Volevamo fare un balzo in avanti e ampliarci all’intera provincia, ma i traumatici eventi nazionali travolsero tutto. L’emozionante incontro con la partigiana Tina Anselmi e la nascita a Grosseto, il 25 maggio 1994, del Centro Politico Ildebrando da Soana. Centro nato e morto
Il 1993 fu l’anno della SFISP dedicata ai formatori.
Organizzammo la Scuola lungo un
percorso rigoroso fatto di 8 incontri, uno ogni 15 giorni, introdotti dalla lettura e il
commento di don Enzo Baccioli, arciprete di Sorano (che ricordo con tanto
affetto) di brani della Sacra Scrittura e del magistero sociale della Chiesa e
conclusi dall’adorazione eucaristica. Momenti che volevano significare, nella
laicità degli argomenti trattati, l’origine cristica (mi si passi il termine)
di quel nostro riflettere, studiare e poi operare. Gli demmo questo taglio
perché tutti gli iscritti avevano una chiara appartenenza cristiana.
Le tematiche furono trattate dal sottoscritto, da don Sandro Lusini, don
Pietro Natali, Antonio Magliulo, Padre Vincenzo D’Ascenzi, don Enzo Di
Francesco, Lapo Pistelli, Bulfardo Romualdi.
Le relazioni erano organizzate in 4 interventi di 15 minuti, intervallati
da 5 minuti di riflessione e di annotazione su una scheda dei contenuti
fondamentali, i concetti-novità, le fonti; poi le eventuali integrazioni, i
chiarimenti, le osservazioni e l’attualizzazione. Al termine seguiva un ampio
dibattito tra tutti i presenti. I relatori furono tutti di ottimo livello e, da
qualche parte del mio archivio, dovrei avere i testi dei loro interventi
sbobinati.
A quei momenti rigorosi di formazione parteciparono circa 15 persone e
tutte ne furono edificate. Un piccolo gruppo, ma anche gli apostoli erano 12.
Ad agosto del 1993 – mentre in Italia stavano accadendo cose eclatanti ed
altre sarebbero avvenute da lì a poco ed io (insieme ad alcuni amici) avevo
iniziato ad impegnarmi direttamente in campo partitico – ci ritrovammo a Borgo Carige per riflettere sulle future azioni della
scuola.
La riflessione si mosse su un duplice livello: quello di continuare la
formazione dei formatori e – cosa che ci interessava più di tutte – iniziare a
sperimentare interventi formativi a livello di base (parrocchia, gruppi, associazioni,
realtà civile). Ma per i formatori quale ulteriore livello di approfondimento
scegliere? E sempre con persone di alto livello? Eravamo in grado di proseguire
su quella linea? In secondo luogo, in una lettera di quel periodo, il vescovo
diocesano aveva detto che le scuole di formazione politica dovevano svolgere
un’azione permanente col duplice scopo di animare il popolo cristiano e far
emergere vocazioni sociali. E che quel percorso politico andava fatto oltreché
con i fratelli nella fede anche con quelli di altre fedi. Ci domandavamo
pertanto se fosse il caso di tentare l’organizzazione di percorsi di formazione
politica, per così dire, laici, volti ad una educazione civica post-moderna.
Senza partire subito dall’ispirazione religiosa, come invece avevamo fatto in
precedenza (e l’atto istitutivo della scuola lasciava aperte entrambe le
possibilità).
Le questioni non si sciolsero immediatamente, poi la situazione subì
accelerazioni fortissime. In Italia stava accadendo il finimondo (crollo dei
partiti della prima repubblica, nascita della gioiosa macchina da guerra
occhettiana, discesa in campo del cavaliere di Arcore, cattolici del PPI
sballottati, voto cattolico in libera uscita…) e da noi la guida della diocesi
passò da Eugenio Binini a Giacomo Babini, due sensibilità piuttosto diverse:
estroverso e aperto al nuovo, il primo; introverso e timoroso delle novità, il
secondo.
Per noi fu difficile continuare a reperire persone qualificate e in
diversi di coloro che avevano preso parte alla scuola per formatori nacque
forte un desiderio più che altro volto alla concretizzazione delle cose
acquisite, dell’insegnamento sociale cristiano e all’aggregazione di nuovi
amici. Così infatti avvenne e quando le forze si direzionano in una parte, ti
trovi sguarnito dall’altra.
