sabato 23 maggio 2009

UN PERIODO SUI BANCHI E UN ALTRO NEI CAMPI

Poche ore fa era con noi a Pitigliano Alessandra Sensini in una tappa del suo tour elettorale per le elezioni europee.
Insieme alla candidata del PD e alle persone presenti in piazza abbiamo fatto un drink, parlato, invitato a votare lei alle europee e Marras-Bianchini (candidata di collegio) per le provinciali.
Insieme ad altri amici ho fatto volantinaggio.
Sulla via di casa ho continuato a consegnare bigliettini, depliant, fac-simili. Ad un certo punto una persona, forse un po’ scherzando o forse con maliziosa ironia, mi ha detto: “Ma come sei ridotto! Da Presidente della Provincia a passacarte. Ne hai fatta di strada!”.
Gli amici che mi accompagnavano ci sono rimasti male e me lo hanno fatto notare.
Io, dopo un attimo di lieve spaesamento, ho sentito crescere dentro di me una pace e una gioia intensissime.
Non è forse questa la giusta via? Un po’ abati, un po’ monaci, un periodo sui banchi, un altro nei campi?
Non è forse vero che siamo tutti un po’ malati e un po’ dottori, un po’ ignoranti e un po’ insegnanti?
A noi, poi, che abbiamo ricevuto l’immeritato dono della fede, non è forse chiesto di sentirci servi inutili?
Stefano Gentili

martedì 5 maggio 2009

LO SPECCHIO E LA LENTE TRA BERLUSCONI E IL PAESE

L’editoriale di oggi sul quotidiano Avvenire, dal titolo "Politica e discrimine etico" è interessante per una serie di considerazioni. Io mi soffermo solo sulla sua ultima parte.
Tracciando l'identikit di quelle che dovrebbero essere le caratteristiche di un capo di governo, dice: “La stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti: non possono esserlo. Per questo noi continuiamo a coltivare la richiesta di un presidente che con sobrietà sappia essere specchio, il meno deforme, all'anima del Paese”.
Concordo quasi al 100 per 100.
Il quasi dipende dalla seconda parte del secondo periodo: un presidente che sappia essere specchio, il meno deforme, all'anima del Paese.

Con quelle considerazioni si dà per scontata l’anima nobile del Paese, del quale Berlusconi sarebbe un’immagine deformata.
E se non fosse così, se fosse sfocata la lente di Avvenire e invece l’anima del Paese fosse proprio quella rappresentata da questo Berlusconi?
Se l’anima del Paese si fosse berlusconizzata a tal punto – per dirlo con Veronica Lario – che cose come queste e altro “ciarpame politico” non facciano scandalo, che quasi nessuno si stupisca, che “per una strana alchimia il paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore”?
Io temo che sia sfocata la lente e che lì risiedano anche le ragioni del successo di Berlusconi.
Stefano Gentili