La situazione provinciale nel 1995 era molto difficile. L’occupazione non era il primo compito dell’ente Provincia, ma per me fu il primo assillo, doloroso ed esaltante. Alcune azioni riuscimmo a metterle in campo
La stella polare della nostra azione in Provincia è stata la volontà di contribuire alla creazione di un contesto nel quale l’uomo potesse vivere, gli uomini di allora e le generazioni future. Normalmente questo concetto veniva esemplificato dal principio dello sviluppo sostenibile. A me piaceva chiamarlo: “sviluppo capace di futuro”. In concreto si traduceva nell’assillo degli assilli: il lavoro. Quando entrai in Provincia, nel 1995, il rallentamento del ciclo economico e dei consumi aveva aggravato l’economia reale e la disoccupazione. Le persone in cerca di occupazione nel 1995 erano circa 22.000 (14-15%), mentre nel 1991 erano state poco oltre 10.000.
Ci domandavamo, pertanto, come mantenere il lavoro che c’era e come far nascere quello che non c’era. Non era il compito proprio della provincia, ma per me fu la preoccupazione prima, dolorosa ed esaltante. Non eravamo un’azienda, non battevamo moneta, non potevamo attivare lavori socialmente utili a gogò, la possibilità di assunzioni dirette era assai limitata e contingentata. Che potevamo fare?
Azioni dirette e indirette. Ne ricordo alcune.
•Il Patto Territoriale (dai 600 agli 800 occupati, più l’occupazione di cantiere), •le Iniziative Locali sull’Occupazione (che hanno prodotto 85 nuovi occupati), •la definizione teorica e l’inizio dell’organizzazione pratica del Distretto Rurale d’Europa che ha aperto interessanti prospettive di sviluppo e di lavoro nel territorio provinciale (unitamente ai 158 miliardi di contributi erogati al mondo dell’agricoltura che hanno mosso investimenti per 238 miliardi di lire), per il quale non sono in grado di dare dati occupazionali. Poi •la Formazione Professionale collocata realmente a servizio dell’occupazione antica e nuova che – insieme •alla Formazione Integrata Superiore, ai Post-diploma e alla Scuola dell’autonomia – la consideravamo come il miglior passaporto per il futuro dei nostri giovani. Come pure la promozione dei •Nuovi Bacini Occupazionali quali l’ambiente, i servizi alla persona e alla vita quotidiana, la cultura. Per quest’ultima, tengo a segnalare anche •gli interventi messi in piedi nel campo dei beni culturali. Come pure •i 40 miliardi investiti nelle strade provinciali. Particolare attenzione abbiamo voluto riservare al •Lavoro femminile attraverso progetti specifici anche dell’Unione Europea, incontri e l’attivazione di risorse nazionali per le imprenditrici.
Se il nostro operato ha contribuito alla “riscossa rosa” (La Nazione, 10.3.1999), cioè ad una diminuzione della disoccupazione femminile del 4% in provincia di Grosseto, ne sono profondamente lieto. E se tutte le azioni citate, più altre poste in essere sul terreno della Promozione Economica dal nostro Ente (a proposito voglio ricordare che i contributi complessivi sotto questa voce sono stati nella nostra legislatura di 195 miliardi, per investimenti pari a 663 miliardi di lire) hanno contribuito al “calo del tasso di disoccupazione provinciale complessivo”, dimezzato nel 2002, quando gli effetti della nostra azione possono avere avuto un primo reale effetto – come ricordato nell’articolo La Maremma è un miracolo. La disoccupazione è dimezzata (La Nazione, 3.03.2002) – sono strafelice.
E se con quei risultati la nostra azione non c’entra nulla, posso comunque assicurare che il nostro impegno per l’occupazione è stato costante. Assillante direi.
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