I Padri conciliari furono invitati per la prima volta da ogni parte della terra. Ogni area geografica (con tutto quello che ciò significava) era rappresentata.
Al primo periodo conciliare parteciparono circa 2.500 padri, tra cardinali, patriarchi, vescovi e superiori di ordini o congregazioni religiose, provenienti da più di 110 Stati diversi e rappresentativi anche di tradizioni cattoliche diverse da quella latina (melchiti, armeni, copti….
Complessivamente, ad almeno una delle sessioni dei Concilio parteciparono circa 3.000 padri; di essi, quasi 1.900 parteciparono a tutti i lavori.
Per tutta la durata dei lavori, i padri si avvalsero dell’appoggio di periti, esperti in questioni giuridiche e teologiche.
Tanto per fare un confronto, il Concilio di Trento (1545-1563) fu prevalentemente europeo perché ai vescovi dell’America Latina Carlo V impedì la partecipazione: il ‘poverino’ temeva che rivelassero le tristi condizioni degli Indios.
Il Concilio Vaticano I, che pure fu discretamente numeroso (642 partecipanti), fu solo europeo e americano.
Il Vaticano II fu quindi veramente ecumenico e vi parteciparono anche “osservatori” di fedi non cattoliche, la cui presenza e i cui interventi al di fuori dell’aula finirono per influenzare positivamente i lavori dell’assemblea. La loro presenza è annotata nei diari di alcuni padri con grande commozione. Il loro numero variò nel corso del Concilio, dai circa 50 dell’inizio fino ai 106 dell’ultima sessione. La loro rappresentatività veniva ogni volta discussa, mentre fuor di dubbio era la caratura di personalità del calibro del grande teologo ortodosso Pavel Evdokimov, l’illustre esegeta Oscar Cullman, il priore di Taizé Roger Schutz, o autorità come Cassian Bezobrazov e Alexander Schmemann, il confronto con i quali lasciò molti segni positivi sui Concilio.
Dal 2 ottobre 1963, fu presente anche un gruppo di laici, ufficialmente inviati come “uditori” e progressivamente coinvolti i nei lavori delle commissioni. Il loro numero crescerà progressivamente; nel settembre del 1964, dopo un intervento in aula del cardinale Suenens (“le donne, se non mi sbaglio, costituiscono circa la metà dell’umanità”), Paolo VI iscrisse al numero degli uditori anche alcune religiose e laiche.
Alla sessione finale, gli uditori saranno 52: 10 religiose, una coppia di sposi, 28 laici e 12 laiche.
Vi furono accreditati un migliaio di giornalisti di tutto il mondo.
Ecumenico fu anche lo spirito che animò la maggior parte dei Padri conciliari, le conclusioni del Concilio e alcuni suoi documenti. Spirito riconosciuto anche da due osservatori di origine protestante, ad esempio, sulla nuova soluzione proposta nella Dei Verbum riguardo al problema cruciale dei rapporti tra Scrittura e Tradizione, R. Schutz e M. Thurian (in ‘La parole vivante au Concile’).
Pensavano infatti che quella citata poteva ben essere la “soluzione ecumenica giusta per riunire i cristiani separati”. Se vi par poco!
Stefano Gentili
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