martedì 2 giugno 2009

L’INCIVILTA’ SOCIALE (1)

Nell’editoriale di Aggiornamenti Sociali dell’aprile 2009, Padre Bartolomeo Sorge invitava e “risalire la china dell’inciviltà”, partendo, nelle sue considerazioni, da una riflessione di Giovanni Paolo II.
“Una domanda interpella profondamente la nostra responsabilità: quale civiltà si imporrà nel futuro del pianeta? Dipende infatti da noi se sarà la civiltà dell'amore, come amava chiamarla Paolo VI, oppure la civiltà - che più giustamente si dovrebbe chiamare ‘inciviltà’ - dell'individualismo, dell'utilitarismo, degli interessi contrapposti, dei nazionalismi esasperati, degli egoismi eretti a sistema”. Perciò - concludeva il Papa - “la Chiesa sente il bisogno di invitare quanti hanno veramente a cuore le sorti dell'uomo e della civiltà a mettere insieme le proprie risorse e il proprio impegno, per la costruzione della civiltà dell'amore” (Angelus, 13 febbraio 1994).
Quel monito, dice P. Sorge, oggi si rivela profetico.
Il mondo sta scivolando pericolosamente verso l'inciviltà dell'individualismo e dell'egoismo eretti a sistema.
Il progressivo deterioramento civile della situazione è sotto gli occhi di tutti.

“I fatti parlano da soli e sono inequivocabili. I problemi che affliggono il Paese non sono nati oggi; ce li trasciniamo da decenni. Nuova, però, è la ‘filosofia’ con cui si affrontano, che produce effetti deleteri. È un fatto che siamo tutti condizionati dalla paura e dal bisogno di sicurezza; ma è ideologico addossarne la responsabilità solo all'uno o all'altro problema emergente. Nessuno nega che l'immigrazione ‘clandestina’ porti con sé problematiche gravi, ma trasformarla - come si fa - nella causa di tutti i mali della società italiana significa affrontare il problema in modo ideologico e fuorviante.
Introdurre il reato di ingresso e di soggiorno illegale, imporre tasse per ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno, consentire ai medici di denunciare i pazienti stranieri senza documenti, ventilare l'ipotesi di classi separate nelle scuole, rifiutare agli stranieri i servizi sociali e i sussidi di disoccupazione garantiti agli italiani, sono tutte scelte che aggravano la situazione.
Perché stupirsi poi se, in un clima inospitale e discriminatorio, si moltiplicano - da una parte e dall'altra - casi di violenza brutale, di intolleranza, di razzismo e di xenofobia? Se le città diventano sempre più invivibili e insicure? Come non accorgersi che inviare i soldati a pattugliare le strade e istituire ronde di ‘volontari per la sicurezza’ (che ricordano troppo da vicino una omonima ‘milizia’ di malfamata memoria) serve soltanto a esautorare le forze dell'ordine e ad avallare l'idea che è più efficace che i cittadini si facciano giustizia da sé? Così si scivola verso l'inciviltà sociale".
Condivido e rilancio.
Stefano Gentili

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