“I riassunti giornalistici dei discorsi (in termine tecnico “prolusioni”) che il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rivolge al consiglio permanente dei vescovi italiani sono sempre necessariamente troppo poveri rispetto al testo di cui si parla.
E se poi il testo in questione è lungo venti pagine, come nel caso di quello letto l’altro ieri da Bagnasco, è chiaro che non bastano poche righe per coglierne tutti gli aspetti.
Circa l’aborto, tema indubbiamente centrale, Bagnasco non ha pronunciato un semplice no. Ha pronunciato piuttosto una condanna durissima della banalizzazione dell’aborto, sostenendo che con le risorse farmacologiche (pillola del giorno dopo, pillola dei cinque giorni) si torna paradossalmente e drammaticamente a quella privatizzazione e clandestinità del fenomeno che era proprio ciò che la legge 194 diceva di voler combattere. Spunto che andrebbe accolto per una riflessione seria.
E comunque nella prolusione non si è parlato solo di aborto. Si è parlato di diritto alla vita e dignità della vita, il che ne amplia di molto la portata. Tra i valori non negoziabili, secondo l’espressione ormai nota di Benedetto XVI, Bagnasco ha messo infatti anche l’accoglienza degli immigrati, il diritto al lavoro e alla casa, la difesa del creato, la lotta alla malavita. Nel suo ragionamento, tutti questi valori si tengono. Non si può essere per la vita e non fare nulla per dare lavoro e prospettive ai giovani. Non si può essere per la vita e non essere accoglienti verso i lontani che arrivano da noi per guadagnarsi onestamente da vivere. Non si può essere per la vita e inquinare i fiumi o privatizzare l’acqua.
È questione di coerenza.
Importante è la precisazione arrivata dallo stesso Bagnasco nella lettera firmata insieme agli altri vescovi della Liguria: se è vero che i cattolici, al momento del voto, devono scegliere i candidati che sono per la vita, è altrettanto vero che l’essere per la vita implica l’adesione convinta a tutti i valori menzionati sopra. Non è possibile una selezione personale. O li si accetta e li si difende in blocco, o si cade nell’incoerenza.
Nel ragionamento proposto dal cardinale ai suoi confratelli è poi importante la riflessione sul declino dell’Italia e sulla necessità di trovare le risorse per reagire. Risorse morali, certamente, che però hanno bisogno di trovare fondamenta solide in provvedimenti concreti, a partire dall’educazione.
E come dimenticare il dovere dell’onestà, richiamato in modo tanto esplicito a politici e amministratori? Rubare alla cosa pubblica, ha detto Bagnasco, non è un rubare di meno, ma un rubare di più. E sostenere che «tanto rubano tutti» non è una giustificazione, ma un’aggravante.
C’è, nel discorso del cardinale presidente dei vescovi, un’esplicita autocritica riguardante
Mai come in questa occasione la prolusione di Bagnasco va letta integralmente.
Il pastore ha ricordato alle pecorelle i valori più importanti, ma non si è limitato a farne un elenco. Ha motivato.
E anche coloro che, come al solito, cercano di trarre profitto politico dalle sue parole dovrebbero avere per una volta l’onestà di prendere in considerazione la riflessione del cardinale nel suo complesso”.
L’onestà intellettuale è una grande dote, quando c’è.
Stefano Gentili
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