sabato 19 novembre 2011

8. L’AZIONE CATTOLICA CONCILIARE TRA STORIA E TEOLOGIA

LA RIFONDAZIONE ORGANIZZATIVA
Intanto occupiamoci della rifondazione organizzativa tesa fortemente a sostanziare la prima scelta strategica di questo periodo: l’unificazione.

Dai rami dell’AC prima del nuovo Statuto – Unione Uomini di AC, Unione Donne di AC (UDACI) Gioventù Maschile di AC (GIAC) e Gioventù Femminile (GF), – scompare la distinzione per sesso e si creano i SETTORI GIOVANI E ADULTI, si rinnovano i MOVIMENTI DEGLI STUDENTI (1) e dei LAVORATORI (2).

Lo statuto lascia in sospeso la riconsiderazione dei Movimenti (FUCI (3), LAUREATI, MAESTRI), ma questi iniziano ugualmente un percorso innovativo che porterà il Movimento dei Maestri (4) a sciogliersi alcuni anni dopo ed a trasformarsi nel Movimento di impegno educativo di Azione Cattolica (MIEAC) e quello dei Laureati (5) a sfociare, nel 1980, nella fondazione del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC).

Di straordinario rilievo è la nascita dell’ACR. È un virgulto nuovo del fertile ceppo dei movimenti sorti dai rami dell’AC prima del nuovo Statuto. Erano i Fanciulli di AC.
La GF si occupava delle bambine: Angioletti e Piccolissime, Beniamine e Aspiranti alla Gioventù Femminile.
L’UDACI si occupava dei bambini: Fiamme Bianche, Verdi e Rosse.
La GIAC si occupava degli Aspiranti maggiori e minori alla Gioventù Maschile.

In quegli anni della fantasia al potere si avverte la necessità di unire le forze e rendere efficaci i capitali educativi acquisiti nel tempo per far fronte alla bufera della resa educativa e del qualunquismo. L’aver avuto alle spalle una ricchezza enorme rende possibile la trasformazione e il potenziamento.
L’ACR nasce forte, quindi, per eredità. Ma si mette anche subito all’opera per conservare e ampliare il capitale. Si dà un progetto educativo. Fa la scelta decisiva del Gruppo educatori. Punta inequivocabilmente al protagonismo dei ragazzi: protagonisti per vocazione e per grazia. A misura di ragazzi.

Il presidente Vittorio Bachelet ne traccia, nel 1971, un profilo straordinario che tira in ballo anche il modo di pensare degli adulti:
“Credo che l’aver fortemente richiamato la loro (dei ragazzi) dignità di cristiani e la ricchezza del dono che essi fanno alla comunità, è un grande servizio che l’AC rende non solo ai piccoli ma all’intera comunità cristiana. L’aver sottolineato questo dono, questa corresponsabilità attiva anche attraverso la forma dell’impegno associativo dei fanciulli e dei preadolescenti sottolinea infatti che anche essi sono non solo oggetto dell’azione pastorale, ma soggetti della costruzione della Chiesa partecipi a pieno titolo – e certamente a loro misura – della sua missione apostolica; e questa consapevolezza arricchisce tutta la Chiesa.
Se riusciremo a capire bene questo, non avremo reso un servizio solo ai più piccoli; infatti la presenza dei piccoli nell’AC aiuterà l’associazione stessa a capirsi e ad attuare meglio il suo compito.

Se noi capiremo come i ragazzi possono essere soggetti attivi nella Chiesa, capiremo anche come gli adulti possono essere soggetti attivi nella Chiesa. Perché io credo che noi qualche volta abbiamo le idee un po’ confuse su cosa significhi essere adulti o maturi nella Chiesa.
Quasi che questa maturità sia una sorta di acquisizione, di accumulo di esperienza, di capacità culturale o di semplice progresso di età. Mentre è la misura della corrispondenza della risposta di ciascuno alla chiamata e alle possibilità concrete che il Signore offre. E sono spesso non solo i più piccoli, ma anche i più semplici quelli che, nella Chiesa, hanno statura più grande; sono essi che hanno voce più attiva nella Chiesa, che è mistero di grazia. Per questo l’ACR può diventare una pagina di speranza non solo nella vita dell’AC, ma nella vita della Chiesa“ (6).

Infatti, come dirà il Vescovo Aldo Del Monte: “l’ACR ha stimolato il rinnovamento della catechesi in tutta la Chiesa italiana. Ha promosso la partecipazione attiva dei ragazzi alla Liturgia e ha offerto esperienze valide per una promozione della presenza dei ragazzi nella vita delle comunità” (7).

