Atteggiamento mai gridato né ostentato, si concretizzò in un ventaglio di iniziative e comportamenti
La questione morale c’è sempre stata e sempre ci sarà, perché riguarda noi, il nostro modo di essere e di relazionarci con gli altri (presenti e futuri) e con le cose.
Non riguarda tanto i singoli errori che tutti commettiamo, le sbavature, ma la nostra persona nel suo dinamismo esistenziale e la scelta di fondo, che Erich Fromm delineava in un suo ancora attualissimo saggio: ‘Avere o essere?’. È tornato di moda parlare di questione morale riferita alle forze politiche e alla gestione della cosa pubblica. È bene che se ne parli, si indaghino le cause del malcostume e si approntino adeguate terapie. Per quanto mi riguarda, posso ricordare che ne feci la stella polare della mia azione politica da Presidente della Provincia. E a conclusione di quell’esperienza breve, tracciando un bilancio sulla “Provincia Amica” (bilancio di parte perché fatto da me, ma onesto e sincero), dedicai l’inizio proprio alla questione morale (l’intero intervento è ancora oggi rintracciabile sul mio sito www.stefanogentili.it). Riporto la parte relativa alla questione morale.
“Uno dei capisaldi della nostra azione è sintetizzabile nella ‘questione morale’.
Atteggiamento mai gridato, né ostentato, si è concretizzato in un ventaglio di iniziative e di comportamenti.
• Innanzitutto in un grande sforzo di trasparenza e comunicazione, considerate entrambe presupposti e palestra del gioco democratico. Basti ricordare che il nostro Periodico ha avuto una tiratura complessiva di 129 mila copie; il Quotidiano ha diffuso oltre 6 mila notizie a quotidiani, istituzioni, associazioni, istituti di credito. Il nostro Sito Internet è stato visitato da oltre 30 mila persone; sono state distribuite circa 3 mila segnalazioni di programmi comunitari, notizie e iniziative europee e circa 1000 segnalazioni e commenti giuridici.
• Quindi, nell’accettazione reale della separazione dei ruoli tra amministratori e dirigenti e nella ricollocazione dei dipendenti tutti sullo stesso piano a prescindere dalle appartenenze.
• Poi, nelle pari opportunità effettivamente date a tutti coloro che si sono avvicinati ai concorsi promossi dall’Ente.
• Ma anche nel rifiuto motivato di offrire risposte alle particolari istanze di singoli cittadini e nel contestuale, forsennato impegno a lavorare per risposte di quadro all’interno delle quali potessero trovare soddisfazione il maggior numero di legittime esigenze.
• Particolare attenzione è stata inoltre posta nel posizionare corretta-mente l’istituzione Provincia nei confronti delle forze politiche, anche di maggioranza, e dei soggetti sociali. Perché la Provincia amica è amica di tutti e non di una sola parte, fosse anche quella che legittimamente ha vinto le elezioni (e che ha il diritto-dovere, di partecipare, nei modi istituzionalmente corretti, alla elaborazione delle grandi politiche dell’Ente)”.
Cose normali, ovvie, direte. Mica tanto. Tanto per fare qualche esempio, nel 1995 trovai una formazione professionale corsificio, un ufficio agricoltura caratterizzato da un’inutile pletora di dirigenti con tutte le farraginosità del caso, una politica dell’attività venatoria troppo contigua con ambienti esterni. Con riferimento al precedente modo di operare vi era ancora traccia di relazioni previsionali caratterizzate da politichese e impegni fumosi, di un ruolo preponderante degli amministratori nella gestione degli incarichi e addirittura, mi si diceva, anche nell’erogazione dei contributi. Si palesava una mancanza di trasparenza e di comunicazione.
Insieme ai più stretti collaboratori, provai a modificare quell’andazzo perché mi sembrava giusto ed anche per rimanere fedele all’impegno preso in campagna elettorale. E intravidi un piccolo segnale di riconoscenza in quel “Gentili lascia il palazzo che ha onorato” del giornalista Luciano Salvatore in un articolo di poco successivo all’elezione di Lio Scheggi (Presidente che va presidente che viene, La Nazione, 16.06.1999).
Più volte mi sono chiesto se il messaggio fosse stato inteso anche dai collaboratori, ad iniziare dai dirigenti (ma non solo), specie nella gestione degli incarichi che lasciai totalmente nelle loro mani, invitandoli a seguire il criterio della massima rotazione. Assegnazione d’incarichi che puntualmente pubblicavamo, per amor di trasparenza e di controllo. La riprova che forse l’indicazione era stata in buona parte compresa l’ebbi qualche anno dopo, quando in un negozio di Grosseto mi chiamò una persona che non conoscevo e mi disse: “grazie Presidente, perché durante la sua legislatura ho ricevuto anch’io alcuni incarichi professionali. Cosa che non era mai accaduta prima”.
Io sono una persona semplice e a noi semplici basta poco per farci contenti.
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