mercoledì 22 aprile 2009

IL FALCO, LA VACCA, L’AIRONE, IL FENICOTTERO, IL BIANCONE

Non mi addentro nel campo della zoologia o della ornitologia oppure dell’etologia o della zootecnia. Non ne sarei capace.
Ricordo soltanto i “testimonial” che mettemmo nei cinque poster utilizzati per la promozione delle Riserve Naturali nella campagna pubblicitaria del 1998 dal felice titolo: “Maremma: riserva di natura”: un falco lanario, una vacca maremmana con due aironi guardabuoi, un gruppo di fenicotteri e un Biancone della riserva dei Rocconi.
Anche quella delle Riserve Naturali fu un’altra importante scelta della legislatura 95-99.
Dopo attenta valutazione e ampie consultazioni, e convinti di operare nell’esclusivo interesse del nostro territorio e della gente che vi abitava, tra il 1997 e il 1998 istituimmo, come Provincia di Grosseto, 13 nuove riserve naturali: Basso Merse, Cornate e Fosini, Diaccia Botrona, Torrente Farma, La Pietra, Montauto, Monte Labbro (Parco Faunistico dell'Amiata), Monte Penna, Laguna di Orbetello, Pescinello, Poggio all'Olmo, Rocconi, Montioni (Parco Interprovinciale). Un anno dopo la nostra uscita di scena, si aggiunse il Bosco della SS. Trinità.

Non fu semplice neppure l’organizzazione e la gestione dell’operazione Riserve Naturali.
Pur essendo sostenuto da una coalizione che anticipò nel 1995 - con la dicitura “Democratici Insieme” (il centro-sinistra di allora con i verdi e senza rifondazione) - l’Ulivo nazionale del ’96, eravamo in un certo immaginario sempre i soliti “rosso-verdi” che tutto vogliono vincolare, impedire, ostacolare.
Sia chiaro, molta era propaganda, ma c’era anche del vero e, una certa legislazione regionale, l’azione di alcuni personaggi-pomodoro, qualche rigidità ideologica, non ci aiutavano di certo.

Io, per estrazione non avevo quell’approccio culturale (anche se ero per la salvaguardia del creato), e i miei primi collaboratori erano di equilibrato sentimento ambientale, ma tutti comprendemmo che tutelare in modo particolare alcune aree del territorio provinciale avrebbe avuto un grande valore morale, politico e, nel medio tempo, economico.
E l’istituzione delle riserve naturali rappresentò più di una semplice scelta politica. Fu la formalizzazione dei simboli di un insieme, di una comunità, di una provincia che voleva affermare anche un suo modello di vita e di sviluppo. Che non era certo quello a cui pensavano alcuni industrialotti e politicanti della Toscana del Nord e neppure i maître à penser dei fine settimana capalbiesi.

In questo fu di molto aiuto la preparazione anche tecnica del vice-presidente Giampiero Sammuri, e la realizzazione del Piano territoriale di Coordinamento.
Con quell’atto, infatti, come ho già ricordato, riprendemmo in mano le redini del nostro territorio, fino ad allora vincolato dal livello regionale, e con ciò stesso potemmo, in sintonia con la stessa Regione, togliere i vincoli dove non avevano senso, limitarli dove potevano avere un significato se ridotti e orientarli, magari rafforzandoli, là dove si ravvisavano aree di rilevante pregio ambientale.

L’azzeccatissimo slogan “Maremma: riserva di natura” offriva in sintesi il senso di quell’azione, che si incastonava coerentemente sia con la logica di valorizzazione turistica del Patto Territoriale che in quella dello sviluppo propria del Distretto Rurale.

Il territorio maremmano, alla luce anche della presenza del Parco della Maremma, di oasi del Wwf, del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, si presentava come uno dei più ricchi di risorse ambientali dell’intera nazione.
Risorse da godere, in primo luogo, per vivere meglio, a contatto con la natura, magari osservando il Biancone nidificare nelle gole dell’Albegna e la betulla ondeggiare lungo il torrente del Farma e fare il pieno di emozioni.
Ma anche da utilizzare, rispettandole, nella creazione di flussi turistici dedicati all’ambiente, alla natura, comunque alternativi e complementari allo sfruttamento estivo della fascia costiera.

Anche questo fu fatto. E da lì occorre ripartire.
Stefano Gentili

1 commento:

upareeprotettegr ha detto...

Egregio Presidente

Dal 1997 lavoro nell'ufficio aree Protette ( ora UP Aree Protette e Biodiversità)e devo confermare la Sua intuizione, quella di Gianpiero e quella di Pietro Pettini. La Provincia ha fatto tanto e forse anche bene, a sentire i "terzi", anche se la materia in se rimane povera e in ultima fila. La ringrazio di aver dato a tutti i cittadini questa opportunità e la invito a surfare il ns sito http://maremmariservadinatura.provincia.grosseto.it

Cordialmente Paolo Stefanini