Insieme all’assessora Mariella Gennai e alla Commissione pari opportunità furono organizzate tutta una serie di intelligenti iniziative nel mondo della scuola e all’interno dell’ente. Fino alla compartecipazione alla nascita del Centro di ascolto-Casa rifugio per donne e minori in difficoltà, Olimpia De Gouges
La politica delle pari opportunità in Provincia non l’abbiamo inventata noi, ma era decollata nel 1987 a seguito delle raccomandazioni comunitarie. In quell’anno, infatti, fu decisa la costituzione sia di un Centro per le Pari Opportunità sia di una Consulta di natura spontanea. Tra non poche difficoltà le pioniere erano riuscite a dar vita, grazie anche ad un intervento europeo, ad un Osservatorio del Lavoro Femminile e ad un Centro Documentazione Donna. Per quanto ci riguardava, grazie all’impegno dell’assessora Mariella Gennai e delle componenti della Commissione Pari opportunità, da noi formalmente istituita dal 1995 al 1999, furono prodotte tutta una serie di intelligenti iniziative. Ricordo le conferenze per diffondere la cultura delle pari opportunità nel mondo della scuola (Essere donne a scuola: educare all’identità di genere: 10 incontri per tutte le aree scolastiche provinciali), le iniziative della Commissione anche di respiro internazionale quali la campagna Un fiore per le donne di Kabul, espressione di solidarietà e messaggio di speranza a sostegno dei diritti violati in Afghanistan.Le donne della Commissione
avevano obiettivi importanti da raggiungere, come quello di “formare una classe dirigente di donne in
tutti gli ambiti della società, ad iniziare dalla politica istituzionale”.
Aprirono anche un confronto serrato con i miei assessori e dirigenti, per far
accogliere anche il loro punto di vista sugli atti più variegati: dal patto
territoriale, al piano territoriale di coordinamento, al distretto rurale
d’Europa.
Riuscimmo anche a
sensibilizzare e riflettere su un tema tanto trascurato come “le situazioni di discriminazione e violenza
gravi nei riguardi delle donne presenti anche nel territorio provinciale”.
Per questo, tra la fine del 1997 e i primi del 1998, nacque il Centro di ascolto-Casa rifugio per donne e minori in
difficoltà grazie all’iniziativa nostra, del comune di Grosseto e della
Unità Sanitaria Locale. Prese il nome Olimpia
De Gouges (drammaturga francese, che già nel 1791 dichiarava l’uguaglianza
politica e sociale tra uomo e donna) perché fu preso in gestione dall’omonima
associazione e nacque non solo per tutelare e lottare contro le
discriminazioni. Divenne un luogo amico, un punto di riferimento per trovare
qualcuno disposto ad ascoltare la propria storia. Ed anche una vera
casa-rifugio: un appartamento con 4 posti letto, destinato ad accogliere donne
vittime di abusi e maltrattamenti.
Ricordo,
anche perché ho gli atti, il saluto che portai al convegno Uscire dal silenzio, da noi organizzato a Grosseto il 4 marzo 1996.
Lo intitolai Quel silenzio che urla.
Ne riporto una parte. “Emblematico è il
titolo dell’odierno convegno: Uscire dal silenzio. Mi fa tornare in mente, per
analogia, un monumento eretto dopo uno dei primi viaggi dell’attuale Pontefice
in terra di Polonia, quando ancora anche ad una personalità come la Sua non era
consentito intervenire su talune questioni. Su quel monumento fu scritto: Qui
il silenzio ha urlato. Quanti silenzi urlano e noi, forse, non siamo in grado
di sentire, decodificare, condividere. Dove sentirli, decodificarli,
condividerli? Certamente vi sono non pochi luoghi ove può essere svolta questa
opera di decodificazione: ma forse il terreno più prezioso è ancora una volta
quello della scuola. È infatti sin dalla più tenera età che si gettano i semi
della tolleranza, del rispetto di sé e del prossimo, della costruzione di una
individualità piena. È la scuola, insieme alla famiglia, che è chiamata a
sostenere la crescita armoniosa delle giovani e dei giovani. Purtroppo le
cronache quotidiane ci sbattono addosso episodi di violenza a danno dei
soggetti più deboli della nostra società: immigrati, minori, handicappati,
donne. Si impone, pertanto, un impegno forte per arginare questo fenomeno;
impegno che si può dispiegare appieno solo attraverso il coinvolgimento attivo
di tutti quei soggetti istituzionali e no, che si oppongono al dilagare di
questa piaga. Si impone un po’ quello che vado sostenendo anche per intervenire
utilmente in altri ambiti: il superamento delle separatezze e la creazione di
un circuito virtuoso tra tutti coloro che possono fattivamente contribuire alla
risoluzione di un problema. La disponibilità delle nostre strutture – che
pubblicamente voglio ringraziare – a sostenere il lavoro degli insegnanti è
senza riserve, come pure quello dell’intera Amministrazione Provinciale ad
avere rapporti fattivi e continuativi con il mondo della scuola, anche sul
fronte delle pari opportunità”.
A distanza di oltre 20 anni voglio
citare quelle donne che si impegnarono con dedizione e serietà. L’assessora
Mariella Gennai (a cui penso spesso), Gloria Faragli, Manuela Bracciali, Uliva
Guicciardini come consigliere provinciali. La consigliera di parità, Daniela
Marcucci. La nostra dipendente Giuliana Gentili. Poi le altre donne pescate
nella società: Cristina Bay, Enza Bernardini, Giuseppina Biolatto, Sabrina
Diacciati, Maria Forbice, Franca Gazzarri, Claudia Innocenti, Manuela
Lazzerini,
Francesca Marri, Annalisa Marzot, Celeste Pernisco, Luciana
Pierangioli, Anna Santi, Anna Severina Teglielli, Marisa Vicario. Vi sono
riconoscente.
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