mercoledì 14 dicembre 2022

POST 100 – I “MY DEARS” E I “MY LOVES”

Gli amici buoni ed i parenti. I miei quattro amori: Rossella, Giovanni, Lucia e Samuele. Ci ameremo per sempre, anche dopo di noi.


A costo di apparire intimistico, confesso che le amicizie e gli affetti sono stati cibo e balsamo dei miei ultimi anni di vita. Mi interesso del mondo e pertanto i drammi di gruppi, popoli, persone fanno parte dello zaino che mi porto sulle spalle, insieme alle tante cose belle che pur ci sono, ma che fanno meno rumore. Però gli amici, i parenti e la famiglia abitano dentro di me, non sono nello zaino.

• AMICIZIE antiche e nuove hanno allietato la mia esistenza e lo fanno tutt’ora. Qualche amico s’è perso e qualche altro un po’ raffreddato, ma nel bilancio dei 60 anni la voce amicizia è ben dotata. Amici d’infanzia e dell’età più matura, della scuola, incontrati in azione cattolica, durante il militare e nella vita politica, in provincia, nel lavoro, nella malattia. Non li cito ma li ho tutti in mente, nel cuore e nelle preghiere.

Gli amici possono essere scelti, i PARENTI no. Quelli che hai ti tieni. Eppure, nel multiforme e multicolore novero dei parenti miei e di quelli ereditati da Rossella ci sono tante belle persone: pitiglianesi, romani, pavonesi, mancianesi, capalbiesi, grossetani, recanatesi, canadesi. Con qualcuno ci si sente e ci si vede più spesso, con altri un po’ meno. Un tempo, anche con i più lontani, ci inviavamo gli sbrilluccicanti bigliettini natalizi e pasquali. Ora con Fb siamo continuamente in contatto e sappiamo tutto, o quasi, gli uni degli altri. Li penso di frequente e chiedo al Signore che li protegga.


• Della FAMIGLIA ho già un po’ detto, ma sento il desiderio di parlarne ancora. Facendo due precisazioni. 

Prima precisazione. La nostra è una famiglia ordinaria con le soddisfazioni e le problematiche di tutte le famiglie, con i giorni sì e quelli no, le proprie forze e le debolezze. Dico questo perché, di tanto in tanto, fa capolino in alcune persone che circolano nei nostri ambiti (animate dallo spirito di Caino, direbbe il Papa), la chiacchiera della “famiglia mulino bianco”. Ebbene, quella non siamo noi. Primo perché non desideriamo apparire, secondo perché come siamo fuori siamo anche dentro casa.

Seconda precisazione. Le scelte familiari, le priorità valoriali, le opzioni concrete, il linguaggio non verbale della testimonianza, hanno il loro peso nella personalità dei figli. Se i genitori vivono di apparenza i figli faranno lo stesso, se danno più peso alle cose materiali che ad altro i figli faranno lo stesso, se giudicano e chiacchierano degli altri i figli faranno come loro, se i genitori non stanno mai davanti a un libro e in casa non circola neppure una rivista che non sia di gossip i figli matureranno poco il desiderio della lettura e dell’approfondimento. Vivranno come esseri poco pensanti. Naturalmente ci sono le eccezioni e, talvolta, proprio la carenza di certi stimoli può sviluppare nel figlio il desiderio contrario, oppure vi sono genitori che danno tanti stimoli ai figli e questi se ne fregano proprio. Ma sono, appunto, eccezioni. E al fondo sta la individuale personalità di ogni singolo figlio che lo fa diventare quello che vuole essere nel bene e nel male, sotto la sua personale responsabilità. 

Però, non ho mai creduto all’io astratto, ho sempre invece pensato che “io” sono “io più le circostanze”. Chi di noi non si è mai domandato cosa sarebbe stato se fosse nato in Siria, nello Yemen, a Gaza. Sicuramente non sarebbe stato lo stesso, non avrebbe incontrato la stessa donna o lo stesso uomo, pertanto non avrebbe avuto gli stessi figli. 

Magari sarebbe stato un guerrigliero o una delle tante mogli, avrebbe praticato un’altra religione e avuto ben altre idee politiche o etiche. Le circostanze, dunque, contano eccome. E anche la famiglia è parte di queste circostanze. 


Precisato questo, voglio dire che sono proprio felice di vivere con Rossella, Giovanni, Lucia e Samuele. Posso anche aggiungere che in questi ultimi anni ho vissuto e partecipato più intensamente alla crescita dei MIEI TRE FIGLI. (questo post è datato 2016)

Giovanni è diventato un uomo sottoponendosi anche ad un serio tirocinio di studio: laureato prima in Studi europei, poi in Relazioni internazionali e Studi europei a Firenze, ora sta terminando un Dottorato di ricerca in Studi politici presso l’Università degli studi di Milano. Lucia è una donna che ad ottobre 2015 ha ottenuto la laurea in Medicina e chirurgia a Perugia ed ora sta frequentando il primo anno di specializzazione in Neurologia. Samuele ha 16 anni e mezzo e frequenta il Liceo scientifico di Manciano con buon profitto. 

