Ricordo come fosse ora la mia partecipazione, in veste di Presidente della provincia di Grosseto, al rito funebre per Don Giuseppe Dossetti, che si svolse il 18.12.1996 in San Petronio a Bologna. Partecipai alle esequie perché ritenni importante testimoniare anche istituzionalmente la profonda gratitudine per uno degli ultimi grandi padri della Repubblica italiana e della Carta costituzionale.
Ieri è stato l’anniversario della sua morte avvenuta il 15.12 1996 e nel caos di questi giorni è bene richiamare questa eminente figura che, tra il 1994 e il ‘95, quando Berlusconi annunciò all’Italia cosa aveva in mente dopo aver demolito la vecchia Repubblica, abbandonò l’esilio spirituale nelle montagne della Giordania.
Tornò a Bologna e raggranellò un gruppo di costituzionalisti con un discorso che sarà poi, drammaticamente confermato.
«Parlò di una ‘mitologia sostitutiva’ con la quale il liberismo della destra aveva aperto il conflitto costituzionale.
‘Mitologia sostituiva’ che tendeva a sostituire la sovranità popolare ‘col mito antidemocratico, anzi idolatrato, di un potere da conservare ad ogni costo e contro ogni ragione e interesse del paese’ mediante la sollecitazione di forme plebiscitarie per ‘ridurre il consenso del popolo sovrano all’applauso del popolo sovrano’.
Dossetti ricordava il senso della sovranità del popolo custodito dalla Costituzione, che si sarebbe voluto cambiare stravolgendo ‘la volontà popolare che ha, come normale espressione, la sua rappresentanza nelle assemblee del Parlamento, e normale garanzia le istituzioni che vegliano sulla Carta Magna: presidente della Repubblica e Corte costituzionale’.
Dossetti era così preoccupato da girare l’Italia a 81 anni per lanciare l’allarme.
Ogni sera la sua voce denunciava che ‘alla Costituzione ancora formalmente e sostanzialmente vigente si sono volute opporre ipotetiche norme di una mitica Costituzione ancora non scritta, del tutto immaginarie, sulla semplice base di deduzioni ricavate solamente dalla legge elettorale maggioritaria, deduzioni del tutto infondate e senza nessun precedente in qualunque ordinamento costituzionale’» (Maurizio Chierici)
Parole profetiche quelle di Dossetti rilette appena 13 anni dopo. Attualissime, vivissime.
E nel caos calmo (?) degli ultimi mesi, mi viene da riprendere la citazione del profeta Isaia (cap.21, 11-12) che proprio Dossetti utilizzò commemorando Giuseppe Lazzati il 18 maggio 1994:
«Mi gridano da Seir Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?
La sentinella risponde: viene il mattino, e poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!»
Quanto durerà ancora questa notte delle coscienze, dell’etica, della legalità, delle false parole, dell’arbitrio, dell’indifferenza.
Quanto durerà, sentinella?
Quanto ancora dobbiamo resistere?
La memoria ancora viva di Giuseppe Dossetti rappresenta un’àncora nel cammino resistenziale.
Stefano Gentili
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