Dice Concetta: “Si sa che l’impero romano degenerò per le varie Messaline e Agrippine; che il giorno in cui fu abbattuto l’impero romano d’occidente la mamma di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore, proibì categoricamente a questi di scendere in battaglia per via di un cagotto dovuto ad una spanciata di fichi.
Queste mamme hanno fato scuola ed hanno prodotto figli scarsamente virili, attaccati alle loro gonne, frustrati al punto da limitarsi a fare gli uomini esclusivamente a letto, a tavola, allo stadio: nei luoghi della prepotenza, ma non della virilità autentica.
Alla mamma biologica si aggiunge poi
Uomini siffatti non possono che sognare un padre, e più è potente meglio è.
Da questo discendono gli innamoramenti per i capi che, purtroppo,non mancano mai di presentarsi. C’è il Padre-Stato, il Padre-Partito o, meglio, il leader che li impersona, il …………………di turno, compagnone, volgare, grossolano, ma che pensa a tutto lui, sgravando i figli dal pesante compito di pensare con la propria testa, scoraggiandoli dall’essere critici e vigili, concedendo il pane e il companatico.
La maggior parte degli italiani è così. Per questo i pochi uomini che hanno attraversato la nostra storia, i ………., sono per ora sconfitti.
Presumo che passeranno ere prima che in Italia nasca una madre che doni la vita scissa dalla necrofilia; che dica con gioia al figlio: alzati e cammina con le tue gambe, pensa con la tua testa, datti da fare, allontanati da me!
E’ questo, forse, il peccato d’origine della nostra specie? Non tanto essere incapaci di amare, piuttosto l’essere incapaci di amare senza creare dipendenza. Concetta”.
Amare ed educare senza creare dipendenza, a me sembra una delle molteplici sfide educative che tutti abbiamo dinanzi…nei rapporti interpersonali, a casa, a scuola, nelle associazioni, in parrocchia, nei partiti, ovunque.
Stefano Gentili
1 commento:
Le affermazioni di Concetta, mi fanno riflettere su come noi donne parliamo di noi stesse.
Leggo una storia al femminile, di madri, che assumendosi la responsabilità di “creare uomini,” si assumono anche quella di non riuscire a generare individui indipendenti, perchè troppo inglobati e protetti.
Anche la televisione e l’informazione diventano nel testo “madri”.
Questo mi fa riflettere su un passaggio della Dott.sa Maria Baldaro Verde medico associato alla cattedra di Teoria della Personalità dell’Università di Genova, studiosa delle differenze di genere che racconta:
“Il percorso per raggiungere a quella che la sessuologia definisce ‘identità sessuale certa’, la quale parte dall’accettazione intrapsichica dell’identità di genere, è differente per l'uomo e la donna. Mentre gli uomini hanno dietro le spalle migliaia di anni con modelli di riferimento chiari, le donne hanno dovuto inventarsi questo nuovo modo di essere donna oggi”.
Siamo noi madri a passare il modello; questa affermazione se da un lato dà forza alla nostra immagine, dall’altro ci riduce ad “essere in funzione di…”, asportando la forza creativa, la volontà centrata sulla persona, restringe il campo di intervento alla dimensione affettiva, allontanandoci come sempre dal sociale.
Come dice la Baldaro Verde: le donne devono nascere 2 volte, la prima come donne e la seconda volta come persone.
Credo che si potrà parlare di “insegnare l’indipendenza” solo quando per primi/e riusciremo a farci carico di quello che il termine significa, a mettere le mani sulla nostra indipendenza per poter trasmettere modelli che diano vita al pensiero divergente, e alla bellezza dell’autonomia.
Spero che quello che scrivo non sia interpretato come slogan “femminista”, che ritengo obsoleto.
Un saluto a tutti gli amici del blog.
Cinzia
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