L’ormai pressante desiderio di stare col nostro essere azione cattolica dentro la società, ci condusse ad organizzare un Convegno sulla disoccupazione giovanile e a far nascere e animare il Comitato per la giustizia sanitaria. Il mio impegno per la questione ospedaliera.
Il periodo
dell’Azione Cattolica mi ha condotto al 1986.
Un po’ prima
e in quello stesso anno vi furono eventi che orientarono la mia vita ma, prima
di addentrarmi in essi, penso sia opportuno rammentare un paio d’iniziative
nate lungo il solco della maturazione in Azione Cattolica.
Il
percorso associativo aveva permesso a me e ad altri amici di maturare un
atteggiamento sempre più completo: dall’intimità
religiosa (raramente sfociata in intimismo) e la vita di gruppo parrocchiale,
alla consapevolezza di esercitare un ruolo fondamentale in quanto laici
all’intero della Chiesa, quindi all’attenzione vitale riguardo alla società
nella quale eravamo inseriti.
Un trittico
che non mi (ci) abbandonerà più per il resto della vita, al di là delle
accentuazioni legate alle diverse fasi in cui essa si sarebbe snodata. È questa
la radice profonda di due iniziative
civiche che contribuii ad intraprendere tra il 1986 e l’87.
• La prima è del 19 marzo 1986 e riguardava “la penosa situazione nella quale si vengono a trovare un consistente
numero di giovani pitiglianesi, frustrati in quella che è una delle più
elementari esigenze: la necessità di un lavoro, di mangiare del pane del
proprio sudore, l’esigenza di impostare una vita familiare”, così scrivevo
in un articolo apparso su Confronto-Toscana Oggi del 30 marzo 1986. Insieme a
pochi altri amici provammo a stimolare la comunità ecclesiale pitiglianese ad
interessarsi alla DISOCCUPAZIONE GIOVANILE, perché ritenevamo “che un’esperienza di Chiesa reale e
significativa” dovesse e potesse “divenire
luogo della fede, della speranza e della carità nella realtà concreta”,
affinché si potesse “intravedere un
cristianesimo né alienante né alienato, ma un cristianesimo evento sociale”
(Confronto-Toscana Oggi).
All’incontro,
che tenemmo alla Sala Petruccioli, parteciparono il sindaco di Pitigliano,
Augusto Brozzi, il presidente della comunità montana, Bruno Giusti, il
presidente della cantina sociale, Stefano Formiconi, il presidente della Cassa
rurale, Giuseppe Formiconi. Presente anche il vescovo, Eugenio Binini.
Introducendo l’incontro snocciolai una serie di dati, in parte rintracciabili
nell’articolo citato. La partecipazione fu numerosa, ma le risposte degli
intervenuti furono insoddisfacenti.
Però la
comunità ecclesiale, rappresentata dal vescovo diocesano e da noi laici, mostrò
di volersi far carico della vita delle persone a partire da quelle giovani. E
lo faceva libera da qualsiasi legame socio-politico.
• La seconda iniziativa si riferisce
alla nascita del COMITATO PER LA GIUSTIZIA SANITARIA nell’ottobre 1987.
Comitato nato per difendere l’ospedale di Pitigliano, insidiato da tempo
(diminuzione del numero di anestesisti, progressiva sparizione del personale
necessario ad una seria assistenza ostetrico-ginecologica accompagnato dalla
delibera per lo spostamento del punto nascita a Orbetello, impedimento delle
prestazioni ambulatoriali per i residenti fuori Usl 29, cioè degli abitanti
dell’alto Lazio, di Castell’Azzara e Semproniano), ma che giunse al proprio
culmine il 17 ottobre 1987 con una delibera dell’Intercomunale 29 (la n. 85)
nella quale si parlava dello smantellamento dei presidi ospedalieri di
Pitigliano e Manciano e della costruzione ex-novo di un unico ospedale di zona
a Orbetello in località Chiusa Murata.
La
tracimazione che qualcuno prevedeva essere controllata, con quell’atto divenne
incontrollata e scattò immediatamente la reazione della popolazione.
Senza nulla togliere all’impegno di alcune istituzioni e delle
persone che le rappresentavano (imbarazzate, perché quelli che avevano
approvato gli atti portavano la loro stessa casacca politica: PCI-PSI), credo
che il coinvolgimento popolare fu dovuto all’azione che ponemmo in essere con
la costituzione del Comitato sopra accennato. Il primo esempio, che io ricordi,
di Gruppo Civico Pro Pitigliano. Interessante no.
