L’ultima battaglia tra vecchio e nuovo. Aquila senza piuma. Quando Berta filava. Dentro la DC di Martinazzoli. Contro le logiche piratesche della DC provinciale. Per andare oltre, verso il nuovo PPI. Il convegno della Triana
Nelle settimane successive al XVIII congresso, mi provennero dalla
segreteria provinciale inviti ad essere collaborativo. Felice Matrisciano
scrisse una lettera aperta al settimanale diocesano Toscana Oggi-Confronto,
nella quale sosteneva con forza di non rappresentare il vecchio, come io ed
altri invece ritenevamo e invitava me e gli amici che “ne condividono la tensione ideale, a collaborare solidamente verso il
cambiamento e verso il nuovo partito popolare” (Confronto, 4 luglio 1993).
Risposi a Felice sempre su Confronto il 25 luglio 1993, riprendendo
alcune delle considerazioni che avevo già espresso, il 4 giugno, sul primo
numero dell’opuscolo Nuova Politica
(registrato al Tribunale di Grosseto il 20.03.1991) che sino ad allora era
stato clandestino. E anche dopo di allora ebbe poca vita, poverino.
Quelle considerazioni erano articolate in tre parti: Aquila senza piuma.
Quando Berta filava. Dentro e contro dentro e oltre. Le riporto qui di seguito.
AQUILA SENZA PIUMA.
“Ammetto di
essere stato colto da stupore quando, di recente, qualche grande elettore di
Felice Matrisciano ha pubblicamente dichiarato che a Grosseto avrebbe vinto la
nuova DC di Martinazzoli. Non tanto perché gli old boys di Matrisciano hanno
sempre fatto di tutto, nel passato più o meno recente, per emarginare proprio
Martinazzoli, quanto per il modo come si è addivenuti a questa elezione.
Questa
pseudo-nuova DC è stata infatti partorita: dai colonnelli e dalle truppe di
generali che hanno usato due nobili istituti di credito come se fossero cosa
loro; dalla ragnatela di chi ha in testa solo il proprio destino politico
personale; dalla campagna acquisti di quei ragazzi del 99 che frequentavano la
politica quando negli USA c’era Truman e Giorgio VI era re d’Inghilterra.
Questa
pseudo-nuova DC: ha ottenuto consensi con approfondite analisi culturali e
politiche (posti e carriere); ha mostrato profondo rispetto per la dignità
delle persone (lascio gli amici di corrente liberi di votare secondo coscienza,
ha pontificato qualche boss dagli attributi divini, poi ha fatto scoppiare le
linee telefoniche del partito, intimando e suggerendo… ); ha scrupolosamente
osservato le regole (adesioni drogate, aderenti non informati delle assemblee
congressuali, brogli in qualche sezione); con la parola ha sempre cercato il
dialogo (dicendo di noi komeinisti, integralisti, presuntuosi, sepolcri
imbiancati, personaggi squallidi…); ha lanciato ponti verso il mondo cattolico
e associazionistico (espulsione dal partito dei candidati, dei sottoscrittori,
dei sostenitori, dei parenti e degli amici di Etica 2000 e di Testimonianza per
la citta).
Pensando a questa pseudo nuova D.C.
della provincia di Grosseto mi è tornato alla mente un detto cubano: chiunque
può chiamarsi aquila senza avere una sola piuma sul dorso”.
QUANDO BERTA FILAVA.
“Non c’è
astio nelle mie parole (se amassi solo gli amici sarei un pagano) e non vi si
legga neppure la scomposta reazione dell’animale ferito (ottenere il 41% di
consensi su base provinciale e il 47,3% senza il dato del capoluogo, solo con
la forza della parola e dell’amicizia è un dato non trascurabile). È solo
un’esigenza di verità.
Quelle che ho
visto all’opera contro una persona, un gruppo di amici, un’idea, un progetto
sono vere e proprie strutture di peccato.
Condivisa con
alcuni liberi amici, ho proposto un’analisi della situazione ed elaborato un
progetto di rilancio dell’ideale democratico-cristiano in politica. Abbiamo
convocato (a spese nostre) tutti gli aderenti della provincia e, con chi ha
avuto la cortesia di intervenire, quel progetto abbiamo confrontato,
registrando consensi e accendendo speranze.
L’altro
candidato e i bulldozer che lo trasportavano non ha praticamente incontrato
nessuno (salvo in due misere occasioni e a spese del partito), non ha
presentato un progetto, non ha avuto la forza e il coraggio di svincolarsi dai
soliti soffocanti personaggi (anzi se ne è circondato): si è, insomma,
completamente immerso nelle vecchie logiche. Se Matrisciano avesse avuto il
coraggio di intraprendere vie realmente nuove, di liberazione, se dopo un
confronto serrato con la base su un’idea e un progetto avesse vinto 9 a 1,
avrei fatto festa e, chiusa la fase congressuale, avrei offerto il mio umile
apporto. Invece è accaduto tutto il contrario e i vecchi vizi sono venuti tutti
in superficie, addirittura con maggior virulenza del passato.
Dico
pubblicamente quello che ho visto e udito perché quello che stiamo vivendo non
è più il tempo in cui Berta filava e tutti, nessuno escluso, siamo posti di
fronte ad uno specchio e chiamati a risposte di verità e di coraggio: il popolo
democristiano, i dirigenti del partito, i Vescovi e i cattolici della
provincia. Il primo deve rispondere se è su queste ceneri che può riardere la
nuova DC. I secondi debbono dirci se è con chi incarna queste logiche che si
può utilmente andare all’Assemblea Costituente. I terzi se è su queste
strutture di peccato che si può edificare la nuova unità politica dei
cattolici.
