lunedì 8 agosto 2011

UN PO’ DI STORIA DI LAICI (3). I BUONI SEMI DEL PASSATO

Non è questa la sede per ricostruire la storia del laicato diocesano, né io sarei la persona adatta a farlo. Posso però rammentare alcuni passaggi che hanno coinvolto più o meno direttamente i laici da quando, nel 1976, fui nominato presidente diocesano dell’Azione Cattolica. Trentacinque anni che mi hanno visto partecipe dapprima molto interno alle cose ecclesiali, poi sempre più diretto verso quello che si è soliti chiamare mondo.

Periodo dal quale si pose fine alle amministrazioni apostoliche e la diocesi ebbe di nuovo un Vescovo tutto per sé, prese consistenza territoriale - dopo aver lasciato sul campo le parrocchie di Alberese e Rispescia (11.02.1976) - dapprima, con l’inclusione delle parrocchie di S. Fiora, Bagnolo e Bagnore (28.10.1977), poi con l’aggiunta dell’Abbazia delle Tre Fontane (10.06.1981) e assunse una fisionomia definitiva che successivi scossoni non sono stati in grado di sfigurare.

Periodo che ha visto il succedersi di quattro Vescovi, Giovanni D’Ascenzi (1975-1983), Eugenio Binini (1984-1991), Giacomo Babini (1992-1996), Mario Meini (1996-2010) ciascuno con una sua spiccata fisionomia, personalità, spiritualità e impostazione pastorale.

Periodo che ci ha fatto assistere ad un significativo ricambio di sacerdoti con la progressiva perdita di centralità dei preti ordinati nell’immediato dopoguerra fino al termine degli anni 60’, l’avvento di quelli ordinati a cavallo del Concilio fino al decennio successivo, l’ingresso di quelli che per diversi anni sono stati chiamati i preti giovani (dal 1981 al 1994), sino ai …giovanissimi sacerdoti.

Periodo nel quale cambiamenti sociali, economici, politici, culturali hanno profondamente cambiato l’uomo, la società e gli stili di vita, anche delle aree apparentemente più marginali come la nostra, modificando il comportamento religioso e l’atteggiamento nei riguardi della fede, specie delle giovani generazioni.

Periodo dove il non lontano evento conciliare e le prime realizzazioni del post-concilio reclamavano notevoli cambi di passo nelle chiese diocesane quanto al loro essere e al loro porsi nei confronti del mondo, richiedevano un personale ecclesiastico e laico più attento ai messaggi, criptati o rumorosi, che provenivano da una società in profondo cambiamento.
Stefano Gentili

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