Non ho citato i titoli accademici perché non sono gli strumenti con cui valuto le persone e tanto meno i miei figli. Un buon idraulico e un capace meccanico magari si realizzano meglio nella vita e guadagnano di più. Il marito di una mia nipote è tra i più bravi parrucchieri di Roma e di tanto in tanto sforna modelli di oggetti che poi brevetta, ultimo uno strumento per pittori. Un mio cugino faceva il carpentiere ed era una forza della natura. Il figlio di un cugino di Rossella è un bravissimo grafico e una sua nipote ha spiccate attitudini motorie. La mia mamma – uno dei primi esempi di donna imprenditrice – con la quinta elementare ha messo in piedi un’impresa di maglieria facendo lavorare diverse giovani e meno giovani pitiglianesi. Sono un convinto sostenitore della teoria delle intelligenze/attitudini multiple di H. Gardner, pertanto ciascuna persona è talentuosa. Diremmo nel nostro linguaggio: ciascuno ha ricevuto dal Signore in dono dei talenti, spetta a lui/lei metterli a frutto o sotterrarli. Ecco, il punto è questo: non quali talenti ha ciascuno di noi, ma se li valorizziamo oppure li trascuriamo. La valorizzazione richiede impegno, dedizione, fatica. Poi, che uno sia più intellettuale e un altro più manuale, che uno sia artista e un altro matematico, che abbia un’intelligenza linguistica o musicale, tecnologica o emotiva, conta solo per evidenziare l’arcobaleno delle diversità e sopperire alle molteplici necessità della vita. Pensate come sarebbe brutto se tutti sapessimo fare solo la stessa cosa e… che noia.

Ho parlato degli studi proprio per dare atto dell’impegno e della fatica che Giovanni, Lucia e Samuele hanno messo e stanno mettendo nel valorizzare le loro attitudini.

Poi, hanno anche un bel caratterino e sono molto ostinati, ma sono un esempio per me. Impegnati in campo sociale ed ecclesiale, Giovanni e Lucia sono andati entrambi in Burkina con don Lido e altri amici, hanno partecipato a svariate GMG (all’ultima di Cracovia c’è andato pure Samuele), hanno offerto il loro servizio in azione cattolica diocesana. Attualmente Giovanni mi sembra che si stia organizzando, insieme ad un gruppo piuttosto vasto di persone, per concorre alle elezioni comunali di Pitigliano del prossimo 11 giugno 2017 (aggiungo successivamente: ed è stato eletto Sindaco con oltre il 50% di consensi). E Lucia è stata praticamente costretta a dare la sua disponibilità per la delegazione regionale dell’Azione Cattolica. Samuele, poi, è veramente estroso: a tre anni chiedeva a babbo natale i fagioli o le olive, oggi legge l’Internazionale (dove gli hanno recentemente pubblicato una sua lettera nella quale mostra perplessità riguardo alle intelligenze artificiali – ma pensa un po’-) e insieme a quattro suoi amici ha messo in piedi il complesso de I farabbutteri, ora in stand by. Gli piace lo sport, la musica, la lettura, va in palestra, fa servizio di animazione ai bambini dell’oratorio. È profondo e scapato e talvolta fa cavolate. Fuori casa fa quello che fan tutti i sedicenni e talvolta temo faccia bischerate. Sa però che quando supera il limite reca un profondo dispiacere a me e Rossella.

Disgraziatamente sono interisti come me, quindi destinati a soffrire. Solo Rossella tifa Fiorentina e anche lei come squadra non è messa tanto bene. 

Probabilmente ha ragione il premio Nobel per la letteratura, José Saramago, quando dice che “i figli sono nostri solo fino a quando non possono badare a se stessi, dopo, appartengono alla vita, al destino e alla loro stessa famiglia”. Ma io godo nel vederli crescere (come mi piace vedere crescere i loro amici e i giovani in genere) pieni di speranze e dubbi sul loro futuro più o meno immediato. Verso di loro ho i timori di tutti i genitori, e non aggiungo altro. Ribadisco: sono felice di averli per figli.

Visto che questo post per il blog lo posto a dicembre 2022 faccio poche precisazioni sui figli, Giovanni è stato eletto sindaco del comune di Pitigliano per il secondo mandato e lavora al comune di Manciano, Lucia ha terminato il suo lungo percorso di studi e lavora come neurologa presso l’Ospedale di Orvieto, Samuele a gennaio discuterà la tesi triennale in Fisica alla Sapienza di Roma.


Di ROSSELLA poi che dire. Dovrei farla troppo lunga e lei non vorrebbe. In quanto donna vive per gli altri e per l’educazione dei figli ha sacrificato anche la sua carriera lavorativa. Il senso del dovere e le sue capacità le consentono di essere un’ottima professionista nel non facile mondo della scuola. Se guardo le nostre foto, dal giorno del matrimonio (1986) ad oggi, vedo che siamo fisicamente cambiati e molto, ma lei per me è sempre la più bella. 

Quando penso a lei, come ho già detto in un altro post, mi viene in mente la canzone di Jovanotti, ‘A te’: è l’unica ragione al mondo per arrivare fino in fondo, l’unica amica che io posso avere, l’unico amore che vorrei. È una roccia, una pianta, un uragano. Compagna dei giorni miei che ha reso la mia vita bella da morire, l’ha presa e ne ha fatto molto di più.  Il mio grande amore, il mio amore grande.

Nel 100° e ultimo post della mia storia, desidero dedicarle un passaggio della canzone di Michele Zarrillo, ‘Mani nelle mani’: tu sei passione e tormento, tu sei aurora e tramonto. Vorrei che fossimo eterni.

E dire a tutti e quattro: ci ameremo per sempre, anche dopo di noi. 





2018 - Samuele in Irlanda

1986 - Matrimonio Stefano e Rossella


28/11/2022 Stefano e Rossella

2020 - NOI


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