Che il nostro rispondere
sia ‘sì sì, no no’; il resto è del maligno”.
DENTRO, CONTRO, OLTRE.
“Come
comportarsi, allora, di fronte a siffatto stato di cose, in un tempo di grande
transizione come il nostro?
Mentre i
notabili democristiani che (s)governano la DC provinciale la stanno facendo
affondare (come nella terra melmosa affonda un carro quando è tutto carico di
paglia), possiamo noi assumerci la responsabilità di appesantire il carico,
magari sventolando la logora bandiera dell’unità del partito? Possiamo
puntellare un simile stato di cose? Noi che tendiamo al Nuovo Partito Popolare,
possiamo diventare gli addetti al pennello di questo imperatore e di questo
impero?
No, non
possiamo, è la coscienza che ce lo dice! No, non possiamo, è la fede cristiana
che ce lo dice! No, non possiamo, è la politica della speranza che ce lo dice!
Il nostro
vero grande obiettivo è la nascita del NUOVO PARTITO POPOLARE, figlio della
parte migliore della DC, del mondo cattolico, dei mondi vitali della società.
Per centrare
l’obiettivo dobbiamo restare nella DC ed assecondare lo sforzo di Martinazzoli,
Castagnetti, Rosy Bindi ed altri. Ma nei confronti di questa piratesca DC
provinciale dobbiamo esercitare una risoluta obiezione di coscienza,
rifiutandoci di prender posto in qualsiasi organo e ufficio di partito (salvo
il Comitato Provinciale e solo per il tempo utile all’Assemblea Costituente),
smettendola di ripararci dietro il vessillo dell’unità, sipario tarlato dietro
il quale si spartiscono sgabelli e presidenze. E nel contempo dobbiamo
continuare quel grande servizio civile consistente nella formazione e nel
collegamento fraterno e politico delle tante coscienze rette, sparse per il
partito, nel mondo cattolico, nei mondi vitali.
Coscienze
spesso distanti le une dalle altre, ma che a loro stessa insaputa si toccano e
formano quell’invisibile comunità morale che, sola, può rappresentare la
salvezza del cattolicesimo democratico. Ecco, dunque, quale è il nostro
impegno: restare dentro la DC di Martinazzoli; lottando contro le logiche
piratesche della D.C. provinciale; per andare oltre, verso il Nuovo Partito
Popolare di ispirazione cristiana”.
Questo era il punto di approdo di quel periodo.
Ma la vita continuava e il nostro libero gruppo di amici continuò a
lavorare.
Il 9 agosto 1993 si convenne al CASTELLO DI TRIANA PER UNA GIORNATA DI
AMICIZIA E RIFLESSIONE.
Nella lettera con la quale, insieme a Paolo Giulietti, invitavo gli amici
a quell’incontro dicevo testualmente: “La
trascorsa vicenda congressuale in provincia, i progetti già iniziati e in nuce
di lavoro politico in campo cattolico nelle tre diocesi della provincia (mi
riferivo alla prossima nascita del Centro di formazione politica Ildebrando da
Soana), la Costituente nazionale e la
successiva gestione straordinaria che dovrà predisporre, per l’autunno, il
primo congresso del nuovo partito, sono avvenimenti tali da provocare
un’attenta riflessione e da richiedere, anche a noi, una prudente e coraggiosa
strategia”.
La giornata fu veramente rilassante e, dopo una mattina trascorsa a
visitare il castello e a frescheggiare in pineta (allora ancora si poteva
fare!) e impreziosita dalla messa celebrata dal vescovo di Pitigliano, Giacomo
Babini, dedicammo il pomeriggio al confronto politico. Dopo una mia breve
introduzione, scaturì un dibattito molto interessante e aperto: sui miei
appunti ritrovo brevi sintesi degli interventi di Sforzi, Furzi, Papalini,
Mondei, Capperucci, Cicaloni, Piccolotti, Luti, Vistoli, Ceccarelli. Ma eravamo
una cinquantina e intervennero anche altri amici.
Pochi giorni dopo quell’incontro,
basandomi sulle cose dette, buttai giù di getto un elaborato di 5 paginette che
inviai ad alcuni dei presenti per una prima sgrossatura. Ricevetti i contributi
da Bruno Piccolotti e Mauro Schiano e dopo altri vagli (ho gli appunti di un
incontro, il 12 novembre 1993, presso la sede delle Acli di via Manetti a
Grosseto) divenne la base del nostro manifesto per il Nuovo Partito Popolare.
Da quell’elaborato, pubblicato nel secondo e ultimo numero di Nuova Politica
nel gennaio 1994 (e rintracciabile sul mio blog ‘Dialoghi’ indirizzo: https://stefanogentili.blogspot.com/2015/03/per-il-nuovo-partito-popolare-frammenti.html
fu preso spunto per presentare la nostra mozione
all’Assemblea Costituente Programmatica del Nuovo Partito Popolare che si tenne
a Grosseto, all’Auditorium della parrocchia dell’Addolorata a Gorarella,
domenica 16 gennaio 1994.
L’indice di quest’ultimo documento era il seguente: 1 Il tempo delle
scelte; 2 Cose nuove solo da gente nuova; 3 Carattere della nuova formazione; 4
Nomina sunt consequentia rerum; 5 Schieramenti e alleanze; 6 Costituente provinciale;
7 La selezione dei primi responsabili del Nuovo Partito Popolare; 8 Alcuni
aspetti organizzativi.
Nessun commento:
Posta un commento