venerdì 2 novembre 2012

5. IL CONCILIO DELLA CHIESA, DI CRISTO, DELL’UOMO

Mi sembra particolarmente azzeccata la definizione del Vaticano II come il Concilio della Chiesa, di Cristo, dell’uomo.

Il Concilio Vaticano II è stato l’unico concilio, tra i 21 riconosciuti dalla Chiesa cattolica, che abbia incentrato la sua attenzione sulla Chiesa. L’obiettivo era quello di ritrovare la Chiesa alla piena luce della fede: cioè alla luce di Cristo.
‘Chiesa sii ciò che sei’ è quello che il Concilio le ha ricordato.
Proprio concentrandosi sulla Chiesa, l’insegnamento del Vaticano II verte – in ultima istanza – su Cristo, sul rapporto della Chiesa a Cristo e dell’uomo a Cristo.

Infatti, così facendo il concilio ha finito per operare una specie di ‘relativizzazione’ della Chiesa stessa.
Nei suoi documenti la Chiesa non è vista come grandezza a sé stante, ma è rimandata sia al Cristo, da cui riceve essere e struttura, sia al mondo, nel quale essa è inviata come segno e strumento di salvezza. Si tratta di una relativizzazione che ha posto più chiaramente la Chiesa in relazione sia con la sua origine, sia con la sua missione nel mondo (Rosino Gibellini, 2009).

Da questa de-centrazione operata dal Concilio deriveranno conseguenze di grande valore: la centralità della Parola di Dio, una mobilitazione di tutte le componenti della comunità ecclesiale sia a livello di direzione della Chiesa (con la collegialità episcopale) sia a livello di laici, che sono chiamati ad assumere le loro responsabilità; un senso più forte della missione in termini di servizio, un rapporto non più antagonistico ma di solidarietà con il mondo nel quale si trova ad operare, un rapporto di dialogo e di attiva ricerca dell’unità con le altre comunità cristiane, un rapporto di dialogo e di collaborazione con  le grandi tradizioni religiose dell’umanità.

Stefano Gentili

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