domenica 13 novembre 2011

4. L’AZIONE CATTOLICA CONCILIARE TRA STORIA E TEOLOGIA

ALCUNE NOVITA’ DEL CONCILIO VATICANO II CIRCA LA CHIESA
Componenti di una bella e più ricca visione di Chiesa che ora ci accingeremo brevemente a delineare soffermadoci sulla costituzione dogmatica Lumen Gentium.

Bellissime sono le immagini che essa (1) offre della Chiesa al capitolo I che viene titolato Il Mistero della Chiesa:
• essa è un ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo (cfr. Gv 10,1-10); è pure un gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che ne sarebbe il pastore (cfr. Is 40,11; Ez 34,11 ss); è il podere o campo di Dio (cfr. 1 Cor 3,9); più spesso ancora è detta edificio di Dio (cfr. 1 Cor 3,9); è infine chiamata Gerusalemme celeste e madre nostra (Gal 4,26; cfr. Ap 12,17).

Di grande rilievo sono alcune figure teologiche che vi trovano spazio.
• Quella di Corpo Mistico. Cristo, comunicando il suo Spirito, costituisce spiritualmente (misticamente) come suo corpo i suoi fratelli, che raccoglie da tutte le genti (2). Secondo la teologia del corpo mistico l’appartenenza alla Chiesa deriva dalla diretta unione di ciascun battezzato con Cristo e dalla conseguente partecipazione alla vita soprannaturale.
• Quella di Sacerdozio universale dei fedeli. A tutti i componenti del Corpo Mistico di Cristo, clero, religiosi, laici, è dato di esercitare un culto spirituale, per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini (3).
• Quella di Popolo di Dio. La Chiesa, erede del popolo dell’Antica Alleanza dilatato e redento da Cristo, non è una realtà disincarnata, che sta fuori o al di sopra della storia, ma una realtà inserita nel tempo, un popolo in cammino, che non cammina in disparte ma in mezzo agli altri popoli, condividendone i problemi, le difficoltà, le angosce, operando come il buon samaritano e il buon pastore. Inoltre, la Chiesa è il popolo messianico che ha ereditato gli uffici messianici di Cristo: l'ufficio sacerdotale, per cui si offre come vittima viva, santa, gradevole a Dio per la salvezza di tutti gli uomini; l'ufficio profetico, per cui diviene il messaggero del Vangelo inviato a tutte le genti, e l'ufficio regale, per cui ha il potere di avviare il regno di Dio in questo mondo.
Questi uffici sono di tutto il popolo e di tutti i suoi membri.

Importanti sono anche due acquisizioni.
Il Regno di Dio non coincide con la Chiesa, di cui essa è il germe e l’inizio (4) e tutti gli uomini sono chiamati a farne parte (5).
La Missione della Chiesa è di ordine religioso e non di ordine politico, economico o sociale (6).

Il Concilio Vaticano II sposta l’accento dalla ecclesiologia societaria alla ecclesiologia di comunione. Non nega che Gesù abbia voluto la Chiesa come una istituzione visibile; ma sottolinea il fatto che l’istituzione è subordinata al mistero di comunione degli uomini tra di loro e con Dio, che nella Chiesa deve avere il primato: infatti, “la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (7).
È questa l’idea centrale e fondamentale, a cui si ispirano tutti i documenti conciliari. Si passa, cioè, dalla concezione della Chiesa come “società perfetta” a quella di “popolo di Dio”, al quale “in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia infine tutti gli uomini, dalla grazia di Dio chiamati alla salvezza” (8).

Le conseguenze di questo aggiornamento teologico sono rilevanti.
In primo luogo, è stato tagliato alla radice il “clericalismo”: nella Chiesa non vi sono cristiani di serie A (il clero) e di serie B (i laici), ma “comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia dei figli, comune la vocazione alla perfezione [...].Nessuna ineguaglianza, quindi, in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla razza o nazione, alla condizione sociale o al sesso [...]” (9).

In secondo luogo, l’ecclesiologia di comunione conferisce alla Gerarchia una luce nuova. Collocata all’interno del Popolo di Dio, l’autorità nella Chiesa non è burocrazia o amministrazione, ma è servizio e testimonianza. Lo stesso successore di Pietro, il Papa, non è un semidio, posto al di sopra della Chiesa, ma è il “servo dei servi di Dio”, all’interno del corpo mistico di Cristo.

Infine, alla luce dell’ecclesiologia di comunione, sono rivalutate pure la vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Essi ormai non sono più minorenni, né “preti mancati” o meri delegati del clero, ma ricevono direttamente da Cristo, nel battesimo e nella confermazione, la missione unica, propria di tutto il Popolo di Dio, partecipando — nella loro misura — dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo.

(1) Lumen Gentium, n. 6.
(2) Lumen Gentium, n. 7.
(3) Lumen Gentium, n. 10: “Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo”; Lumen Gentium, n. 34: “Il sommo ed eterno sacerdote Gesù Cristo, volendo continuare la sua testimonianza e il suo ministero anche attraverso i laici, li vivifica col suo Spirito e incessantemente li spinge ad ogni opera buona e perfetta. A coloro infatti che intimamente congiunge alla sua vita e alla sua missione, concede anche di aver parte al suo ufficio sacerdotale per esercitare un culto spirituale, in vista della glorificazione di Dio e della salvezza degli uomini”; Presbyterorum Ordinis, n 2: “Nostro Signore Gesù… ha reso partecipe tutto il suo corpo mistico di quella unzione dello Spirito che egli ha ricevuto: in esso, infatti, tutti i fedeli formano un sacerdozio santo e regale”.
(4) Lumen Gentium, n. 5: “La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio”.
(5) Lumen Gentium, n. 13: “Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del popolo di Dio, che prefigura e promuove la pace universale”.
(6) Gaudium et Spes, n. 42b: “La missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d'ordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è d'ordine religioso”.
(7) Lumen Gentium, n. 1.
(8) Lumen Gentium, n. 13.
(9) Lumen Gentium n. 32.


Ad maiorem Dei gloriam.
Stefano Gentili

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