L’ente Provincia non è immediatamente vicino al cittadino e questo la rende meno compresa, se non incompresa.
Poi fa o non fa certe cose molto concrete, come strade e scuole superiori, e se ne discute, positivamente o in negativo.
In realtà le competenze della Provincia la spingono in primis a svolgere attività programmatoria su una serie di questioni, quali rifiuti, trasporti, rete scolastica, attività venatoria e via dicendo.
Ma la madre di tutte le programmazioni ha un nome che ai cittadini non dice assolutamente nulla: Piano Territoriale di Coordinamento. Eppure con esso si governano le politiche del territorio quanto ad ambiente, infrastrutture, insediamenti. Cioè, cose serie, non robetta.
Dopo un meticoloso lavoro e un percorso condiviso, ricordo che a fine ’98, precisamente nel consiglio provinciale del 6 novembre, si approvò il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto, siglato con l’acronimo, PTC.
Ne uscì fuori, a mio modo di vedere, uno strumento "profondamente innovativo".
Perché innovativo? Lo ricordo con 8 risposte.
• Perché prendeva le mosse da un'attenta analisi conoscitiva del territorio provinciale, non più considerato come un indistinto, ma come un'area vasta articolata al suo interno, dove le "diversità" erano riconosciute e inserite in un "sistema di complementarietà".
• Perché organizzava una conseguente programmazione in grado di tenere conto dell'identità territoriale della Provincia, cioè delle tipicità storiche, culturali, ambientali che la caratterizzavano e delle risorse che possedeva.
• Perché consentiva, pertanto, il passaggio da un "sistema di vincoli" rigidi e generalizzati sul territorio ad un "pacchetto di regole" adeguato alle diversità e animato dalla filosofia della "fattibilità compatibile". In Provincia di Grosseto da quel momento si poteva fare "tutto" (il bello, il buono, il lecito e l'utile); il PTC diceva "dove" e "come".
• Perché superava tutti gli atti regionali di tipo settoriale, quali, ad esempio, la più o meno famosa 296/88 (che poneva vincoli generalizzati sul territorio).
• Perché puntava su uno "sviluppo capace di futuro" in grado di integrare la salvaguardia del "capitale fisso sociale" (il territorio), con la "crescita ben temperata" delle infrastrutture, delle attività economiche e delle politiche di coesione sociale.
• Perché favoriva uno sviluppo complessivo, integrato ed equilibrato articolando azioni tendenti a modificare la realtà della "Provincia a due velocità", puntando ad una valorizzazione delle "economie interne" e ad una "qualificazione complessiva" del territorio provinciale.
• Perché immaginava attori sociali e individuali disponibili a farsi carico della salvaguardia e della valorizzazione del capitale fisso sociale.
• Perché faceva proprio il principio di "equiordinamento dei poteri elettivi" e il riconoscimento che a ciascuno dei livelli di governo del territorio dovevano essere garantiti pari dignità e poteri (superando quindi la cosiddetta "pianificazione a cascata" e la subordinazione dei livelli inferiori a quello superiore). Pertanto l'azione provinciale si incentrava su un efficace coordinamento tra i diversi centri di pianificazione, a cui forniva sia "scenari di riferimento sovracomunali" che un "tavolo permanente di confronto" al fine di attuare una programmazione integrata e individuare le priorità d'intervento.
Insomma un PTC che cercava di integrare sapientemente i valori e le sensibilità con gli interessi legittimi per raggiungere il "bene comune storicamente possibile" e con l'intento di governare il territorio perché "la vita vivesse" e "vivessero gli uomini": quelli di allora e le generazioni future.
Il Piano, come previsto, ha in seguito avuto aggiustamenti dettati dall’esperienza concreta, ma nella sostanza e nella quasi totalità della forma è rimasto quello di allora.
Con uno slogan non bellissimo, ma chiaro, "né ingessati, né sciancati, ma incamminati verso il futuro", chiusi l’intervento introduttivo al consiglio dell’11 novembre ’98 (che può essere recuperato nella sua interezza sul mio sito www.stefanogentili.it/Provincia Amica/Considerazioni su Ambiente, Territorio, Infrastrutture/Piano Territoriale di Coordinamento per la vita e lo sviluppo).
Ritengo questo strumento un’autentica pietra miliare nella costruzione di una Provincia amica.
Stefano Gentili
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