La parte della mia storia che avvio con questo post si riferisce all’impegno politico, che è durato circa 10 anni. Il primo lustro ha riguardato l’impegno politico partitico, il secondo quello politico amministrativo
La
prima fase ha interessato gli anni 1990-1994 ed è cadenzata da alcuni precisi
eventi provinciali. Il XVII Congresso provinciale DC del 3-4 febbraio 1990. La
nascita di Rifondazione Democristiana dell’ottobre 1992. Il XVIII Congresso
provinciale DC svoltosi in due momenti: maggio e giugno 1993. L’avvio del
percorso costituente per la nascita del nuovo Partito Popolare dell’ottobre
1994. La nascita del Polo della Democrazia e della Solidarietà del dicembre
1994.
• Entro
ufficialmente nella Dc nel 1987, impegnandomi nella sezione di Pitigliano. Poi
vi è una proiezione provinciale e parte l’avventura, con l’elmetto. Mai mi
sarei aspettato che qualcuno mi indicasse come candidato alla segreteria
provinciale della DC. La sorpresa non è solo mia se il giornalista de
La Nazione, Salvatore Mannino, il 3 febbraio 1990, inizia il suo articolo con
quel “Carneade, chi era costui?” di donabbondiana memoria. Vado
all’assemblea il giorno dopo e emozionato intervengo… a pallettoni. Il
Tirreno e La Nazione mi dipingono come il Leoluca Orlando della Maremma. “È
nata una stella” commenta il generoso Giuliano Carli (La Nazione, 5 febbraio 1990). “Di
sicuro c’è –
continua il corrispondente S. Mannino – che la sinistra DC ha trovato il suo
Leoluca Orlando: l’uomo del mondo cattolico, molto critico nei confronti dei
vecchi schemi democristiani, più legato ai movimenti che al partito
tradizionale. Il discorso di Gentili è stato tutto giocato sulla
contrapposizione tra vecchio e nuovo. Andrei, la sua gestione, la prospettiva
che offre sono il vecchio, un partito moderato e sclerotico”. Ricevo
complimenti e applausi, poi in un pranzo di corrente viene deciso il mio
ritiro, con mio sollievo e sollievo anche di chi mi ha presentato.
• Terminato il congresso mi defilo. Fino al 12
dicembre 1992, quando, insieme a un bel gruppo di amici, presentiamo le nostre idee per
il rilancio della DC. E proponiamo una vera e propria rottamazione. Chiediamo
di rimuovere i detriti perché il partito è diventato una necropoli, di
abbattere il clientelismo-nepotismo, di finirla con il professionismo politico,
di buttare alle ortiche la confusione tra incarichi, di porre fine all’era dei
portaborse, di azzerare il tesseramento e cambiare totalmente la dirigenza
provinciale. Il tutto per una politica della speranza, con in mente Padre
Bartolomeo Sorge.
•Avevo giurato a me e stesso di non farlo più, ma
cado un’altra volta nel tranello: di nuovo candidato al Congresso provinciale
del 1993, contro Felice Matrisciano. Mi muovo per la provincia per confrontare
le nostre radicali idee di rinnovamento (Castel del Piano, Grosseto, Follonica,
Albinia). Idee che partono dalla presa di coscienza della fine di un’intera
stagione politica, della fine di quella forma partito, del crepuscolo di quella
Dc. E si reggono su tre convinzioni. La fine di quella forma partito non
presuppone la fine dei partiti, ma la loro radicale rifondazione. Il crepuscolo
di quella DC non fa tramontare la necessità del contributo del cattolicesimo
democratico alla politica. Per offrire un serio contributo in questa direzione
è ancora necessaria un’aggregazione politica che si ispiri ai valori cristiani.
Quello che penso lo dico in un’intervista
al settimanale diocesano, che inizia così: “Dopo il 18 aprile chi non cambia,
se non deve andare in carcere, andrà in soffitta o in archivio”. E aggiungo:
“Se la mia candidatura, con tutto quello che rappresenta, non trova il consenso
degli aderenti democristiani, ma ancora una volta si preferiscono candidati
ingabbiati nella vecchia logica, considero chiusa la mia esperienza in questa
DC provinciale”.
Posizioni effettivamente forti, forse integraliste, sicuramente
intransigenti e, pertanto, prestano il fianco ad essere ritenute presuntuose,
irrispettose, totalitarie. Non è certo questo l’intento che le muove; v’è
invece l’avvertita coscienza della gravità del momento, che richiede interventi
extra-ordinari.
Al congresso affermo che il nuovo è: tornare alle
radici, il partito dei cittadini, eliminare le strutture di peccato, puntare
sui valori e, in primis, sono le persone nuove. Perdo la sfida, anche se
analizzando i voti delle sezioni territoriali vi sono molte sorprese. E Mauro
Schiano teorizza “il bello della sconfitta”.
• Partecipo anche all’Assemblea per il nuovo
Partito Popolare e la linea è sempre la distinzione tra vecchio e nuovo. Il
nostro slogan è “dentro, contro, oltre”. Interessante un convegno che facciamo
al Castello della Triana.
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