lunedì 6 dicembre 2021

POST 37 – L’INTUIZIONE DELLA “PROVINCIA AMICA”

La campagna elettorale e le idee programmatiche incentrate su quattro parole chiave: futuro, cambiamento, crescita, novità.

Mi era stata data la bicicletta, Allora dovevo pedalare. Continuai ad insegnare ai miei studenti di Pitigliano finché potei. Poi presi i giorni che spettano ai candidati alle elezioni e scesi in campo. Anzi, come dicevo, salii.

Le preoccupazioni di non essere all’altezza della battaglia elettorale e poi, eventualmente, di amministrare la Provincia si concentrarono nella mia mente provocando uno stordimento. Ma durò poco. Era giunto il tempo di mettersi alla prova. Allora avanti tutta ad organizzare la campagna elettorale, ad elaborare una griglia di idee programmatiche, a presentare la mia persona per quello che realmente era, a cercare un’idea di fondo che diventasse anche slogan spendibile tra la gente.

L’unica cosa di cui non mi preoccupai fu l’individuazione dei candidati di collegio, tutta in mano alle forze politiche chi mi sostenevano. Emersero 24 candidati di tutto rispetto, dalle multiformi storie e personalità. Per ciascuno di loro ci sarebbe da scrivere una piccola-grande storia, anche se all’inizio ne conoscevo solo un paio. Alcuni si impegnarono nella campagna elettorale, altri lasciarono che le cose andassero da sole, non facendo proprio nulla.

La campagna elettorale, come tradizione, prevedeva tutta una serie di incontri, passeggiate nei mercati, colazioni in alcuni bar, visita di zone artigianali, partecipazione a trasmissioni televisive e a dibattiti con giornalisti locali. Io mi mossi in prevalenza nelle zone dove ero meno conosciuto: le colline metallifere, l’area grossetana e quella amiatina.

La spesa elettorale per la campagna elettorale di tutti i candidati non so, con precisone, quanto ebbe ad ammontare. Orientativamente la posso evincere da una lettera del tesoriere che prevedeva il contributo da versare da parte di ciascun candidato (250.000 lire), dei partiti (1.000.000) con l’eccezione del Pds (il partito, anzi l’unico partito rimasto) che avrebbe versato 3 milioni di lire. Anche se non credo che alla fine tutti dettero il proprio obolo, sia tra i partiti che tra i candidati.

Debbo confessare che dell’Ente Provincia non conoscevo assolutamente nulla. Non aveva mai fatto parte dei miei interessi, né l’avevo incrociato per qualche particolare motivo. Non conoscevo neppure nello specifico le problematiche delle diverse aree provinciali, fatte salve quelle della zona dove vivevo e le mega-questioni come, ad esempio, quella autostradale.

Ma presi la cosa molto sul serio e mi misi subito a studiare, anche per elaborare poche idee programmatiche che avessero un senso e dessero una prospettiva. Nessuna delle forze politiche che mi sostenevano mi dette una mano a conoscere le cose che andavano conosciute, salvo farmi trovare nel corso di qualche incontro a contatto con le problematiche della zona A o B. Le uniche due persone sulle quali potei un po’ contare per la elaborazione di uno straccio di programma furono Massimo Cipriani, che nel dopolavoro mi illustrava il funzionamento della provincia e le principali attività del settore agricolo, e Luigi Tricoli con il quale feci due o tre incontri sul quadro macro-economico locale.

L’idea di fondo la maturai dopo pochi colloqui con i cittadini delle realtà locali. Ci voleva una provincia diversa, era necessaria una PROVINCIA AMICA.

Fu questo lo slogan, a mio parere vincente, che accompagnò la nostra campagna elettorale.

Che significava “ente pensante in grado di governare il territorio nel quadro di regole certe e condivise, motore leggero capace di offrire un deciso contributo alla questione dello sviluppo e dell’occupazione”, così scrissi anche sul dépliant.