A livello nazionale, diocesano e parrocchiale nuovi organi prendono il posto dei precedenti al ’69: l’Assemblea, il Consiglio, la Presidenza, il Presidente. Viene istituito il Delegato regionale eletto dal Consiglio regionale.

Ma c’è di più. C’è anche il fatto che la sua struttura organizzativa è tutta articolata sulla natura democratica della vita associativa e della designazione dei responsabili, con la parità tra uomo e donna e con un profilo nazionale rispettoso, anzi rafforzato dalle autonomie locali diocesane e parrocchiali.


(1) Nel 1910, all'interno della Società della Gioventù cattolica sono previsti i primi circoli di studenti chiamati ad essere sale e luce nel mondo della scuola, marcandone la finalità missionaria. Qualche anno più tardi, nel 1925, nasce la Jec, l'organizzazione europea che vuole collegare i movimenti di studenti di Azione Cattolica dei vari Paesi. A partire dal 1935, si consolida l'esperienza di un Movimento di studenti con propri dirigenti, una propria struttura, un proprio organo di stampa.
Nel 1954 nasce GS, la Gioventù Studentesca della Giac e della Gf. Dopo pochi anni, però, la sigla GS viene sostituita con quella di Movimento Studenti.
Anche perché sotto la guida di don Luigi Giussani, insegnante di religione presso il liceo classico Berchet di Milano, si avvia un percorso, diverso per metodo educativo, che condurrà alla nascita di Comunione e Liberazione.
Nel 1969 l'Azione Cattolica italiana si rinnova nello spirito del Concilio Vaticano II. Nasce, ufficialmente, il Msac, il Movimento Studenti di Azione Cattolica.
(2) Nato nel 1936, il Movimento Lavoratori è l’Azione Cattolica dei lavoratori. Costituisce l’espressione missionaria dell’AC nel mondo del lavoro.
(3) Dopo il Concilio Vaticano II, la FUCI avviò una grande riflessione sul proprio ruolo nell’Università, nella Chiesa e nella società: si confrontò, non senza contrasti, con i profondi rivolgimenti del ’68, e con la nascita di nuovi movimenti, quali Comunione e Liberazione. Visse alterne vicende negli anni ’70 e ’80, soffrendo dell’emorragia di iscritti e dei problemi economici propri di tutte le associazioni cattoliche di quegli anni, e tuttavia continuando con forza la propria attività di approfondimento culturale e di presenza nell’università, attività che conobbe un discreto rilancio alla fine degli anni ’80.
(4) Il Movimento maestri di Azione cattolica è costituito nel settembre del 1946 sul tronco dell’esperienza della Sezione maestri di Azione cattolica, sorta nel 1929, dopo lo scioglimento da parte del regime fascista di tutte le organizzazioni professionali e di categoria.
Nel 1990, con un’Assemblea costituente celebrata a Roma dal 6 all’8 dicembre, il Movimento maestri si scioglie per far sorgere il Movimento di impegno educativo di Azione cattolica (MIEAC), che ne raccoglie l’eredità.
Il rapporto con l’Azione cattolica è precisato su basi nuove nel Documento normativo che viene approvato al Congresso straordinario tenutosi a Grottaferrata nel 2004, in cui si definisce il Mieac come movimento esterno.
(5) Il Movimento laureati di Azione cattolica è fondato nel 1933 da Igino Righetti e Giovanni Battista Montini, all’epoca presidente e assistente della Federazione universitaria cattolica italiana portando a compimento il progetto di dare continuità alla formazione religiosa e intellettuale dei giovani fucini, dopo gli anni universitari, attraverso una specifica associazione.
Il processo di rinnovamento sviluppatosi tra “i laureati” nel periodo post-conciliare, ed in particolare negli anni del Convegno promosso dalla Chiesa italiana sul tema “Evangelizzazione e promozione umana” (1976), sfocia nel 1980 nella fondazione del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC), che, riallacciandosi alla tradizione, nella nuova denominazione e struttura intende essere un riferimento per il mondo culturale cattolico.
(6) Vittorio Bachelet, tratto da Il nuovo impegno, n.8, aprile ’71.
(7) Frase di Mons. Aldo Del Monte, dal 1963 assistente centrale dell’Unione Donne dell’Azione Cattolica e poi vice assistente dell’ACI, quando era direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale, parlando agli educatori e assistenti diocesani dell’ACR.


Ad maiorem Dei gloriam.
Stefano Gentili

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