Ad essere precisi, un altro obiettivo contenevano gli orientamenti nazionali richiamati nel precedente post: la ricomposizione dell’area cattolica in campo socio-politico dinanzi all’evidente sfaldamento della cosiddetta prima repubblica. Ma il raggiungimento dell’obiettivo sostanzialmente ebbe a fallire per il precipitare degli eventi e la carenza di cultura politica nella quasi totalità del corpo cattolico nazionale.
Il grande corpo della comunità ecclesiale diocesana poco sentì l’uragano che si sarebbe abbattuto sul sistema politico e poco s’impegnò a costruire mentalità nuove ed a formare laici cristiani.
La stessa questione della ricomposizione dell’area cattolica fu, da noi, sempre poco sentita o evitata ed invece il tema era molto laico e avrebbe dovuto trovare - insieme al desiderio di poter operare per una società migliore - i laici in trincea, nel momento della battaglia.
Ma laici da trincea ne avevamo pochissimi, la maggior parte agiva nelle retrovie occupandosi d’altro.
E quando - dopo l’uragano di tangentopoli, il crollo del sistema partitico, l’affacciarsi di gioiose macchine da guerra, le discese in campo, la ricerca di centri impossibili - si aprì, anche in diocesi e nell’intera area provinciale, l’imprevista possibilità di fornire al mondo della politica e delle istituzioni personale cattolico coerente, formato e culturalmente preparato, il nostro mondo, salvo poche eccezioni, fece sostanzialmente flop.
Nonostante il Vescovo Binini nel 1990 avesse invitato la nostra Chiesa ad “educare alla partecipazione socio-politica” (fissando incontri in quattro zone della diocesi) e uno sparuto gruppo di laici avesse compreso l’urgenza dei tempi e organizzato la Scuola di Formazione all’impegno sociale politico (1991), attività che, elevata per qualità di impianto e di relatori-testimoni (tra gli altri Tina Anselmi, P. Bartolomeo Sorge, Paolo Giuntella, Leoluca Orlando), di fatto fu troppo elitaria e non incise sulla base cattolica che si presentò del tutto impreparata agli appuntamenti elettorali degli anni ’94-’95-’96.
In uno di quegli appuntamenti mi trovai incastonato anch’io e, se dovessi narrare le incomprensioni, le smusate, le lettaracce che ricevetti da “amici cattolici” sol perché avevo fatto la scelta di capeggiare, come candidato alla Presidenza della Provincia di Grosseto, una coalizione che oggi si direbbe di centro-sinistra, potrei formare uno zibaldone.
Per la verità ci furono anche non pochi “amici cristiani” che compresero, non si scandalizzarono e in parte sostennero quella scelta.
Quelle scomposte reazioni non furono dettate da invidia o cattiveria. No, molto più semplicemente da una incapacità culturale di leggere gli avvenimenti e da vecchie consuetudini dure a morire.
Una di queste era l’anti-comunismo.
Poverini, pensavano che il nemico della ‘civiltà cristiana’ fosse sempre lo spauracchio marxista e che i comunisti mangiassero…i bambini.
E non si accorgevano del cambiamento epocale che era avvenuto e stava avvenendo sotto i loro occhi.
Dai primi anni ’80, i telecomandi dei nuovi tv color al quarto pulsante avevano quasi sempre l’emittente della Mondadori, Rete 4, e al tasto successivo Canale 5, proprietà di ‘un costruttore del Nord’. Questo mandava in onda un sacco di telefilm.
I personaggi di Dallas e Dinasty cominciarono ad essere vissuti come reali (la Pamela, Bobby, J.R.), i piccoli avevano iniziato a reclamare il Bim Bum Bam di Paolo Bonolis e quelli più grandicelli, ma accompagnati dagli adulti, volevano Drive in, dove le cameriere Carmen Russo e Lory del Santo mettevano meloni in bella mostra. Dinanzi all’impacciata televisione di Stato, le televisioni private (che Silvio aveva provveduto a comprare tutte) dipingevano nuovi mondi dalle tinte attraenti ed erano la prefigurazione del magico paese futuro e di un uomo nuovo finalmente liberato dai vecchi tabù.
Il regalo incommensurabile che il pentapartito aveva lasciato in eredità al Cavaliere (con tre decreti-salva-Silvio del governo Craxi tra l’84 e l’85; poi con un intervento del 1990, con il quale la Fininvest fu ammessa a trasmettere in diretta) avrebbe cambiato per sempre il Paese grazie all’uso, moderno, massiccio, spregiudicato che Berlusconi avrebbe fatto del ‘quarto potere’.
Insomma negli anni ’80 era cambiata larga parte della nostra società e si era giunti alla fine della Prima repubblica, seppellita dagli scandali di Tangentopoli; il mondo cattolico a livello nazionale ‘normalizzato e cloroformizzato’ da chi sappiamo, si trovò spiazzato ed anche quello diocesano, si fece trovare largamente impreparato ad interpretare e governare il nuovo.
Erano stati accecati, come lo fu l’indovino Tiresia dalla dea Era, mentre discettavano se si provava più piacere a rifare la Dc o a fare un altro centro e se i cattolici dovevano votare uniti oppure sparpagliati.
Stefano Gentili
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