Nonostante ciò tra l’agosto 1993 e
il maggio 1994 i singoli membri dell’ufficio organizzarono incontri e presero
parte ad iniziative sociali da altri organizzate. Trentaquattro attività
non furono poche. E Padre Vincenzo D’Ascenzi (che ricordo con emozione e
stima), in quel periodo inviato a Orbetello, volle replicare nel quadro della
più ampia attività pastorale parrocchiale gli argomenti trattati nella Scuola
diocesana. Si potrebbe dire che la terza fase partì, ma di lì a poco sarà
travolta dagli eventi e dalla scarsissima sensibilità sociale dei cattolici
della nostra diocesi, salvo lodevoli eccezioni. Scorrendo il bollettino delle
attività, è possibile notare come le
azioni dei responsabili della scuola – sempre rimasta autonoma da tutti – iniziarono
inesorabilmente ad intrecciarsi con l’attività partitica provinciale: la
fase terminale della DC, il balbettante inizio del PPI, la nascita del Polo
della democrazia e della solidarietà. Inoltre, è possibile anche registrare gli
incontri che porteranno alla nascita (sulla carta) del Centro Politico Ildebrando da Soana, struttura di riflessione, di
elaborazione progettuale cristianamente ispirata, di dialogo con tutti, nata
tra le tre diocesi della provincia di Grosseto.
L’avventura
decollò il 12 ottobre 1993 a Grosseto e atterrò (dopo 9 incontri) il 25 maggio
1994 sempre a Grosseto, in Chiasso degli Zuavi 6, con la presentazione
ufficiale (per leggere l’atto costitutivo andare su questo link: https://docs.google.com/document/d/19_Ura_LpN0UdL_31TNqSnQR9qbsm10Bn/edit
).
Il finimondo nazionale intanto era sfociato con le elezioni del 27 marzo 1994, seguite allo scandalo suscitato
dall’inchiesta mani pulite: Silvio Berlusconi (quello della Pamela, Bobby,
J.R., Bim Bum Bam, Drive in) con il partito da lui fondato in pochi mesi, era
riuscito ad inglobare estese sacche di voto cattolico, tanto da far parlare di
nuova Dc. La lega Nord aveva intercettato anch’essa vaste praterie dei
cattoliconi del nord-est. Il PPI era sballottato tra Martinazzoli, Buttiglione
e, in seguito, Bianco, quando nascerà anche il CDU del defenestrato
Buttiglione. Insomma, un casino.
Tutto questo ebbe anche in noi risonanze fortissime, che in seguito ci
condurranno a tentare l’esperienza politica e amministrativa sulla linea di
profonde innovazioni.
Come scuola ci
portarono anche ad organizzare un altro incontro di notevole livello.
Il 29 ottobre 1994 alle ore 16 nella sala convegni della parrocchia di
Neghelli avemmo l’onore di avere tra noi Tina
Anselmi che invitammo a svolgere una riflessione su L’attuale situazione politica italiana tra l’apparenza e la sostanza.
Dirigente sindacale (dal 1945 al ’55), poi ministro del lavoro nel 3° governo
Andreotti (prima donna nella storia italiana ad essere titolare di un
dicastero) e della sanità nel 4° e 5° Andreotti, presidente nel 1980 della
delicatissima (e rischiosissima) Commissione d’inchiesta sulla Loggia massonica
coperta Propaganda 2 (P 2), ci sembrava proprio la persona adatta a descrivere
i tratti portanti e le linee sottotraccia della politica italiana. E lo fece di
par suo, con delicatezza e decisione, per la soddisfazione di tutti i presenti.
Anche in questo caso ebbi la fortuna di accompagnarla a Firenze e lungo
la strada trafficata e piovosa di quel pomeriggio la bombardai di domande: sui
politici attuali, sui personaggi democristiani del passato, su Aldo Moro e…
Giulio Andreotti.
Il solo fatto di averla contattata, portata a Orbetello, aver potuto
colloquiare con lei che, durante la Resistenza aveva fatto la staffetta
partigiana, mi riempì di profonda gioia.
Avevo anche pensato di organizzare un incontro della Scuola con Walter Veltroni, dal 1992 direttore de
L’Unità, che stava usando parole nuove nella sinistra italiana e – tra l’altro
– aveva anche iniziato a veicolare i vangeli con il suo giornale. Lo proposi al
vescovo Babini che, prima con una circonlocuzione, poi direttamente, mi invitò
a desistere.
E, uso ad obbedir tacendo, non detti seguito a quell’iniziativa.
Anche perché per me si avvicinava, a mia insaputa, il ciclone
politico-amministrativo.
29 ottobre 1994. incontro con Tina Anselmi; al tavolo Stefano Gentili e Mauro Schiano