Non so se per scappare dal presente o cos’altro, ma in questi giorni mi sono trovato tra le mani il pensiero e gli scritti di uno tra i più grandi filosofi del pensiero occidentale, Immanuel Kant (1724-1804).
Vi ho ritrovato 4 perle molto attuali.
Fine dello Stato è la libertà dei cittadini e il diritto è l’insieme delle condizioni per le quali l’arbitrio di ognuno (la volontà di ognuno) può accordarsi con l’arbitrio degli altri secondo una legge universale di libertà.
Agisci in modo da trattare l’umanità, nella tua come nell’altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo.
Nessuno Stato deve intromettersi con la forza nella costituzione e nel governo di un altro Stato.
Il dispotismo è la volontà pubblica usata dal sovrano alla stregua della volontà privata.
Mmhh….
Stefano Gentili
sabato 28 marzo 2009
martedì 17 marzo 2009
LA COSTITUZIONE NON E’ DIETRO, E’ DAVANTI
La nostra Costituzione può essere certo aggiornata e modificata in alcune sue parti, ma soprattutto deve essere ancora ampiamente realizzata.
Ricorro sempre a Piero Calamandrei ed alla sua mirabile lezione agli studenti nel 1955:
“L’art.34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi! Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!
E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.
Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato, un punto fermo. E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente” (…).
La Costituzione del 1948 non è alle nostre spalle, è dinanzi a noi.
Stefano Gentili
Ricorro sempre a Piero Calamandrei ed alla sua mirabile lezione agli studenti nel 1955:
“L’art.34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi! Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!
E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani.
Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato, un punto fermo. E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente” (…).
La Costituzione del 1948 non è alle nostre spalle, è dinanzi a noi.
Stefano Gentili
venerdì 13 marzo 2009
VERFASSUNGSPATRIOTISMUS
Tra i clerico-moderati e i catto-comunisti c’è di mezzo la Costituzione italiana.
Non molti anni fa, Habermas, filosofo tra i più autorevoli della Germania, proclamò il Verfassungspatriotismus , il patriottismo della Costituzione, quale punto di riferimento, quasi collante, per l’identità tedesca; quale valore in cui i cittadini del suo Paese potevano riconoscersi e trovare una loro unità, il senso di una comune appartenenza e di un comune destino, di una Patria.
In Italia non è proprio possibile?
Stefano Gentili
Non molti anni fa, Habermas, filosofo tra i più autorevoli della Germania, proclamò il Verfassungspatriotismus , il patriottismo della Costituzione, quale punto di riferimento, quasi collante, per l’identità tedesca; quale valore in cui i cittadini del suo Paese potevano riconoscersi e trovare una loro unità, il senso di una comune appartenenza e di un comune destino, di una Patria.
In Italia non è proprio possibile?
Stefano Gentili
giovedì 12 marzo 2009
DOVE E’ NATA LA COSTITUZIONE
C’è chi giura sulla Costituzione e chi vuole modificarla, chi medita di stravolgerla e chi di aggiornarla. Se ne parla molto a briglia sciolta senza meditare a sufficienza dove nacque, magari per coglierne qualche consiglio comportamentale.
Piero Calamandrei, in un discorso a giovani studenti universitari di Milano nel 1955 precisava:
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”
Stefano Gentili
Piero Calamandrei, in un discorso a giovani studenti universitari di Milano nel 1955 precisava:
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”
Stefano Gentili
venerdì 6 marzo 2009
LE RONDE PERICOLO SOCIALE
Il magistrato Giuseppe Di Lello racconta che leggendo un giallo pubblicato tre anni fa da Sellerio e scritto da due autori svedesi addirittura nel 1967 si è imbattuto in un episodio di inquietante attualità.
Ecco il brano che ha colpito Di Lello.
“Dopo lo stupro e l’omicidio di due bambine a Stoccolma si costituiscono milizie di 'volenterosi' che si assegnano il compito di vigilanza nei parchi della città. Durante un giro di ricognizione si imbattono in un poliziotto che, in borghese e in servizio, era proprio a caccia dell’assassino e, credendolo un potenziale stupratore, lo pestano di santa ragione. I due 'rondisti' vengono arrestati e portati in commissariato dove l’ispettore capo li redarguisce così: ‘Quello che avete fatto è imperdonabile. La sola idea di una milizia comporta un pericolo sociale superiore a quello di singoli criminali o di una gang. Spiana la strada a una mentalità del linciaggio e a una giustizia arbitraria. Capite quel che voglio dire?’“
Capite?
Stefano Gentili
Ecco il brano che ha colpito Di Lello.
“Dopo lo stupro e l’omicidio di due bambine a Stoccolma si costituiscono milizie di 'volenterosi' che si assegnano il compito di vigilanza nei parchi della città. Durante un giro di ricognizione si imbattono in un poliziotto che, in borghese e in servizio, era proprio a caccia dell’assassino e, credendolo un potenziale stupratore, lo pestano di santa ragione. I due 'rondisti' vengono arrestati e portati in commissariato dove l’ispettore capo li redarguisce così: ‘Quello che avete fatto è imperdonabile. La sola idea di una milizia comporta un pericolo sociale superiore a quello di singoli criminali o di una gang. Spiana la strada a una mentalità del linciaggio e a una giustizia arbitraria. Capite quel che voglio dire?’“
Capite?
Stefano Gentili
domenica 1 marzo 2009
IO, LA COSCIENZA E IL PAPA
Al di sopra del papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.
Stefano Gentili
Stefano Gentili
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