"Parole forti sono state pronunciate" durante il Sinodo per l’Africa riunitosi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009, ma "hanno avuto un ascolto debole, anche per il rilancio troppo flebile che i media internazionali hanno riservato a questo appuntamento", lamenta nella Prolusione di Assisi del 9 novembre il Cardinale Angelo Bagnasco.
Eppure, "per i cittadini e i Paesi del Nord del mondo, il recente Sinodo sull’Africa doveva essere l’occasione propizia per una disinteressata disamina delle proprie responsabilità. Così ci saremmo potuti scuotere dall’apatia con cui generalmente si guarda a quel grande Continente che a troppi fa comodo mantenere in una indegna subalternità. Chi non sente oggi il desiderio di uscire finalmente dai luoghi comuni infarciti di stucchevole pietismo? Parole forti infatti sono state pronunciate sui ‘tossici rifiuti spirituali’ che le regioni ricche della terra scaricano sulle povere, sui conflitti armati dovuti, più che al tribalismo, all’ingordigia delle multinazionali protese ad uno sfruttamento in esclusiva delle risorse strategiche, e su certo colonialismo ‘finito sul piano politico’ ma ‘mai del tutto terminato’ sul piano culturale ed economico".
Parole chiare….
Il cardinale ha ricordato come la "mancanza di cibo" continui ad essere il flagello principale dell’Africa e quindi il raggiungimento della "sicurezza alimentare resta l’obiettivo primario, specialmente in tempi di crisi economica".
Il messaggio forte e chiaro era rivolto a tutti, ma anche riferito al tema della Giornata mondiale dell’Alimentazione che cade oggi, 16 novembre, giorno in cui si apre un Vertice mondiale dei capi di Stato e di governo.
Vertice nel quale sarà letto un Messaggio del Papa, inviato al direttore generale della Fao Jacques Diouf, in cui avverte - dice proprio avverte! Bagnasco - che l’accesso al cibo, prima di essere un ‘bisogno elementare’, è ‘diritto fondamentale delle persone e dei popoli’.
Infatti, senza retorica, moralismi, predicozzi vari, sempre Benedetto XVI - nell’enciclica Caritas in veritate - aveva ricordato che il dramma della povertà può essere superato solo "eliminando le cause strutturali che lo provocano (l’accesso al cibo) e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale".
Cause strutturali….
E sempre nel messaggio, invita a cambiare stili di vita, mettere da parte privilegi e profitti, promuovere lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri, per sconfiggere il flagello della fame, che colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo. "Si tratta – sottolinea Benedetto XVI - di una concreta manifestazione del diritto alla vita, che, pur solennemente proclamato, resta troppo spesso lontano da una piena attuazione".
Infatti, chiosa Bagnasco, "dal punto di vista scientifico ormai è assodato che il fenomeno della fame non dipende tanto dalla scarsità materiale delle risorse quanto da fattori sociali e istituzionali, ai quali occorre volersi applicare senza ulteriori esitazioni. Nell’arco di alcuni decenni bisognerà saper procurare il 70 per cento di cibo in più se si vuole non far trovare la credenza vuota quando la popolazione mondiale sfiorerà – a metà del secolo – i nove miliardi di persone".
E riprendendo un’omelia del Papa ricorda che " ‘la via solidaristica allo sviluppo dei popoli’ è di per sé non una complicazione ma ‘un progetto di soluzione della crisi globale in atto’, dunque un traguardo perseguibile dalla volontà politica dei cittadini e dei governi. E la stessa ‘globalizzazione è una realtà umana e come tale è modificabile secondo l’una o l’altra impostazione culturale’ ".
Impostazione culturale. Uhm!...
La Chiesa non parla e basta, anche se parlare è la prima fondamentale cosa che è necessario fare. Anzi, è proprio il silenzio la cosa sconcia!
La comunità cristiana, dice Bagnasco, per tutto questo non si tira indietro, e citando di nuovo il Papa ribadisce che "la Chiesa si impegna anche ad operare, con ogni mezzo disponibile, perché a nessun africano manchi il pane quotidiano" (Omelia per la Conclusione della II Assemblea speciale per l’Africa, 25 ottobre 2009).
Dunque, non è eticamente autorizzato alcun atteggiamento fatalista.
La Chiesa continua nel suo impegno, anzi lo ribadisce col rinforzo.
Me gusta, me gusta. Me gusta soñar.
Stefano Gentili
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