L’attività formativa per me è sempre stata centrale, anche in campo socio-politico. L’intuizione della spinta al rinnovamento della politica da parte delle periferie: le cento città
Eravamo,
dunque, alla fine degli anni ’80-inizio anni ’90. Si era chiusa la prima grande
parentesi della mia vita: avevo poco oltre i 30 anni, ero sposato e da poco
padre di due figli. Insegnavo alle superiori e avevo da pochi anni terminato la
lunga esperienza di presidente dell’Azione Cattolica diocesana.
Si stava
aprendo la seconda fase, dedicata quasi
esclusivamente all’impegno sociale e politico.
Ma come
detto, la formazione era un pallino fisso nella mente e per questo incrociai il
Centro Toscano di Documentazione Politica,
fondato da Lapo Pistelli nel 1987, che si occupava appunto di formazione
politica e amministrativa e produceva riviste di approfondimento quali Schede,
Schedapunto e Centocittà. Rinnovare la politica partendo dal concreto delle
città, dalla vita reale delle persone vista con la lente dell’azione
amministrativa. Ecco perché la formazione riguardava anche questioni di
carattere generale, ma molto era incentrata sull’attività amministrativa
(urbanistica, scuola, ambiente e via dicendo). E alle spalle di Centocittà esisteva l’intuizione della
spinta propulsiva delle periferie, laddove si tentava di praticare tutti i
giorni il rinnovamento dei contenuti e degli stili politici.
Ebbi modo di
partecipare alla elaborazione di alcuni numeri del giornale Centocittà insieme
a persone interessanti e desiderose di modificare le cose esistenti, specie
nella DC nella quale, più o meno nauseati (per le vicende degli ultimi anni)
prevalentemente continuavamo a militare. Nonostante io ed alcuni altri ne
vedevamo l’evidente inarrestabile declino, specie dopo la caduta del muro di
Berlino e l’iniziale aprirsi dei tombini delle fogne corruttive.
Talune
persone che facevano parte di Centocittà raggiungeranno poi posti di
responsabilità e rilievo a livello nazionale: Dario Franceschini, Giorgio
Tonini, Stefano Ceccanti, Enrico Letta, Angelino Alfano. Oltre a Lapo Pistelli.
Mettendo la testa nel mio archivio ho ripescato due articoli che scrissi su Centocittà (I valori possono essere un macigno e Che ci fa Ogino con la pillola?) ed ho notato una cosa buffa. Il primo intervento (dell’autunno 1991) era posto sotto la rubrica, Cattolici democratici al bivio; oggi ho ricevuto il periodico Supplemento d’anima (n. 103 del 30 settembre 2014): il secondo articolo reca il titolo, Cattolici al bivio. Sono trascorsi 33 anni, non sembriamo più democratici e siamo sempre al bivio. Mamma mia. (Questo scrivevo nel momento della redazione di questo post). Oggi, oggi (2021) vedo alcuni che si pongono la stessa domanda. Va bene il nostro sacro principio del non appagamento, ma quando è troppo è troppo.
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