per concludere, a mio modo di vedere, per fare il bene dell’Italia è necessario che la Destra faccia la vera destra (che al governo non ha mai fatto) e la sinistra faccia una nuova sinistra (che non è mai stata).
Buon lavoro.

Stefano Gentili

domenica 27 aprile 2008

PIT-STOP AL COMUNE DI PITIGLIANO

Io credo che non importa come la si pensi. Ciò che importa è pensare. Quindi tra i cittadini pitiglianesi ci sarà chi la pensa “destra” e chi “sinistra”, chi “centro” e chi “altro”.
Sia come sia, una volta che i fuochi sono finiti e il popolo sovrano ha parlato, ciò che conta è che chi si trova affidato il difficile compito di “governare” lo faccia nel miglior modo possibile e nell’interesse del bene comune.
E che i cittadini vigilino e stimolino l’istituzione come possono e al livello che possono: si tratti del Governo nazionale o di quello regionale; sia del governo provinciale che quello comunale.

Essendo trascorso un anno dalle amministrative comunali del 2007, mi permetto di intavolare una discussione libera, franca, pacata su “come sta andando, secondo te, l’attività dell’amministrazione comunale di Pitigliano”.

La coalizione vincente di centro-sinistra, guidata da Dino Seccarecci, come le altre, si presentò con un programma strategico e anche piuttosto dettagliato. Ricordo l’indice:

1. ACCENTUAZIONI METODOLOGICHE E PROGRAMMATICHE INNOVATIVE
1.1. Il Comune che vogliamo: UN COMUNE PARTECIPATO.
1.2. La logica che deve animare l’intera Comunità pitiglianese: LA DISPONIBILITÀ A FARE SISTEMA.
1.3. L’accentuazione programmatica e progettuale che in questa fase ci sembra decisiva:
SVILUPPARE, QUALIFICARE E PROMUOVERE IL SISTEMA DELL’OFFERTA TURISTICA E DEL COMMERCIO.
1.4. La scommessa dello sviluppo rurale: LA QUALITA’ E L’INTEGRAZIONE SONO IL SEGRETO DEL FUTURO.
1.5. La centralità dell’artigianato: SENZA IMPRESA NON C’E’ OCCUPAZIONE.
1.6. La valorizzazione del gioiello di famiglia: UN PROGETTO PER IL CENTRO STORICO.
1.7. Il desiderio di aiutare ad organizzare una città sempre più solidale: ATTENTA ALLA SALUTE, AI GIOVANI, AGLI ANZIANI, AL DISAGIO E PRONTA AD ORGANIZZARE RISPOSTE SOLIDALI.

2. NEL QUADRO DELL’AZIONE POLITICA E AMMINISTRATIVA AVVIATA, DELLE PROGETTUALITA’ ATTIVATE E DELLE QUESTIONI DI SEMPRE
2.1. LE AZIONI AVVIATE
La FORMAZIONE come chiave di volta per organizzare individualmente e comunitariamente il futuro.
Il potenziamento delle INFRASTRUTTURE DI SERVIZIO.
2.2.. LE PROGETTUALITA’ ATTIVATE
Il Piano Strutturale.

La Strategia di Marketing d’Area.
La Valorizzazione della Biblioteca e del Teatro.
Le politiche di Formazione all’imprenditorialità.
La creazione di Aree particolarmente dedicate alla realizzazione di attività imprenditoriali.
Il consolidamento strutturale del Masso tufaceo.
Il proseguimento degli interventi nella Borgata Casone.

2.3. LE QUESTIONI DI SEMPRE
L’OSPEDALE “PETRUCCIOLI”: un impegno che viene da lontano.
L’ammodernamento della STRADA 74 MAREMMANA.

Naturalmente le cose riportate nell’indice avevano e hanno un respiro quinquennale e ora siamo ad un quinto del percorso. Quindi calma e gesso.
Poi naturalmente le urgenze che si trovano amministrando spesso prendono il sopravvento sulle azioni di tipo strategico. Anzi, talvolta, sono le opportunità che possono presentarsi, che modificano l’orientamento amministrativo.
Ma, al di là di tutto, quello che è utile sapere è anche la percezione che le persone hanno dell’attuale amministrazione, con particolare riferimento, ovviamente, alla parte più operativa: la Giunta comunale.

