Tra meno di 4 ore, alle
20.00, Papa Benedetto XVI abdicherà.
Il suo gesto è stato
rivoluzionario, unico nella storia, come ricorda Franco Cardini.
Gli altri casi che si
ricordano (Celestino V, Gregorio XII, Benedetto IX, ecc.) furono diversissimi.
Delle motivazioni
dichiarate da Benedetto anche a me, come Cardini, ha molto colpito la triade:
motivi “fisici, psichici, spirituali”. E non per i primi due, certamente legati
all’età, ma per i terzi: i motivi spirituali.
Cosa ha voluto dirci il
Santo Padre?
Non mi permetto di
discettare, sento solo il dovere di ringraziare il Signore perché ce lo ha
voluto donare.
E sento anche il
desiderio di riportare il testo del suo intervento, durante l’ultima udienza
generale in Piazza S. Pietro di ieri 27 febbraio 2013.
“Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel
Presbiterato!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Distinte Autorità!
Cari fratelli e sorelle!
Vi ringrazio di essere
venuti così numerosi a questa mia ultima Udienza generale.
Grazie di cuore! Sono
veramente commosso! E VEDO LA CHIESA VIVA! E penso che dobbiamo anche dire un
grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona adesso ancora nell’inverno.
Come l’apostolo Paolo
nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover
soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la
sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio
animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie
a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto
ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola
realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza
che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.
Sento di portare tutti
nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni
incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. TUTTO E TUTTI RACCOLGO NELLA
PREGHIERA PER AFFIDARLI AL SIGNORE: perché abbiamo piena conoscenza della sua
volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo
comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni
opera buona (cfr Col 1,9-10).
In questo momento, c’è
in me una grande fiducia, perché SO, SAPPIAMO TUTTI NOI, CHE LA PAROLA DI
VERITÀ DEL VANGELO È LA FORZA DELLA CHIESA, È LA SUA VITA. Il Vangelo purifica
e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e
accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia,
questa è la mia gioia.
Quando, il 19 aprile di
quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la
ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della
Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le
parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: SIGNORE, PERCHÉ MI CHIEDI
QUESTO E CHE COSA MI CHIEDI? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle,
ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi
guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che IL
SIGNORE MI HA GUIDATO, MI È STATO VICINO, HO POTUTO PERCEPIRE QUOTIDIANAMENTE
LA SUA PRESENZA.
E’ stato un tratto di
cammino della Chiesa che HA AVUTO MOMENTI DI GIOIA E DI LUCE, MA ANCHE MOMENTI
NON FACILI; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul
lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza
leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti
in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia
della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella
barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia,
non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la
conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha
voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per
questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha
fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua
luce, il suo amore.
Siamo nell’Anno della
fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto
che sembra metterlo sempre più in secondo piano. VORREI INVITARE TUTTI A
RINNOVARE LA FERMA FIDUCIA NEL SIGNORE, AD AFFIDARCI COME BAMBINI NELLE BRACCIA
DI DIO, CERTI CHE QUELLE BRACCIA CI SOSTENGONO SEMPRE E SONO CIÒ CHE CI
PERMETTE DI CAMMINARE OGNI GIORNO, ANCHE NELLA FATICA. Vorrei che ognuno si
sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha
mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di
essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al
mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio
di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede;
è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di
questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci
ama, ma attende che anche noi lo amiamo!
Ma non è solamente Dio
che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della
barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. IO NON MI SONO MAI
SENTITO SOLO NEL PORTARE LA GIOIA E IL PESO DEL MINISTERO PETRINO; il Signore
mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla
Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli
Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati
per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato
che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e
l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano
il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono
nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di
fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero
speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli
nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di
Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho
sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto
bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è
il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore
dell’Apostolo Pietro. OGNI GIORNO HO PORTATO CIASCUNO DI VOI NELLA PREGHIERA,
CON IL CUORE DI PADRE.
Vorrei che il mio
saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: IL CUORE DI UN PAPA SI
ALLARGA AL MONDO INTERO. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo
diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle
Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona
comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio.
A questo punto vorrei ringraziare
di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo, che nelle
ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e
di preghiera. SÌ, IL PAPA NON È MAI SOLO, ORA LO SPERIMENTO ANCORA UNA VOLTA IN
UN MODO COSÌ GRANDE CHE TOCCA IL CUORE. IL PAPA APPARTIENE A TUTTI E TANTISSIME
PERSONE SI SENTONO MOLTO VICINE A LUI. E’ vero che ricevo lettere dai grandi
del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo
della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici
che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro
affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste
persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande
che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie,
con il senso di un legame familiare molto affettuoso.
QUI SI PUÒ TOCCARE CON
MANO CHE COSA SIA CHIESA – NON UN’ORGANIZZAZIONE, UN’ASSOCIAZIONE PER FINI
RELIGIOSI O UMANITARI, MA UN CORPO VIVO, UNA COMUNIONE DI FRATELLI E SORELLE
NEL CORPO DI GESÙ CRISTO, CHE CI UNISCE TUTTI. Sperimentare la Chiesa in questo
modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo
amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma
vediamo come la Chiesa è viva oggi!
In questi ultimi mesi,
ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza,
nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione
più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo
passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una
profonda serenità d’animo. AMARE LA CHIESA SIGNIFICA ANCHE AVERE IL CORAGGIO DI
FARE SCELTE DIFFICILI, SOFFERTE, AVENDO SEMPRE DAVANTI IL BENE DELLA CHIESA E
NON SE STESSI.
Qui permettetemi di
tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata
proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per
sempre dal Signore.
Sempre – chi assume il
ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a
tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta
la dimensione privata. HO POTUTO SPERIMENTARE, E LO SPERIMENTO PRECISAMENTE
ORA, CHE UNO RICEVE LA VITA PROPRIO QUANDO LA DONA. Prima ho detto che molte
persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono
affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie
in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra
comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti
appartengono a lui.
Il “sempre” è anche un
“per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di
rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno
alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze
eccetera. NON ABBANDONO LA CROCE, MA RESTO IN MODO NUOVO PRESSO IL SIGNORE
CROCIFISSO. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa,
ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san
Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in
questo. EGLI CI HA MOSTRATO LA VIA PER UNA VITA, CHE, ATTIVA O PASSIVA,
APPARTIENE TOTALMENTE ALL’OPERA DI DIO.
Ringrazio tutti e
ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa
decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa
con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua
Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere
sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i
Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore
dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo
Spirito.
Invochiamo la materna
intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni
ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con
profonda fiducia.
Cari amici! DIO GUIDA
LA SUA CHIESA, LA SORREGGE SEMPRE ANCHE E SOPRATTUTTO NEI MOMENTI DIFFICILI.
Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino
della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci
sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona,
ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!”
Parole da
meditare….molto.
Stefano Gentili
1 commento:
so che col senno di poi son capaci tutti, ma io, che non avevo accettato il gesto di Benedetto XVI, perchè mi ritenevo come un figlio il cui padre si era dimesso dal ruolo di genitore, mi sono accorto dove sbagliavo. Sbagliavo perché ragionavo con la logica, come dire, "umana" mentre certe cose hanno bisogno della luce della Fede. Mi ha dato l'aiuto risolutivo la catechesi del nostro vescovo quando ha spiegato la logica del Padre e del figlio maggiore protagonisti della parabola del "figliol prodigo". E la conferma mi è arrivata quando ho visto il sorriso di Francesco I.
Devo fare ancora molta strada!
Ciao.
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