Il Concilio Vaticano II è
stato l’unico concilio, tra i 21 riconosciuti dalla Chiesa cattolica, che abbia incentrato la sua attenzione sulla Chiesa.
L’obiettivo era quello di ritrovare la Chiesa alla piena luce della fede: cioè alla luce
di Cristo.
‘Chiesa sii ciò che sei’ è
quello che il Concilio le ha ricordato.
Proprio concentrandosi
sulla Chiesa, l’insegnamento del Vaticano II verte – in ultima istanza – su
Cristo, sul rapporto della Chiesa a Cristo e dell’uomo a Cristo.
Infatti, così facendo il concilio ha
finito per operare una specie di ‘relativizzazione’ della Chiesa stessa.
Nei suoi documenti la
Chiesa non è vista come grandezza a sé stante, ma è rimandata sia al Cristo, da
cui riceve essere e struttura, sia al mondo, nel quale essa è inviata come
segno e strumento di salvezza. Si tratta di una relativizzazione che ha posto
più chiaramente la Chiesa in relazione sia con la sua origine, sia con la sua
missione nel mondo (Rosino Gibellini, 2009).
Da questa de-centrazione
operata dal Concilio deriveranno conseguenze di grande valore: la centralità della
Parola di Dio, una mobilitazione di tutte le componenti della comunità
ecclesiale sia a livello di direzione della Chiesa (con la collegialità
episcopale) sia a livello di laici, che sono chiamati ad assumere le loro
responsabilità; un senso più forte della missione in termini di servizio, un
rapporto non più antagonistico ma di solidarietà con il mondo nel quale si
trova ad operare, un rapporto di dialogo e di attiva ricerca dell’unità con le
altre comunità cristiane, un rapporto di dialogo e di collaborazione con le grandi tradizioni religiose dell’umanità.
Stefano Gentili
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