E che rappresentava il patto stipulato e l’obiettivo da raggiungere per un’alleanza democratica e riformatrice come la nostra, i Democratici Insieme, “nata dall’incontro di forze che si richiamavano alla migliore tradizione del cattolicesimo democratico e sociale, dell’ambientalismo, della sinistra e dell’area liberaldemocratica”. Alleanza, andavo dicendo, che rappresentava “l’unica vera novità del panorama politico provinciale (e anche italiano) in grado di candidarsi alla guida di un progetto di cambiamento e di offrire un futuro al paese”.

Furono FUTURO, CAMBIAMENTO, CRESCITA le parole chiave della mia campagna elettorale, sia perché compresi ben presto che l’ente provincia – come detto – andava rivoltato come un calzino e c’erano da offrire risposte alla grave crisi occupazionale che aveva messo in ginocchio il nostro territorio, sia per rispondere alla destra che tendeva, ovviamente, a presentarmi come il volto apparentemente nuovo del passato che non vuol passare.

I capitoletti del dépliant utilizzato in campagna elettorale ricordano ancora oggi le idee che cercammo di veicolare: la Provincia amica; liberare le idee dei cittadini; dalle nostre risorse lavoro e benessere; educare per crescere; lo sviluppo è reale solo se è accompagnato dall’innovazione.

Feci molti incontri da una parte all’altra della provincia e incrociai persone delle categorie più variegate: agricoltori, insegnanti, qualche operaio, imprenditori, professionisti, anziani, giovani (con i quali feci anche una partita a calcetto), donne. Le loro richieste furono non poche, come le critiche rivolte alla provincia matrigna, che magari riscuoteva balzelli (la famosa Tosap) e ritardava le autorizzazioni del vincolo idrogeologico. Che gestiva male e in proprio la formazione professionale, che aveva una visione del territorio tutta vincoli e niente sviluppo. Che sistemava le strade dei centri forti e non di quelli periferici e che era prona alla regione matrigna.

Pensavo a tutte queste persone quando mi rivolsi a loro con le parole che seguono.

“Nel breve ma intenso viaggio elettorale, ho constatato la pressoché totale consonanza tra le idee e le speranze di molti di voi e quelle che anch’io andavo sostenendo.

E cioè l’idea di una Provincia Amica: capace di riformare le procedure, i comportamenti, e di attivare strumenti informativi, per essere più vicina alle persone ed alle altre istituzioni; in grado di valorizzare le potenzialità presenti nella società civile, dalla famiglia al volontariato, all’associazionismo in genere; tendente a promuovere politiche sociali volte non all’assistenza, ma alla valorizzazione delle persone (penso in specie agli anziani, ma anche al pianeta-giovani); convinta di rappresentare, nell’area del Mediterraneo, uno dei poli di attrazione ambientale e culturale in grado di produrre forme di sviluppo uniche e particolari, basate sulla piccola imprenditorialità locale; idonea a contribuire alla creazione di un ambiente favorevole alle attività delle imprese, dell’agricoltura, del turismo; convinta che non vi è alcuna prospettiva di conservare il benessere e la democrazia se non con un enorme aumento del livello di istruzione di tutti i cittadini.

L’idea di una Provincia Amica: capace di integrare il rilancio del Capoluogo con la valorizzazione di tutte le aree costiere, collinari e montane; decisa a rivendicare un proprio ruolo e una propria specificità nei riguardi di una Regione Toscana che in futuro dovrà essere più attenta e disponibile alle legittime richieste della Maremma.

È per questi obiettivi che ho accettato la candidatura alla Presidenza della provincia per i Democratici Insieme, un’alleanza di centro-sinistra che per i valori e le sensibilità che esprime, ritengo in grado di offrire risposte nel senso indicato.

È con l’idea di una Provincia e di una società aperta, tollerante, solidale e partecipata da tutti, che stabilisco un patto con ciascuno di voi.

La vostra risposta positiva sarà il segno che la novità si sta facendo strada”. NOVITÀ, ecco l’altra parola chiave della mia avventura elettorale.




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