Ho conosciuto una santa: Pasqualina Cavero Scotto. Veramente ne ho conosciuti diversi di “santi della porta accanto”, come li chiama Papa Francesco nella esortazione Gaudete et Exsultate. Ma è di lei che desidero parlare, sapendo di avere tra le mani uno scrigno prezioso.
Nel luglio di quest’anno in vacanza a
Giglio Porto ho saputo che Pasqualina era morta otto mesi prima, il 9 novembre
2019. A mio parere in lei erano chiari “i
segni di eroicità nell’esercizio delle virtù”, di una vita donata agli altri
e offerta per il bene della Chiesa; e “la
sua esistenza ha espresso un’imitazione esemplare di Cristo ed è pertanto degna
dell’ammirazione dei fedeli”. Per questo può anche essere presa in
considerazione l’apertura di un processo di beatificazione. Io lo dico, ma al
Giglio altri lo pensano: una cara amica alla quale ho chiesto un ricordo di
Pasqualina, mi ha riposto. “ogni volta
che ci incontravamo emanava dolcezza e profumo di santità”. Appunto.
L'ho
conosciuta nel settembre 1980 quando presi parte, da giovane presidente dell'AC
diocesana, alla missione organizzata dal vescovo Giovanni D'Ascenzi all'Isola
del Giglio (con don Angelo Comastri, don Lido Lodolini e Suor Bianca
Bisaccioni) e mi colpì il suggestivo tono della sua voce e di altre donne
durante le celebrazioni liturgiche. Il suo nome da tre anni mi era caro come
presidente parrocchiale dell'AC di Giglio Porto. La ricordo al mio matrimonio, insieme a Rosa Mattera. Poi ho potuto frequentarla quasi ogni anno dal 1998
nel periodo estivo e ho sempre goduto della sua amicizia. La sua parola
semplice e dal forte accento gigliese mi faceva star meglio e la sua
testimonianza cristiana mi spronava ad essere migliore. Amici mi hanno detto
che nel mese di luglio di ogni anno chiedeva: “Ma Stefano è venuto? L’avete visto?”. Ed io ugualmente, a
cercarla; il suo balcone era il primo che scrutavo. Ci siamo voluti bene, lei
un po’ come una mamma, io come un figlio che vedeva di tanto in tanto.
Per le
informazioni che non conoscevo ringrazio la dottoressa Maria Agnese Sturman, la
superiora delle suore del Porto suor Lina Pellegrino, la figlia di Pasqualina,
Assunta.
Pasqualina
nasce all’Isola del Giglio in un periodo non facile, il 25 luglio 1929; da
bambina e adolescente vive in compagnia delle suore dell’Immacolata, dalle
quali impara il ricamo e assorbe i principi religiosi, mentre le aiuta nelle varie
necessità: non c’è l’acqua corrente nelle case e lei si fa carico con le
brocche dell’approvvigionamento delle suore. Questa familiarità dura tutta la
vita resistendo al cambio delle suore e dell’ordine religioso, tanto che a casa
viene chiamata la “suora di scorta”.
Entra
da subito nella compagnia dell’Azione Cattolica e nel tempo non si sottrae alle
varie responsabilità, sino a diventarne Presidente per trent’anni.
Sposa
nel 1951 Andrea Scotto e inizia la vita familiare, impreziosita dell’arrivo dei
figli Angelo, Assunta e Mario.
Tanto
continua ad essere preponderante in lei il legame con la madre Chiesa che
appena viene consentito ai laici il Ministero straordinario della Comunione
Eucaristica (Istruzione ‘Immensae Caritatis’ del 29 gennaio 1973) le viene
subito conferito, immagino con un certo stupore, essendo tra l’altro una donna.
La distribuisce in Chiesa e ce n’è bisogno vista l’alta partecipazione alle
messe, ma soprattutto la porta ai malati nelle case.
Eh sì,
la Chiesa è indubbiamente il centro di gravità permanente della sua vita. Ne ha
a cuore il decoro e utilizzando le innate doti del canto esercitate sin da
giovane, canta le Messe in latino e pian piano diviene la trascinatrice del
servizio musicale durante tutte le funzioni liturgiche, depositaria com’è delle
tradizioni canore più antiche, sulle cui strade indirizza via via i parroci che
si succedono.
Prega
senza mai stancarsi e il rosario è suo pane quotidiano in casa e in Chiesa, prende
parte attiva alla Messa quotidiana, sino agli ultimi difficili tempi. La sua
dedizione alla Madonna è nota anche fuori dell’Isola e nessuno è in grado di
quantificare le volte che partecipa ai pellegrinaggi dalla Madonna di Lourdes (alla
quale spesso si è raccomandata), a Pompei, Loreto e dalla Vergine nera di Czestochowa.
Mi hanno raccontato che una volta a Lourdes, lasciata da sola davanti alla
grotta a pregare per circa un’ora, al ritorno è stata trovata a sostenere una
persona anziana e fisicamente malferma. Il servizio alle persone in difficoltà
è stato la sua scelta di vita.
Era una
donna di carità. Quando le chiedevo qualcosa sul suo comportamento verso il
prossimo, era sempre schiva nelle risposte. Sono riuscito a comprendere che
frequentissima era la sua visita ai malati ai quali oltre al cibo Eucaristico
portava anche quello da lei preparato e qualche volta cadeva pure per le scale,
come diceva. So che ha contribuito per anni, tramite adozioni, alla formazione
di religiosi: è stato possibile ricostruire quella di un sacerdote in
Sudamerica e di una suora francescana della S. Croce. Protesa all’annuncio, ha
diffuso la stampa cattolica e offerto piccoli contributi ad emittenti
radiofoniche cattoliche, perché fosse diffusa la buona notizia.
Le
sofferenze, che fanno parte della vita di tutti, non le sono mancate, ma ho
avuto testimonianza che le ha vissute cristianamente, specie quelle non
dipendenti dalla sua volontà, perdonando chi gliele stava procurando. Naturalmente
Pasqualina avrà avuto i limiti di tutti gli esseri umani, fatto passi falsi
come noi e peccato, come talvolta accade. Ma il santo non è il perfetto, il
puro, colui che non commette errore. Anzi la storia dei cristiani saliti agli
onori degli altari è quasi sempre costellata da vite assai imperfette. Ma non è
quello che conta. Conta la Grazia e lo spazio che via via le facciamo dentro di
noi, che “cresce attraverso piccoli
gesti” (papa Francesco). Poi ci pensa Lei a farci “diffondere la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una
vita di fede e di carità” (Lg, 12).
Mi ha
detto la figlia Assunta che l’ultima sera ha recitato il rosario e cantato, poi
l’ha tenuta per mano tutta la notte e la mattina, appena giunta la nipote, è
morta serenamente. Al cuore che canta, la pace non manca, dice un antico
proverbio.
Aveva
chiesto che per il suo funerale le fossero suonate le campane a festa, sia a
Giglio Porto che a Castello, e così è stato fatto. La morte per lei non
rappresentava la fine, ma l’inizio: il ritorno al Padre, l’inizio della vita
che non avrà mai fine. Papa Francesco ci ricorda che “ciascun santo è un messaggio che lo Spirito Santo trae dalla ricchezza
di Gesù Cristo e dona al suo popolo”. Pasqualina è stata un dono da
continuare a tenere caro.
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