Il traguardo è ancora lontano, i giri da completare sono ancora molti; è per questo che, come si dice in Formula 1, fare un “pit-stop” è cosa buona: riempire il serbatoio di propellente, cambiare le gomme consumate, verificare il funzionamento di tutti i sistemi interni, serve per partire con nuovo slancio.

E’ questo l’intento che mi muove e spero sia gradito ai primi interessati e a tutti i cittadini che vorranno offrire il loro indispensabile contributo a che la nostra città possa far proprio un nuovo slancio.
La recente esperienza del convegno internazionale su San Rocco ha dimostrato che i risultati si ottengono se “il sistema paese” si mostra collaborativo e tutto impegnato. E questa è una verità chiarissima. Naturalmente all’interno del sistema, uno degli organi che deve funzionare meglio possibile è quello “istituzionale”.

Da parte nostra, di cittadini, abbiamo il diritto-dovere di dire le cose che vediamo (quelle minute e quelle più grandi) e offrire il nostro contributo, se necessario anche molto critico, di riflessione.
Con franchezza, senza ipocrisie e timori, con tutti gli strumenti democratici a nostra disposizione: il web è uno di questi, utilizziamolo.

Stefano Gentili

giovedì 24 aprile 2008

25 APRILE: LA LIBERAZIONE INCOMPIUTA E UN BAMBINO

Avevo un profondo desiderio di commemorare il 25 aprile: la data della nostra liberazione pagata a caro prezzo. E stavo intelaiando alcune considerazioni farcite di vari punti di vista: Marcello Veneziani, Lucio Villari, Daniele Farina, Giampaolo Pansa, Alcide De Gasperi.

Poi, mezz’ora fa mio figlio di quasi 8 anni, mentre stavamo rientrando a casa mi ha detto: “Babbo, da grande voglio fare il rivoluzionario!”. “Oddio, ho risposto, e per fare cosa, non vorrai mica essere un violento?”. “No, no: voglio cambiare alcune cose”. “E cosa?”, ho ribattuto. “Voglio lottare contro lo spreco e per aiutare le persone povere” ha concluso.

Allora ho pensato che queste “belle intenzioni” di un bambino possono essere un “bel modo” di celebrare la Festa del 25 aprile.

Festa della liberazione certo, ma una liberazione ancora incompiuta.

Da parte mia aggiungo la segnalazione dell’intervento che mi fu chiesto di tenere a Grosseto, in Piazza Dante, come Presidente della Provincia il 25 aprile 1997 e ancora consultabile sul mio sito www.stefanogentili.it nella cartella “provincia amica”, nella parte “considerazioni su democrazia società civile e politica”.

Chi vuole aggregarsi, con propri commenti, è bene accetto.

domenica 20 aprile 2008

Commentiamo il risultato elettorale

Un amico che ha partecipato all’ultimo blog pre-elettorale, un po’ per prendermi per il naso, un po’ sul serio mi ha scritto: “dai provaci ancora Stefano! Un commento sul tuo blog sull' esito delle elezioni .....”. Perché no? Avanti allora miei prodi… dite la vostra che dirò la mia. Stefano Gentili

venerdì 4 aprile 2008

VOTIAMO IL PARTITO DEMOCRATICO PER UN’ITALIA PIÙ LIBERA, PIÙ GIUSTA, PIÙ SOLIDALE

In questi ultimi giorni stavo cercando le parole meno inadatte per dichiarare la mia volontà di votare alle prossime elezioni politiche Partito Democratico.
Ho poi letto l’appello dei Cristiano Sociali ai cattolici italiani e mi ci sono riconosciuto.


DARE FORZA ALLA VERA NOVITÀ DELLA POLITICA ITALIANA
Il PD è l’unica novità che può finalmente condurre l’Italia fuori dalla lunga crisi della politica. II PD si presenta, infatti, senza i vincoli della vecchia coalizione, libero di realizzare le sue idee e il suo programma.
Non si può guidare un paese moderno come l’Italia, con maggioranze eterogenee e senza la coesione necessaria per consentire al Governo di decidere e di fare le riforme di cui c’è bisogno.
La coalizione di centrodestra è invece, composta da 12 partiti, con un leader che si candida per la quinta volta e che ha già governato per 7 anni, con i risultati che tutti possono ricordare.
Il 13 e 14 aprile c’è la possibilità di scegliere il futuro oppure di tornare al passato, ad un film già visto, con gli stessi interpreti, lo stesso copione, tutto esattamente come prima.
Molto dipenderà dal voto di noi cattolici.