Raccogliemmo
14.215 firme tra i cittadini dei comuni di Pitigliano e Sorano, firmò anche
qualche mancianese e ricordo come se fosse ora la consegna in Regione, insieme a
Stefano Renzi, del voluminoso plico, accompagnati, in quella sede, dal
consigliere regionale DC, Piergiorgio Franci.
La nostra
azione si intrecciò naturalmente con quella della DC locale, perché era stata
questa forza politica di opposizione (in particolare per bocca del consigliere
comunale Angelo Biondi) a segnalare, da circa 10 anni prima, i rischi a cui
l’ospedale di Pitigliano sarebbe andato incontro.
• La questione
ospedaliera in seguito la incontrerò di nuovo ufficialmente da presidente della
provincia di Grosseto. Una prima volta nel 1996, in risposta all’interrogazione
del consigliere provinciale Ferdinando Vatteroni, nella quale testualmente
dichiaravo: “[…] Quindi se la Regione Toscana vuol portare avanti la costruzione di un
nuovo presidio ospedaliero per i comuni della zona costiera sud (dotato di un
serio centro di emergenza e urgenza, di ambulatori specialistici di livello,
ecc. ecc.) consentendo il mantenimento, magari con accorgimenti specialistici,
del presidio collinare – come previsto dalla Legge 23. 12. 1994 n. 724 per la
salvaguardia degli Ospedali in area montana – per quanto mi riguarda non c’è
nulla da eccepire. Se invece pensa realmente di sostituire col nuovo presidio
quelli attualmente esistenti, allora esprimo la mia totale contrarietà a questo
tipo di scelta, che – come ribadisce in un documento il Sindaco di Pitigliano,
Alberto Manzi – avrebbe ripercussioni negative incalcolabili sul diritto alla
salute di tutta la popolazione residente in una zona di cerniera tra la Toscana
Meridionale e l’Alto Lazio comprendente i comuni di Castell’Azzara,
Semproniano, Sorano, Pitigliano, in parte Manciano, Farnese, Ischia di Castro,
Gradoli, Latera e Valentano, per un ammontare complessivo di circa 30.000
abitanti distribuiti su una superficie di circa 800 Kmq, pari quasi all’intera
provincia di Pistoia”.
• Una seconda
volta il 26 gennaio 1998, durante una conferenza stampa effettuata dopo la
telefonata che mi fece il ministro Rosy Bindi (ricordo anche dove ero: alla
Stellata, poco prima di Manciano) nella quale mi comunicava il reperimento del
finanziamento per la costruzione del nuovo presidio di Orbetello, indubbiamente
necessario per quella popolazione, viste le condizioni fatiscenti del S.
Giovanni di Dio. Ecco il testo della mia dichiarazione: “La decisione del Ministro della sanità Rosy Bindi di destinare 30
miliardi disponibili presso l’INAIL per la costruzione del nuovo Ospedale di
Orbetello, comunicatami questa mattina di persona dallo stesso ministro, è
un’importantissima risposta a breve e medio termine per le necessità sanitarie
dei Comuni di Orbetello, Monte Argentario, Capalbio, Isola del Giglio,
Magliano. Lo è anche perché si pone fine, una volta per tutte, alla scellerata
teoria del Polo Unico di zona, che per molti anni taluni hanno cercato in tutti
i modi di realizzare. Non a caso la nuova struttura si chiama Ospedale di
Orbetello e non Ospedale delle Colline dell’Albegna. Ringrazio il Ministro che
ha tenuto conto delle mie pressanti sollecitazioni, il direttore generale
dell’ASL Gianfranco Salvi, cui va il merito di aver pensato e presentato il
progetto, l’assessore regionale alla Sanità Claudio Martini, per averlo
sostenuto, il sindaco di Orbetello Di Vincenzo, per avere accettato la
complessiva operazione. L’operazione è stata possibile grazie anche al mutato
atteggiamento della Regione Toscana sulla situazione ospedaliera della Zona Sud
dell’ASL 9, per la quale sono ormai definiti i due Ospedali di Orbetello e
Pitigliano e la struttura di Riabilitazione di Manciano. Entrambi potranno
essere meglio sostenuti dall’Azienda Sanitaria Locale una volta che la
realizzazione dell’Ospedale di Orbetello avrà liberato risorse fresche”.
Il giorno dell’inaugurazione del nuovo Ospedale di Orbetello nessuno pensò ad invitarmi. Ma si sa: la vita è così e la riconoscenza una merce rara.
1986. Sala Petruccioli. Convegno sulla disoccupazione giovanile a Pitigliano. Da sinistra: Brozzi, Giusti, Gentili, Vescovo Binini, G. Formiconi, S. Formiconi. |
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