mercoledì 11 novembre 2009

"SUPER TOTTI" "SUPER SIMO" ... "SUPER DI CHE?" IO DICO DI "NO"

In certi casi il nostro parlare deve essere si, si o no, no, il resto è del maligno.
In una recente trasmissione di “Quelli che il calcio” condotta da Simona Ventura è stata data una lezione pubblica disdicevole passata con una straordinaria leggerezza dell’essere.
La lezione riguardava gli attualissimi trans prendendo spunto dalla vicenda Marrazzo.
Siccome ho trovato una breve riflessione di Beppe Severgnini su Il Corriere della Sera del 10 novembre, nella quale mi riconosco in modo totale, non aggiungo altro, la copio e incollo e la ritrasmetto.

Il titolo è: “Quando la tv non fa il suo mestiere”. Ecco il testo in corsivo.
“Ognuno è libero di fare quel­lo che vuole”. Così Francesco Totti a “Quelli che il calcio”, parlando della vicenda Marrazzo. Simona Ventu­ra gli dà ripetutamente ragione, poi fuo­ri programma spiega: “Sono tantissimi quelli che vanno coi trans, e lo sappia­mo tutti. Non è giusto che un personag­gio pubblico non possa farsi gli affari suoi come tutti gli altri”. Se questa è la pedagogia televisiva italia­na, buonanotte.A Super Totti si potrebbe obiettare che uno NON è li­bero di fare quello che vuo­le, se è costretto a nascon­derlo agli elettori, se si ridu­ce a frequentare spacciatori, se si rende ricattabile. A Su­per Simo potremmo invece ricordare che sono moltissimi — forse addirittura più numerosi — gli italiani che NON vanno coi trans, e forse han­no fatto alcune cose buone per questo povero Paese, dove la Tv pubblica di­venta veicolo di queste trovate.Nessuno vuole usare la televisione per fare della morale (per carità!), ma cerchiamo almeno di non renderla im­morale, perché molti ragazzi la guarda­no, e rischiano di alzarsi dal divano con le idee confuse. Le grandi democrazie — vi sembrerà strano — sono tali an­che perché esiste un consenso su alcu­ne cose. Per esempio, sul fatto che il ti­tolare di una carica pubblica non deb­ba circondarsi di prostitute, frequenta­re malavitosi e pagare trans. E, se lo bec­cano, non possa trovare difensori in un programma sportivo (sportivo!) del po­meriggio.È ipocrisia? Allora viva l’ipocrisia. Sono considera­zioni banali? Vero, ma è in­credibile come non le faccia più nessuno. Il metaboli­smo civile italiano, ormai, brucia il veleno e lo trasfor­ma in una risata. Poi non la­mentiamoci, però, se non abbiamo un bel colorito na­zionale.
Siamo convinti che Piero Marrazzo, passata la buriana, ci darebbe ragione. Sarebbe bello lo facessero anche Super Totti e Super Simo. Ma lo riteniamo im­probabile. Le celebrità italiane non si scusano; accusano, semmai, e c’è sem­pre qualche frastornato che gli dà ragio­ne.
Bravo Beppe, anch’io dico "no", così non va bene.
Stefano Gentili

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