FAR VINCERE IL PD PER RISOLVERE I PROBLEMI DEL PAESE
Il PD ha superato le divisioni del passato e unito il meglio della tradizione popolare cattolica e di quella della sinistra democratica, favorendo il dialogo e l’impegno comune di credenti e non credenti.
Per questo è il partito che può davvero dare le risposte che l’Italia si aspetta: ridare moralità alla politica e ridurre i suoi costi, rimettere in moto l’economia promuovendo uno sviluppo sostenibile, garantire sicurezza e benessere alle famiglie, innanzitutto a quelle con figli, restituire centralità al lavoro e alla sua tutela, combattere le disuguaglianze e la precarietà del lavoro dei giovani, assicurare accoglienza ai cittadini stranieri che rispettando le leggi, vogliono integrarsi nelle nostre comunità, riformare le istituzioni per renderle più efficienti
e vicine ai cittadini, rafforzare il volontariato e l’associazionismo di solidarietà.

FAR AVANZARE I VALORI CHE CI STANNO A CUORE
La politica non è il luogo per affermare verità di fede, ma per ricercare nel confronto tra diversi e nello spirito della laicità democratica, sintesi condivise in cui vivano i valori per noi irrinunciabili.
Il PD riconosce il carattere “pubblico” dell’esperienza religiosa ed insieme, l’autonomia e le responsabilità proprie della politica. Il PD non strumentalizza la Chiesa.
Su questioni quali la vita dal suo inizio al suo termine, la famiglia, la dignità e i diritti delle persone senza discriminazioni, l’attenzione ai più deboli, la non violenza, la pace e la solidarietà tra i popoli, il PD ha compiuto scelte in cui come cattolici possiamo riconoscerci pienamente.
In particolare, il PD ha già elaborato proposte di legge per affrontare i problemi
più urgenti di questo momento: adeguare le retribuzioni e le pensioni al costo della vita; ridurre le imposte sui redditi da lavoro e da pensione; garantire almeno mille euro al mese ai lavoratori precari; sostenere le famiglie con l’aumento degli assegni familiari, degli sgravi fiscali, degli aiuti per le persone non autosufficienti, dei servizi per l’infanzia, la costruzione di nuove case da affittare; applicare con coerenza e in tutte le sue parti la legge 194 per prevenire l’aborto e sostenere, con misure efficaci, la maternità responsabile; riconoscere i diritti e le responsabilità delle persone che convivono stabilmente, senza alcuna equiparazione alla famiglia fondata sul matrimonio.
E’ noto che ci sono perplessità sulla candidatura di alcuni esponenti radicali, ma questa presenza non altera la proposta politica e programmatica del PD.

DARE UN VOTO UTILE PER DECIDERE DI CAMBIARE
Ci sono ancora molti indecisi, anche tra i cattolici, molti elettori che non vogliono andare a votare o non sanno ancora quale partito scegliere. Si può comprendere la stanchezza e la delusione per una politica troppo spesso lontana dalla realtà.
Ma con il voto si può decidere di cambiare, si può guardare al futuro, si può fare spazio alla speranza. Si può dare ancora una possibilità a chi crede nell’Italia delle persone serie, dei tanti che si impegnano con dignità e discrezione, che non rinunciano al valore dell’onestà, al rispetto delle leggi, alla solidarietà verso gli altri.
Questa Italia al servizio del bene comune non può scomparire, non può lasciare il campo alla volgarità, agli interessi di parte, alle false promesse.
Il voto può dare un volto nuovo a questa Italia.
Senza il voto decidono gli altri.
Chi si astiene, vota bianco o nullo, dà vita ad una protesta i cui effetti si esauriscono subito. Tutti i seggi di Camera e Senato, infatti, si assegnano con i soli voti validi.
Solo con il voto si può determinare il cambiamento che tutti desideriamo.
Con la scelta del Partito Democratico si dà un voto utile per garantire
davvero all’Italia che vogliamo di crescere e progredire.

Naturalmente è sempre un punto di vista: quello dei cristiano sociali e il mio.
E il tuo qual’ è?



Stefano Gentili