domenica 23 gennaio 2011

LE SORPRESE DEI “CATTOLICONI” E DELL’ARCIVESCOVO

Sorprende, negativamente, la reazione di un gruppo di “cattoliconi” del Pdl allo scandalo Berlusconi.
Sempre pronti a passare con le scarpe chiodate dei temi eticamente sensibili sulla vita delle persone, non sono ora altrettanto capaci di prendere le distanze dal loro capo.
Raffaele Calabrò, Roberto Formigoni, Maurizio Gasparri, Maurizio Lupi, Alfredo Mantovano, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi hanno scritto una lettera aperta nella quale parlano della “marea di pettegolezzi che invadono ogni giorno le pagine dei giornali”, di “moralismo interessato e intermittente”, di “gogna preventiva” che “butta nella pubblica piazza con una violenza inusitata la presunta vita privata delle persone”.
Chiedono “a tutti di aspettare, di sospendere il giudizio, di non farsi trascinare nella facile trappola del processo mediatico e sommario al presidente del Consiglio”, e chiedono “che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato”.
Lo chiedono perché non credono “all`immagine abietta del Presidente Berlusconi così come dipinta da tanti giornali”. Concludono, “certi che il tempo ci darà ragione” affermando perentoriamente: “Noi conosciamo un altro Berlusconi” e “continueremo a portare avanti il lavoro politico e legislativo (…) di difesa della famiglia”.

Sorprendono, positivamente, le dichiarazioni di monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, trai più autorevoli esponenti del Consiglio permanente della Cei, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro che dice con chiarezza quello che va detto con ogni evidenza.
“Sono i giovani le prime vittime degli indecorosi spettacoli di questi giorni. Perché quando si esaltano modelli discutibili come la corsa alla ricchezza, la forza del denaro e, ancora peggio, lo sfruttamento della bellezza della donna con modi di vivere moralmente inaccettabili, i ragazzi vengono inevitabilmente danneggiati. Al di là di tutti gli aspetti legati alle note vicende personali del premier, è questa la preoccupazione maggiore che sento di dover denunciare per quanto sta accadendo. E lo faccio come vescovo, come pastore e come uomo”.
“Sono preoccupazioni mie, ma anche disagi raccolti tra quanti incontro in diocesi. Proprio ieri, durante una visita in una scuola, ho avuto modo di parlare di quanto sta succedendo con insegnanti e studenti. Ebbene, in tanti mi hanno detto che le vicende del premier hanno già compromesso uno sforzo educativo portato avanti da anni da scuole e famiglie”.

Non so perché al termine di questi brevi resoconti mi viene alla mente la frase con la quale il Cardinale Dionigi Tettamanzi chiuse la sua Prolusione al Convegno della Chiesa italiana di Verona richiamandosi alla Lettera di Paolo agli Efesini:
“Quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della fede sino alla fine. E’ meglio essere cristiano senza dirlo piuttosto che proclamarlo senza esserlo”.
Stefano Gentili

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