giovedì 11 agosto 2011

UN PO’ DI STORIA DI LAICI (6). IL SACRO FUOCO CONCILIARE: I CAMPI SCUOLA REGIONALI (Dolomiti) E DIOCESANI (Triana)

Pressoché nello stesso periodo decollò l’esperienza dei Campi-scuola giovanili promossi dall’Azione Cattolica, prima quelli regionali (Carbonin 1972, quindi Moena, Sappada, La Mendola, quelli a cui ricordo di aver partecipato), poi quelli diocesani (una breve parentesi a Faltona, quindi a Triana dal 1978).

Perché li considero così rilevanti?
Perché fu alla scuola di quelle esperienze, specie regionali, magistralmente guidate dall’assistente don Icilio Rossi, che molti nostri giovani (spinti a partecipare da Don Giorgio Gubernari) sentirono parlare di Concilio, di Chiesa-comunione, di vocazione dei laici, di partecipazione dei laici alla vita della Chiesa, di dialogo con il mondo, di giustizia sociale, di umanesimo integrale e plenario.

Lì maturarono decisioni e impegni che condussero un bel gruppo di giovani, oggi adulti, ad acquisire perlomeno una forma mentis conciliare
ed a trasferirla nei gruppi parrocchiali e nei campi scuola diocesani che dal 1978 inizieranno a decollare a pieno ritmo (i primi sotto la sapiente guida spirituale del giovane assistente diocesano AC Giovani, don Lido Lodolini e di quello AC Ragazzi, don Mario Amati).
E qui matureranno vocazioni alla vita laicale adulta e troveranno spazio quelle di speciale consacrazione: come non ricordare, tanto per fare un esempio piuttosto eclatante, la segretaria diocesana del movimento studenti di azione cattolica, Franca Lacchini, poi diventata monaca di clausura (cosa che poi avvenne, a livello regionale, anche per la pontassievina Isa Manzini).

Piccoli numeri, qualcuno potrebbe obiettare. Non saprei dire.
Certo è che dal 1978 alla metà degli anni ’90 sono transitati alla Triana una media di 250 ragazzi all’anno.
Dopo che, per una strana serie di coincidenze poi rivelatesi fasulle, la diocesi fu costretta a lasciare il Castello Piccolomini di Triana, i campi-scuola sono continuati in altre località ed ancora oggi offrono il loro servizio e danno frutti alla chiesa e alla società.
Ma non c’è dubbio che quelli di Triana rappresentarono un ‘unicum’ specie per l’entusiasmo che si respirava e per quel sacro fuoco che spingeva giovani laici a maturare impegni ecclesiali e sociali sempre più rilevanti. Per vedere i frutti di quel periodo bisognerebbe andare ad indagare nel vissuto di tanti singoli laici, uomini e donne che hanno preso sul serio la vita e l’appello cristiano. Ma la ‘privacy’ non mi consente di fare esempi.
Stefano Gentili

Nessun commento: