A quanto riferisce Libero (sempre molto puntuale su ‘certe’ cose), l’ex governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, è stato fermato dai carabinieri a un posto di blocco mentre era in auto con un viado sudamericano alle tre di notte, martedì 25 gennaio in via Tuscolana a Roma.
La notizia probabilmente conferma che il giornalista televisivo non ha del tutto abbandonato i comportamenti che, un anno fa, lo misero nell’occhio del ciclone mediatico, screditandolo fortemente. Anche se potrebbe non essere così.
Comunque sia, ora è un semplice cittadino e il mio sfavorevole giudizio sui suoi comportamenti di allora deve, oggi, fermarsi alle soglie di casa o della sua lussuosa Lexus.
La cosa mi ha fatto venire in mente i recenti fatti che coinvolgono il Presidente del Consiglio. Ma non solo.
Mi ha fatto ricordare che il Governatore della Regione Lazio, dopo poche ore dalla pubblicazione delle sue frequentazioni, si dimise dalla carica.
E si dimise non solo per una scelta personale (che certamente vi fu), ma perché dietro vi era un partito e magari una coalizione che sostanzialmente glielo impose. Probabilmente anche con una certa crudezza.
Berlusconi non si dimette, e questo tutti lo sanno.
Ma perché i suoi non glielo chiedono, magari… con una certa durezza?
Perché il suo partito o settori di esso non prendono la decisione di sfiduciarlo?
Questa è un’anomalia che non si addice ad un paese democratico; in qualsiasi altra parte del mondo libero, sarebbe già stato spedito a casa.
Addirittura Benito Mussolini, il duce, il dittatore, fu sfiduciato dai suoi con l’ordine del giorno Grandi presentato alla seduta del Gran Consiglio del Fascismo il 24 luglio del 1943. Sfiducia che provocò la caduta del duce, aprendo l’ultima fase del regime fascista con la RSI.
Furono 19, o meglio 18 perché uno il giorno dopo ritrattò, i suoi gerarchi che si assunsero la responsabilità di quella gravosa scelta: Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Luigi Federzoni, Galeazzo Ciano, Cesare Maria De Vecchi, Alfredo De Marsico, Umberto Albini, Giacomo Acerbo, Dino Alfieri, Giovanni Marinelli, Carluccio Pareschi, Emilio De Bono, Edmondo Rossoni, Giuseppe Bastianini, Annio Bignardi, Alberto De Stefani, Luciano Gottardi, Giovanni Balella.
Per il Sultano i”responsabili” potrebbero essere, che so …, Schifani, Alfano, Cicchitto, Gelmini, Gasparri, Meloni, Aprea, Bergamini, Bonaiuti, Boniver, Brambilla, Carfagna, Cosentino, Crosetto, De Girolamo, Faenzi, La Russa, Prestigiacomo.
Certo, Mussolini, dimissionato e fatto arrestare dal Re, poi liberato dai paracadutisti tedeschi, costituita la Repubblica Sociale Italiana, fece condannare a morte i “traditori” e 5 di essi furono effettivamente fucilati (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi).
Ma Silvio non arriverebbe mai a tanto. Perché lui è buono.
Forza, allora, coraggio.
Stefano Gentili
1 commento:
Analogie.
Marrazzo è stato colto con le "mani nel sacco" ed ha ammesso la propria responsabilità (morale, non certo politica, se non per il fatto di essere andato dove è andato con l'auto della Regione) Berlusconi no (o, almeno, non ancora.
Anche Fini sta occupando una carica che per sua natura è al di sopra delle parti, ma è diventato un leader dell'opposizione. Dovrebbe dimettersi, ma non lo fa.
Ha anche svenduto a sé stesso un bene non (solo) suo, dicendo che si sarebbe dimesso se fosse stato accertato quello che poi è stato accertato.
Dunque, dovrebbe dimettersi, ma non lo fa.
Dovrebbe dimettersi anche la garrula Iervolino, per come ha ridotto Napoli; e avrebbe dovuto dimettersi anche Bassolino, per lo stesso motivo. Niente.
Il marito della signora "io so tutto" Finocchiaro ha fatto come l'Inter: ha vinto una gara (per una fornitura ad un ospedale pubblico) senza nemmeno giocarla.
Le prime parole dell'ineffabile Anna (ex magistrato, che sia un caso?): "Non mi dimetto".
Potrei continuare, ne troverei a bizzeffe da una parte e dall'altra, ma mi fermo qui.
Concludo con due osservazioni, una delle quali mi riguarda da vicino.
Berlusconi, che, si sa, è la causa e l'origine di tutti i mali che affliggono il Bel Paese, ha avuto oltre 450 accertamenti finanziari (dal 1994, ovviamente); Calisto Tanzi nessuno.
Se chi può ne avesse fatto uno in meno a Berlusconi e uno (solo) a Tanzi, forse ora tanta gente non piangerebbe sul "latte" versato.
Nell'aprile 2004 ho denunciato per truffa un tale alla Procura di Milano (proprio quel palazzone bianco che si vede spesso in TV).
Prima udienza: aprile 2008.
Se il tale di cui parlo, invece di chiamarsi come si chiama, si fosse chiamato Berlusconi, la prima udienza l'avremmo avuta non dopo 4 mesi, ma dopo 4 giorni.
Sarà un caso anche questo?
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