Il 18 giugno 1977 la prima grande volta della Cattedrale di Pitigliano crollò davanti ai miei occhi e a quelli di don Giorgio Gubernari. Pochi secondi e saremmo rimasti sotto.
Pensando a quegli anni, mi è tornato alla memoria un episodio accaduto nel 1977, che non posso non riportare. Me lo ha fatto venire alla mente un articolo che avevo, tempo fa, rintracciato sul web e poi messo da parte: il crollo della cattedrale di Pitigliano del 1977 o meglio, della sua prima grande volta, partendo dall’ingresso principale. Non ricordavo con esattezza il giorno, ma quell’articolo me lo ha rammentato: sabato 18 giugno.
Era mattina, verso le 10 o le 11, io ero a casa di Don Giorgio, la canonica attigua alla cattedrale e stavamo lavorando sui campi scuola di Faltona. Ad un certo punto entrò in casa la donna che faceva le pulizie in Cattedrale con in mano un oggetto e disse: “Guardi, Don Giorgio. Mentre stavo pulendo in chiesa è caduta questa testa di angioletto e sono venuta a portargliela”.
Un po’ sorpresi e perplessi io e Don Giorgio ci incamminammo immediatamente verso la cattedrale: dovevamo solo scendere 15 scalini, uscire di casa e dopo 4 metri entrare dalla porta laterale della chiesa. Mentre stavamo scendendo le scale, sentimmo un boato, si spaccò il muro di fronte e un discreto masso cadde verso di noi sulle scale, senza farci nulla. Impauriti come non mai superammo l’ostacolo, scendemmo nella piazza della Cattedrale (piazza S. Gregorio VII) e fummo come investiti dall’ondata di fumo dei calcinacci che si sprigionava dalla porta d’ingresso principale. Era crollata parte della cattedrale. A me sembrava crollata tutta.
Volevamo entrare subito per sincerarci se vi fosse qualche persona, ma era troppo pericoloso e attendemmo l’arrivo dei vigili del fuoco con il cuore in gola, proprio per il timore che qualcuno fosse rimasto intrappolato dentro. Provvidenzialmente non vi furono danni alle persone; quelli al tetto, a parte della volta e ad alcune tele della Cattedrale furono ingenti.
Non dico provvidenzialmente tanto per dire; avrei potuto usare l’avverbio fortunatamente.
Ma qualcuno ci mise la mano e non solo per me e don Giorgio che, 30 secondi dopo, saremmo stati travolti dal crollo, ma anche per altri giovani che erano usi le mattine estive soffermarsi in Chiesa (proprio in fondo) a pregare o qualcuno a venire a suonare l’organo. Il sabato successivo vi si sarebbe dovuto celebrare un matrimonio.
Insomma…
L'imponente crollo - foto Francardi |
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