sabato 23 gennaio 2021

POST 25 – LA TERZA FASE DELLA FORMAZIONE E IL PREZIOSO INCONTRO CON TINA ANSELMI

Volevamo fare un balzo in avanti e ampliarci all’intera provincia, ma i traumatici eventi nazionali travolsero tutto. L’emozionante incontro con la partigiana Tina Anselmi e la nascita a Grosseto, il 25 maggio 1994, del Centro Politico Ildebrando da Soana. Centro nato e morto

Il 1993 fu l’anno della SFISP dedicata ai formatori.

Organizzammo la Scuola lungo un percorso rigoroso fatto di 8 incontri, uno ogni 15 giorni, introdotti dalla lettura e il commento di don Enzo Baccioli, arciprete di Sorano (che ricordo con tanto affetto) di brani della Sacra Scrittura e del magistero sociale della Chiesa e conclusi dall’adorazione eucaristica. Momenti che volevano significare, nella laicità degli argomenti trattati, l’origine cristica (mi si passi il termine) di quel nostro riflettere, studiare e poi operare. Gli demmo questo taglio perché tutti gli iscritti avevano una chiara appartenenza cristiana.

Le tematiche furono trattate dal sottoscritto, da don Sandro Lusini, don Pietro Natali, Antonio Magliulo, Padre Vincenzo D’Ascenzi, don Enzo Di Francesco, Lapo Pistelli, Bulfardo Romualdi.

Le relazioni erano organizzate in 4 interventi di 15 minuti, intervallati da 5 minuti di riflessione e di annotazione su una scheda dei contenuti fondamentali, i concetti-novità, le fonti; poi le eventuali integrazioni, i chiarimenti, le osservazioni e l’attualizzazione. Al termine seguiva un ampio dibattito tra tutti i presenti. I relatori furono tutti di ottimo livello e, da qualche parte del mio archivio, dovrei avere i testi dei loro interventi sbobinati.

A quei momenti rigorosi di formazione parteciparono circa 15 persone e tutte ne furono edificate. Un piccolo gruppo, ma anche gli apostoli erano 12.

 

Ad agosto del 1993 – mentre in Italia stavano accadendo cose eclatanti ed altre sarebbero avvenute da lì a poco ed io (insieme ad alcuni amici) avevo iniziato ad impegnarmi direttamente in campo partitico – ci ritrovammo a Borgo Carige per riflettere sulle future azioni della scuola.

La riflessione si mosse su un duplice livello: quello di continuare la formazione dei formatori e – cosa che ci interessava più di tutte – iniziare a sperimentare interventi formativi a livello di base (parrocchia, gruppi, associazioni, realtà civile). Ma per i formatori quale ulteriore livello di approfondimento scegliere? E sempre con persone di alto livello? Eravamo in grado di proseguire su quella linea? In secondo luogo, in una lettera di quel periodo, il vescovo diocesano aveva detto che le scuole di formazione politica dovevano svolgere un’azione permanente col duplice scopo di animare il popolo cristiano e far emergere vocazioni sociali. E che quel percorso politico andava fatto oltreché con i fratelli nella fede anche con quelli di altre fedi. Ci domandavamo pertanto se fosse il caso di tentare l’organizzazione di percorsi di formazione politica, per così dire, laici, volti ad una educazione civica post-moderna. Senza partire subito dall’ispirazione religiosa, come invece avevamo fatto in precedenza (e l’atto istitutivo della scuola lasciava aperte entrambe le possibilità).

Le questioni non si sciolsero immediatamente, poi la situazione subì accelerazioni fortissime. In Italia stava accadendo il finimondo (crollo dei partiti della prima repubblica, nascita della gioiosa macchina da guerra occhettiana, discesa in campo del cavaliere di Arcore, cattolici del PPI sballottati, voto cattolico in libera uscita…) e da noi la guida della diocesi passò da Eugenio Binini a Giacomo Babini, due sensibilità piuttosto diverse: estroverso e aperto al nuovo, il primo; introverso e timoroso delle novità, il secondo.

Per noi fu difficile continuare a reperire persone qualificate e in diversi di coloro che avevano preso parte alla scuola per formatori nacque forte un desiderio più che altro volto alla concretizzazione delle cose acquisite, dell’insegnamento sociale cristiano e all’aggregazione di nuovi amici. Così infatti avvenne e quando le forze si direzionano in una parte, ti trovi sguarnito dall’altra.

