martedì 22 novembre 2011

10. L’AZIONE CATTOLICA CONCILIARE TRA STORIA E TEOLOGIA

IL DECALOGO DEL LAICO DI AZIONE CATTOLICA
Nel 1973 si conclude l’opera di rinnovamento.
Emblematici della corrispondenza della nuova struttura dell'ACI e del suo progetto formativo al profilo di laico, voluto dalla Chiesa del Concilio, sono le dichiarazione di Bachelet, davanti al papa, dell'obbedienza in piedi degli aderenti all'associazione e soprattutto il decalogo del laico di ACI, che Paolo VI consegna all'associazione proprio in quell’anno (1).
Analizzando questa suggestiva dichiarazione d’amore sarà facile comprendere il carisma dell’AC.

1. LA MISSIONE DELL’AC E’ LA MISSIONE DELLA CHIESA

Paolo VI parte dalla natura e dallo scopo dell’Azione Cattolica: la sua missione è la missione stessa della Chiesa. Come dice lo Statuto, l’Azione Cattolica si impegna per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa (2). E questo era già stato sottolineato nella Premessa allo Statuto stesso: ciò che caratterizza l’Azione Cattolica è infatti l’assumere, come propria finalità essenziale, non questo o quel campo di apostolato, ma il fine stesso apostolico della Chiesa nella sua globalità.

L’AC ha davanti a sé un compito straordinariamente alto, che il Concilio ha così sintetizzato, come il primo dei contrassegni delle varie forme di apostolato di Azione Cattolica: l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo da impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti (3).

2. L’AC E’ A SERVIZIO DELLA CHIESA LOCALE
Però questa collaborazione potrebbe anche rimanere nel vago, nella sfera delle buone intenzioni, se non trovasse concreta e stimolante applicazione nella realtà quotidiana: il che significa che l’Azione Cattolica è e deve essere al servizio nella Chiesa locale (4).
Si abituino i laici ad agire, nella parrocchia, in intima unione con i loro sacerdoti; apportino alla comunità della Chiesa i propri problemi e quelli del mondo ....diano secondo le proprie possibilità il loro contributo a ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia ecclesiastica (5).

3. L’AC E’ SPIRITO DI COMUNIONE

Questa partecipazione alle esigenze di tutto il fronte dell’apostolato mette in luce quel carattere comunitario dell’Azione Cattolica, che è anch’esso, secondo il Concilio, una sua nota caratteristica: i laici agiscono uniti a guisa di corpo organico affinché sia meglio espressa la comunità delle Chiese e l’apostolato riesca efficace (6).
È questo il modo di vivere, oggi, quella comunanza fraterna, quella koinonia (Atti 2, 42) che fu alle origini il segno più evidente della Chiesa, e che deve far riconoscere i cristiani generosi nelle mutazioni e nelle contraddizioni del mondo di oggi.

4. L’AC COLLABORA CON LA GERARCHIA
Ribadisce il Papa che senza la collaborazione con la Gerarchia ecclesiastica non si dà Azione Cattolica: il Concilio Vaticano II è stato esplicito su questo punto quando ha richiesto sia la collaborazione con la Gerarchia, sia la superiore guida di questa come note caratteristiche perché vi sia Azione Cattolica (7).
Bene fa perciò lo Statuto a ribadire il principio fino dal numero 1; e, nel darne la definizione al numero 5, esso traccia un vero programma di vita, inquadrato in una visione profondamente teologica e pastorale: L’Azione Cattolica Italiana, per realizzare il proprio servizio alla costruzione e missione del Popolo di Dio, collabora direttamente con la Gerarchia, posta dal Signore a reggere la Chiesa, in un rapporto di piena comunione e fiducia. Accoglie con aperta disponibilità la sua guida e le offre con responsabile iniziativa il proprio organico e sistematico contributo per l’unica pastorale della Chiesa. Collabora alla crescita della comunione fra laici, clero e Vescovi.

La collaborazione con la Gerarchia ecclesiastica si rende meglio visibile e operante nella presenza, in mezzo all’associazione, dell’Assistente Ecclesiastico.
Lo Statuto ne traccia esaurientemente la fisionomia e il posto entro la vita dell’Associazione di Azione Cattolica, come di colui che contribuisce ad alimentare la vita spirituale ed il senso apostolico e a promuoverne l’unità (8).

5. LA NECESSITA’ DI CONOSCERE LA TEOLOGIA DEL LAICATO
Come abbiamo richiesto un inserimento nella ecclesiologia del Concilio Vaticano II, - annota ancora Papa Paolo VI - così pensiamo che non si possa dare vera Azione Cattolica senza un adeguato approfondimento della natura e della posizione del laico nella Chiesa: diciamo pure, senza una conoscenza compiuta della teologia del laicato, richiesta dal tempo nostro.
La lettura dello Statuto scopre grandi ricchezze in questa direzione, che sarebbero incomprensibili senza questa necessaria conoscenza teologica. Così avviene quando si parla dell’impegno dei laici a formarsi all’apostolato nella loro specifica condizione di vita (9), a collaborare alla missione della Chiesa secondo il modo loro proprio portando la loro esperienza ed assumendo la loro responsabilità nella vita dell’Associazione; a testimoniare nella loro vita l’unione con Cristo e ad informare allo spirito cristiano le scelte da loro compiute, con propria personale responsabilità, nell’ambito delle realtà temporali.

