L’editoriale di oggi sul quotidiano Avvenire, dal titolo "Politica e discrimine etico" è interessante per una serie di considerazioni. Io mi soffermo solo sulla sua ultima parte.
Tracciando l'identikit di quelle che dovrebbero essere le caratteristiche di un capo di governo, dice: “La stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti: non possono esserlo. Per questo noi continuiamo a coltivare la richiesta di un presidente che con sobrietà sappia essere specchio, il meno deforme, all'anima del Paese”.
Concordo quasi al 100 per 100.
Il quasi dipende dalla seconda parte del secondo periodo: un presidente che sappia essere specchio, il meno deforme, all'anima del Paese.
Con quelle considerazioni si dà per scontata l’anima nobile del Paese, del quale Berlusconi sarebbe un’immagine deformata.
E se non fosse così, se fosse sfocata la lente di Avvenire e invece l’anima del Paese fosse proprio quella rappresentata da questo Berlusconi?
Se l’anima del Paese si fosse berlusconizzata a tal punto – per dirlo con Veronica Lario – che cose come queste e altro “ciarpame politico” non facciano scandalo, che quasi nessuno si stupisca, che “per una strana alchimia il paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore”?
Io temo che sia sfocata la lente e che lì risiedano anche le ragioni del successo di Berlusconi.
Stefano Gentili
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