 

Nonostante ciò tra l’agosto 1993 e il maggio 1994 i singoli membri dell’ufficio organizzarono incontri e presero parte ad iniziative sociali da altri organizzate. Trentaquattro attività non furono poche. E Padre Vincenzo D’Ascenzi (che ricordo con emozione e stima), in quel periodo inviato a Orbetello, volle replicare nel quadro della più ampia attività pastorale parrocchiale gli argomenti trattati nella Scuola diocesana. Si potrebbe dire che la terza fase partì, ma di lì a poco sarà travolta dagli eventi e dalla scarsissima sensibilità sociale dei cattolici della nostra diocesi, salvo lodevoli eccezioni. Scorrendo il bollettino delle attività, è possibile notare come le azioni dei responsabili della scuola – sempre rimasta autonoma da tutti – iniziarono inesorabilmente ad intrecciarsi con l’attività partitica provinciale: la fase terminale della DC, il balbettante inizio del PPI, la nascita del Polo della democrazia e della solidarietà. Inoltre, è possibile anche registrare gli incontri che porteranno alla nascita (sulla carta) del Centro Politico Ildebrando da Soana, struttura di riflessione, di elaborazione progettuale cristianamente ispirata, di dialogo con tutti, nata tra le tre diocesi della provincia di Grosseto.

L’avventura decollò il 12 ottobre 1993 a Grosseto e atterrò (dopo 9 incontri) il 25 maggio 1994 sempre a Grosseto, in Chiasso degli Zuavi 6, con la presentazione ufficiale (per leggere l’atto costitutivo andare su questo link: https://docs.google.com/document/d/19_Ura_LpN0UdL_31TNqSnQR9qbsm10Bn/edit ).

 

Il finimondo nazionale intanto era sfociato con le elezioni del 27 marzo 1994, seguite allo scandalo suscitato dall’inchiesta mani pulite: Silvio Berlusconi (quello della Pamela, Bobby, J.R., Bim Bum Bam, Drive in) con il partito da lui fondato in pochi mesi, era riuscito ad inglobare estese sacche di voto cattolico, tanto da far parlare di nuova Dc. La lega Nord aveva intercettato anch’essa vaste praterie dei cattoliconi del nord-est. Il PPI era sballottato tra Martinazzoli, Buttiglione e, in seguito, Bianco, quando nascerà anche il CDU del defenestrato Buttiglione. Insomma, un casino.

Tutto questo ebbe anche in noi risonanze fortissime, che in seguito ci condurranno a tentare l’esperienza politica e amministrativa sulla linea di profonde innovazioni.

 

Come scuola ci portarono anche ad organizzare un altro incontro di notevole livello.

Il 29 ottobre 1994 alle ore 16 nella sala convegni della parrocchia di Neghelli avemmo l’onore di avere tra noi Tina Anselmi che invitammo a svolgere una riflessione su L’attuale situazione politica italiana tra l’apparenza e la sostanza. Dirigente sindacale (dal 1945 al ’55), poi ministro del lavoro nel 3° governo Andreotti (prima donna nella storia italiana ad essere titolare di un dicastero) e della sanità nel 4° e 5° Andreotti, presidente nel 1980 della delicatissima (e rischiosissima) Commissione d’inchiesta sulla Loggia massonica coperta Propaganda 2 (P 2), ci sembrava proprio la persona adatta a descrivere i tratti portanti e le linee sottotraccia della politica italiana. E lo fece di par suo, con delicatezza e decisione, per la soddisfazione di tutti i presenti.

Anche in questo caso ebbi la fortuna di accompagnarla a Firenze e lungo la strada trafficata e piovosa di quel pomeriggio la bombardai di domande: sui politici attuali, sui personaggi democristiani del passato, su Aldo Moro e… Giulio Andreotti.

Il solo fatto di averla contattata, portata a Orbetello, aver potuto colloquiare con lei che, durante la Resistenza aveva fatto la staffetta partigiana, mi riempì di profonda gioia.

 

Avevo anche pensato di organizzare un incontro della Scuola con Walter Veltroni, dal 1992 direttore de L’Unità, che stava usando parole nuove nella sinistra italiana e – tra l’altro – aveva anche iniziato a veicolare i vangeli con il suo giornale. Lo proposi al vescovo Babini che, prima con una circonlocuzione, poi direttamente, mi invitò a desistere.

E, uso ad obbedir tacendo, non detti seguito a quell’iniziativa.

Anche perché per me si avvicinava, a mia insaputa, il ciclone politico-amministrativo.


29 ottobre 1994. incontro con Tina Anselmi; al tavolo Stefano Gentili e Mauro Schiano

Antonio Magliulo (1962) è professore ordinario di Storia del pensiero economico presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi Internazionali di Roma, dove insegna anche Political Economy of Italy



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