Peraltro il Concilio ha distinto bene, nel Decreto sull’apostolato dei laici, il laicato cattolico e l’Azione Cattolica, la quale unisce più strettamente i laici all’apostolato gerarchico e rende più prezioso il loro contributo alla diffusione del regno di Cristo, in virtù delle quattro note caratteristiche, che secondo il Decreto Apostolicam Actuositatem (10) devono coesistere insieme perché l’azione laicale diventi vera Azione Cattolica. Dimenticare quelle note vorrebbe dire esporre l’Azione Cattolica a perdere la sua identità.

6. LA RESPONSABILITA’ DEL LAICATO DI AZIONE CATTOLICA

Ma v’è di più, carissimi figli – annota ancora Paolo VI. La Chiesa stessa vi dà fiducia; la Chiesa vi chiama. Non è poco ciò ch’ella attende da voi! Non vi richiede solo una vaga presenza, una testimonianza nebulosa, o un impegno a parole: ella vi affida se stessa e il suo avvenire!
L’Azione Cattolica, infatti, è chiamata dal Concilio a collaborare "per piantare la Chiesa e per lo sviluppo della comunità cristiana" insieme con altri tipi specifici di ministero - sacerdoti, diaconi, catechisti, religiosi e religiose - "che, suscitati nell’ambito stesso dei fedeli da una vocazione divina, debbono essere da tutti promossi e rispettati con cura premurosa" (11). Quale impegno è dunque questo!
E’ alla luce di questa particolare vocazione che Paolo VI si impegnerà in una straordinaria definizione. Affermerà in modo solenne “la particolare rilevanza dell’Azione Cattolica che, in quanto collaborazione dei laici all’apostolato gerarchico della Chiesa, ha un posto non storicamente contingente, ma teologicamente motivato nella struttura ecclesiale (12).

Per una collaborazione così alta, preziosa, "che vi associa, ovunque voi siate, intimamente alla natura e alla vocazione apostolica e missionaria della Chiesa" ricorda il Papa, è pertanto necessaria una solida preparazione interiore affinché l’Azione Cattolica mantenga la sua "ispirazione spirituale-religiosa", come Paolo VI l’aveva definita nella Lettera del 10 ottobre 1969 per l’approvazione dello Statuto.
Così vede con grande soddisfazione che l’art. 13 dello Statuto presenta il dovere di contribuire alla realizzazione delle finalità dell’Associazione con la preghiera e con il sacrificio, con lo studio e con l’azione.

7. IL VALORE DELLA PREGHIERA. Essa è l’anima di ogni apostolato, e perciò, se mancasse, l’Azione Cattolica verrebbe a essere privata della sua spina dorsale.

8. LA NECESSITA’ DEL SACRIFICIO. In un momento in cui la mentalità permissiva ed edonistica sembra aver infiacchito le volontà con l’esaltazione dell’istinto e del capriccio, occorre richiamare l’impegno comune - e specialmente dei giovani, tanto generosi per natura - al significato del sacrificio come valore formativo della persona umana.

9. L’IMPORTANZA DELLO STUDIO. Lo studio è importante perché oggi, come ieri, l’apostolato è difficile, è contrastato, suppone convinzioni profonde e durature: e le convinzioni non si improvvisano, né si affidano alla labile carica del sentimento, ma esigono una solida preparazione della mente insieme con l’allenamento della volontà.

10. L’AZIONE. Infine, l’azione: "che è il vostro appellativo per antonomasia, e sgorga incoercibile dalla ricchezza interiore, alimentata dalle fonti spirituali che vi abbiamo finora descritte.
L’azione vi chiama a dare la testimonianza a Cristo nell’impegno apostolico e temporale,
con propria personale responsabilità" (13).
Lo Statuto, ispirandosi al Concilio, "vi ha dischiuso tutto il campo delle realtà temporali, in cui, come laici, potete e dovete essere presenti".

(1) Paolo VI, Discorso ai delegati dell’Azione Cattolica Italiana, 22 settembre 1973.
(2) Statuto dell’Azione Cattolica Italiana, 1969, n. 1.
(3) Apostolicam Actuositatem, 20.
(4) Statuto dell’Azione Cattolica Italiana, 1969, n. 6.
(5) Apostolicam Actuositatem, 10.
(6) Apostolicam Actuositatem, 20.
(7) Cfr. Apostolicam Actuositatem, 20, b, d.
(8) Statuto dell’Azione Cattolica Italiana, 1969, n. 10.
(9) Statuto dell’Azione Cattolica Italiana, 1969, n. 3.
(10) Apostolicam Actuositatem, 20:
a) Fine immediato di tali organizzazioni è il fine apostolico della Chiesa, cioè l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti.
b) I laici, collaborando con la gerarchia secondo il modo loro proprio, portano la loro esperienza e assumono la loro responsabilità nel dirigere tali organizzazioni, nel ponderare le circostanze in cui si deve esercitare l'azione pastorale della Chiesa e nella elaborazione ed esecuzione del loro programma di azione.
c) I laici agiscono uniti a guisa di corpo organico, affinché sia meglio espressa la comunità della Chiesa e l'apostolato riesca più efficace.
d) Questi laici, sia che si offrano spontaneamente, o siano invitati all'azione e alla cooperazione diretta con l'apostolato gerarchico, agiscono sotto la superiore direzione della gerarchia medesima, la quale può sancire tale cooperazione anche per mezzo di un “ mandato ” esplicito.
(11) Ad Gentes, n. 15.
(12) Paolo VI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Nazionale dell’ACI, 25 aprile 1977.
(13) Statuto dell’Azione Cattolica Italiana, 1969, n. 3.


Questo decimo post è l'ultimo della serie. Saluto con affetto e...ad maiorem Dei gloriam.
Stefano Gentili

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